La sconfitta subita per mano degli Indiana Pacers ha offerto a Boston un test di livello Playoffs.

FOTO: Celtics Blog

Questo contenuto è tratto da un articolo di Sara Jane Gamelli per Celtics Blog, tradotto in italiano da Marco Barone per Around the Game.


Se c’è qualcosa che si può imparare da questi quarti di finale di In-Season Tournament, è che gli Indiana Pacers – e i loro fan – hanno moltissima passione, l’atmosfera era quella di una partita valida per il titolo NBA. I Boston Celtics erano reduci da uno statement game contro i Chicago Bulls, una vittoria sonora di ben 27 punti, necessari per superare la fase a gironi del torneo, desiderosi di andare a Las Vegas.


Purtroppo per loro non è andata così e, sebbene in molti ancora non siano del tutto convinti dell’In-Season Tournament, considerato una distrazione, l’idea è che si sia trattato dell’approssimazione più vicina a restituire un’atmosfera e una sfida Playoffs che si possa chiedere. Di fatti, i Celtics sono stati testati lunedì notte e non si sono fatti trovare pronti, soprattutto nel terzo quarto. Con un roster così nuovo, dopotutto, può dirsi una brutta cosa affrontare della sana competizione a inizio stagione? Diamo un’occhiata ai risultati.

Boston ha ancora una win percentage di .750, con un record di 15 vittorie e 5 sconfitte dopo l’insuccesso di lunedì. La squadra guida inoltre la Lega con un differenziale punti di +8.4, e nella vittorie la media sale a +13.7. In poche parole, nonostante qualche gara sudata contro Bucks, Grizzlies e Raptors, i Celtics viaggiano a velocità di crociera, avendo vinto con ampio margine numerose sfide. Gli Indiana Pacers invece sono sottovalutati e hanno una panchina profonda, dal canto loro. A essere onesti, era difficile immaginare che la squadra, guidata da Rick Carlisle, potesse affermarsi come la più efficiente della Lega in fase offensiva, oltre che la più produttiva, guidata dal salto stellare di Tyrese Haliburton e dalla crescita inaspettata di altri giocatori, su tutti Obi Toppin e l’ex Celtic Aaron Nesmith. Aggiungete al computo Myles Turner, Bruce Brown e Buddy Hield e otterrete una squadra molto competitiva, non solo forte di un ottimo starting five ma anche della panchina più produttiva della Lega. Un avversario ostico, pericoloso, che attacca da ogni dove e in ogni momento, incurante dei problemi difensivi finora evidenti.

L’incontro di lunedì è stato cruciale, entrambe le squadre desideravano chiaramente avanzare in semi-finale. Al suo primo anno, l’In-Season Tournament offre una chance anche a squadre che non hanno avuto nemmeno un assaggio di successo in ambito Playoffs negli ultimi anni, o perfino mai nella loro storia, per quel che importi. I Pacers non hanno mai vinto un titolo e non partecipano ai Playoffs dal 2020, un’uscita al primo turno nella Bubble di Orlando, e per loro è stata un’occasione di riscoprire quell’atmosfera. La squadra di Carlisle non ha tolto il piede dall’acceleratore per 48 minuti e ha giocato ogni singolo possesso come se si trovasse a Gara 7 delle NBA Finals.

E, come se non bastasse, sopra di 7 punti a partita praticamente finita, Buddy Hield ha segnato una tripla per rigirare il coltello nella piaga. “Non mi interessa, non potrebbe fregarmene di meno”, ha detto Joe Mazzulla riguardo a quel tiro. Per il coach, i Celtics hanno avuto un orrendo terzo quarto e ha fatto capire a tutti che non si possa sperare di vincere una partita con 18 palle perse. Parlando senza peli sulla lingua, Boston è sembrata essere presa con la guardia abbassata, incapace di sostenere il livello di sforzo e determinazione mostrato da Indiana. Haliburton, per esempio, ha chiuso con la sua prima tripla-doppia in carriera e non è sembrato assolutamente contenibile in alcun modo.

Per la maggior parte delle contender al titolo, questa atmosfera non emerge fino ad aprile, a meno che non si parli di qualche rivalità interna alla stagione. Sopra di 7 a fine primo tempo, i Celtics sono finiti per collassare, fino a un parziale che ha portato i Pacers in vantaggio per 83 punti a 75 con 1 minuto e mezzo da giocare nel terzo quarto: 37 a 23 il punteggio del quarto a favore di Indiana, con 6 palle perse di Boston in quei soli 12 minuti e un pessimo 9 su 22 al tiro per i biancoverdi. La squadra di Mazzulla, insomma, ha messo in mostra i propri vecchi e arcinoti difetti in una delle partite più importanti della stagione. Da questo si possono imparare tre lezioni:

  • la prima: i Celtics non hanno giocato al proprio ritmo e hanno deciso di andare a tutta velocità sfidando il pace avversario. Indiana guida la Lega sotto questo aspetto, sono una squadra aggressiva che corre in maniera fulminea, generando spesso tiri anche dopo 2 o 3 secondi di possesso. Questo stile di gioco ha certamente mandato fuori giri la difesa di Boston, non lasciando ad essa il tempo di piazzarsi.
  • la seconda: giocare a questa velocità lascia la squadra esausta, soprattutto per quanto riguarda quei quintetti molto pesanti. Non eseguire a un ritmo confortevole ha messo i Celtics in difficoltà nel costruire un attacco decente a metà campo, specialmente nel quarto periodo.
  • la terza: è stata una prima prova di buon livello per un gruppo privo ancora di chimica. Che il torneo piaccia o meno, si è trattato di una sfida “Win or Go Home”. Sotto di 11 punti, i Celtics sono entrati nel panico e hanno affrettato le conclusioni, sempre più man mano che la fine si avvicinava.

Con 1 minuto e 38 secondi rimasti da giocare e punteggio in parità a quota 105, tutti erano in piedi, fan e membri delle panchine. La tripla, con fallo, di Tyrese Haliburton, che è valsa 4 punti alla squadra, ha reso i Celtics vittima dell’atmosfera e dell’energia circostante. Un ottimo test iniziale, ma non bisogna dimenticare che i Pacers siano al momento la sesta forza a est.

Nonostante l’assenza di Kristaps Porzingis, Boston ha ancora una volta fatto fatica contro il tiro perimetrale avversario e nella difesa sulle penetrazioni al ferro. Il 18esimo Banner resta l’unico obiettivo, ma i Celtics devono prima imparare ad adattarsi a qualunque tipo di gioco, stando al passo quando la pressione si fa alta senza crollare. Questi Pacers sono l’esempio perfetto di una realtà che potrebbe potenzialmente sbattere fuori una squadra arrivata più in alto in classifica in un contesto Playoffs.