Gara 1 delle NBA Finals non ha lasciato spazio a particolari fantasie: a partire dalla seconda metà del secondo quarto, fatta eccezione per un piccolo passaggio a vuoto ad inizio secondo tempo, i Boston Celtics hanno distrutto i Dallas Mavericks. Lo hanno fatto non concedendo nulla in difesa (solamente 89 punti, occasione più unica che rara visti i tempi) e ritrovando la solita macchina da triple in attacco. Lo hanno fatto nonostante un Jayson Tatum sottotono, grazie all’ingresso devastante di Kristaps Porzingis.

Gara 2 sarà già un piccolo crocevia della serie: sulle spalle dei Mavs c’è la necessità di dimostrare di poter giocare al livello dei Celtics, e possibilmente tornare a giocare in casa sul risultato di 1-1.

Chi scrive non è Jason Kidd, e nemmeno un giocatore della sua rotazione, ma se lo fosse si concentrerebbe su due aggiustamenti in particolare, fondamentali per evitare un altro K.O. tecnico.


1 – La difesa perimetrale

Nel primo episodio della serie l’attacco dei Celtics ha dato espressione del meglio di sé, con la solita armonia del drive&kick perfettamente eseguito da tutti gli interpreti. Una volta che i giocatori guidati da Joe Mazzulla creano il primo vantaggio, ogni difesa NBA può considerarsi spacciata, in preda a close-out attaccati in modo esemplare e tiri ad altissima percentuale.

L’unico modo per mettere i bastoni tra le ruote al meccanismo è limitare la creazione del primo vantaggio. Più facile a dirsi che a farsi, mi direte, ma in Gara 1 la difesa di Dallas ha fatto l’esatto opposto; tante, troppe volte il difensore perimetrale di turno è stato superato con la prima mossa del palleggiatore, forzando la difesa ad un continuo gioco estenuante di aiuti.

In primis Luka Doncic, spesso e volentieri cercato oculatamente dalle bocche di fuoco dei Celtics, ma anche i suoi compagni, devono fare della difesa perimetrale la loro priorità, e forzare Tatum e Brown a intestardirsi maggiormente in palleggio. Questo anche a costo di commettere qualche fallo in più per l’aumentata fisicità, magari forzando il metro arbitrale ad essere più permissivo.

2 – Il miglior modo per limitare Porzingis è… attaccarlo direttamente

Nel primo tempo di Gara 1 Porzingis è stato incredibilmente dominante sotto tutti i punti di vista, tra jumper segnati e un’onnipresenza difensiva piuttosto preoccupante per l’attacco dei Mavs. Jason Kidd deve studiare un modo per allontanare il lettone dal pitturato, dove può cancellare ogni tentativo di penetrazione.

Se la prima strategia potrebbe essere quella di aumentare il minutaggio di Maxi Kleber per avere una lineup di soli tiratori, la seconda dovrebbe essere la volontà di coinvolgerlo continuamente nelle azioni di Pick&Roll, così come fatto nella serie precedente con Gobert.

In Gara 1 Doncic ha spesso cercato Al Horford, ottenendo magrissimi risultati, scoraggiandosi un po’ di fronte all’efficacia della drop coverage ben eseguita da Porzingis. Ma per tirare fuori il suo ex compagno dalla sua comfort zone, lo sloveno non ha alternative: deve continuare a martellare su quel tipo di azione, magari utilizzando un ‘double drag’ o uno Spain Pick&Roll, e costringere Mazzulla a cambiare il tipo di coverage a suon di canestri.


I Mavericks sono partiti da sfavoriti e lo sono rimasti dopo la batosta subita nella partita d’apertura, ma con equilibri così sottili la situazione può essere ribaltata sistemando anche pochi, ma decisivi, dettagli.