Jayson Tatum e i Boston Celtics sono campioni NBA, ed è giusto che festeggino. Per JT questo è il settimo anno in NBA e il settimo con i biancoverdi: già 5 volte All-Star e ben 4 All-NBA a soli 26 anni, ha dovuto cedere l’MVP delle Finals a Jaylen Brown, ma non per questo starà a rammaricarsi. Anzi, nell’immediato post-gara è apparso senza parole ai microfoni, capace solo di mettersi le mani nei capelli e urlare “ce l’abbiamo fatta!”, prima di prendersi un’ultima soddisfazione:

“Cosa diranno adesso? Cosa diranno adesso?”, riferito a tutte quelle voci esterne che hanno dubitato di lui, come di Boston, probabilmente anche più del dovuto. Dopotutto, il gioco di Tatum non sempre si presta benissimo a quella che è l’NBA odierna, è soggetto a tiri difficili e alle brutte percentuali che ne derivano, il suo playmaking è molto costruito e scade spesso in palle perse banali, pertanto diventa facile metterne in dubbio la qualità se paragonati a mostri dei numeroni e dell’efficienza come i supertop NBA. Ma se c’è qualcosa che Tatum ha dimostrato, è di saper applicare una pallacanestro vincente, fatta di intensità difensiva e di sacrifici per i compagni, anche andando contro a quegli istinti da scorer con una pessima dieta di tiro che ancora emergono in numerose fasi, riuscendo a guidare i suoi a un titolo meritatissimo dall’inizio alla fine. Tatum è il sesto giocatore NBA a guidare una squadra da titolo in punti, rimbalzi e assist, il primo Celtic della storia con 30+ punti e 10+ assist in una Gara di Finals e via dicendo, tutti numeri che servono a poco nel pratico ma che dimostrano quanto polarizzante sia stata la sua presenza in questa run per il titolo. Lo stesso Brown, nonostante il premio, ne ha riconosciuto i meriti: “Non posso dire abbastanza per Jayson Tatum e i suoi sacrifici di quest’anno, è mio fratello per la vita”.


E viceversa, JT si è dimostrato felicissimo per il compagno in conferenza stampa. A tal proposito, davanti ai giornalisti Tatum ha dato spettacolo, apparendo davvero sollevato, scherzoso e forse anche un pochino “alterato” dal mix di alcolici ed euforia in spogliatoio. Alla prima domanda ha subito risposto sulla falsariga delle dichiarazioni precedenti, parlando di tutte le critiche ricevute:

“Questi 7 anni sono stati una montagna russa, pieni di alti e bassi. Ho dovuto ascoltare tutta la merda che hanno detto su di me, e stanotte ne è valsa la pena.”

JT ha provato anche a spiegare cosa significhi trovarsi in questa situazione, ma è apparso come un sentimento ineffabile, lui stesso ha ripetuto più volte, così come i compagni, di non riuscire ancora a processare il tutto:

“Forse essere scelti al Draft è qualcosa che sogni, ma questo è sopra a tutto. Entreremo nella storia, non riesco a processarlo ma ce l’abbiamo fatta.”

Ciò che è certo, a sentire Tatum, è che le tante critiche di questi anni e soprattutto le tante sconfitte abbiano reso questo momento ancora più dolce:

“Arrivare corti in certi momenti rende questo ancora migliore, perché sai cosa si prova a perdere, a essere dall’altra parte, a sentire l’altra squadra festeggiare in casa tua. E adesso puoi elevarti dove stanno i tuoi giocatori preferiti, tutte le leggende hanno vinto un titolo. Adesso posso sentirmi parte di questo. Ho sognato cosa potesse essere, ma questo è 10000 volte meglio.”

Infine, per chiudere, giusto menzionare anche lo scambio con il figlio Deuce a fine Gara, raccontato così ai giornalisti:

“Deuce mi ha detto che sono il migliore al mondo. Gli ho risposto: ‘Hai dannatamente ragione’.”