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Questo contenuto è tratto da un articolo di Joe Viray per NBA Playbook (SB Nation), tramite Celtics Blog, tradotto in italiano da Mattia Tiezzi per Around the Game.


Se volete la storia breve: Jimmy Butler si è adattato incredibilmente bene in due partite al fianco di Steph Curry e del resto del roster dei Golden State Warriors. Conoscendo il pedigree di Butler come giocatore – l’elevato quoziente intellettivo, il gioco, lo scoring e la versatilità difensiva – l’adattamento in campo non era qualcosa di cui preoccuparsi.

Tutte le preoccupazioni riguardavano il passato di Butler come stella lunatica e la sua età. A 35 anni, non è esattamente di primo pelo; inoltre, questo pone anche un limite alla sua capacità di essere un difensore micidiale sui blocchi incaricato di sorvegliare i creatori perimetrali avversari, siano essi guardie o ali. L’accoppiata con il trentasettenne Curry pone anche un limite alla loro capacità di riportare i Warriors nella terra promessa. Per questo motivo, il recente prolungamento del neo-arrivato (due anni, 111 milioni di dollari) lo porterà fino alla stagione 2026/27 – per coincidenza, la stessa nella quale scadranno gli attuali contratti di Curry e Draymond Green.

Sebbene Jimmy Butler sia stato acquistato come una sorta di aggiunta per vincere subito, i Warriors sono attualmente al decimo posto nella Western Conference con un record di 27-26. Il massimo che possono sperare è di risalire la classifica verso un vero e proprio posto nei Playoffs e sperare che Curry e Butler – entrambi collaudati interpreti della post-season – facciano rumore. Ma la vera misura della loro capacità di portare i Warriors a un titolo sarà valutata nella prossima stagione e oltre. Mike Dunleavy Jr. ha a disposizione risorse negoziabili con cui giocare in offseason; spetterà a lui circondare la nuova coppia di stelle con giocatori di ruolo complementari.

In base ai filmati delle prime due partite, la capacità di Butler di rivestire più ruoli in attacco è stata fondamentale per le vittorie contro i Chicago Bulls e i Milwaukee Bucks. Naturalmente, può essere il tanto atteso scorer secondario dietro Curry, del quale c’era un estremo bisogno in questa stagione. In particolare, la capacità di Butler di lavorare in post e creare tiri – soprattutto contro difensori più piccoli – è una dimensione aggiuntiva all’azione post-split dei Warriors che non si vedeva dai tempi di Kevin Durant.

Questi mismatch sono stati creati grazie a una selezione di attacchi precoci per Butler sul lato. Una volta che l’ex Heat ha il suo bersaglio, si mette subito al lavoro.

Se Butler vede un aiuto in arrivo verso il ferro, ha dimostrato di avere la visione per trovare l’uomo libero e la volontà di passare la palla:

Butler ha anche dimostrato di saper essere un connettore, ovvero di saper collegare l’inizio del set con la rifinitura per sfruttare appieno il vantaggio che Curry ha creato in prima istanza:

Anche se Jimmy Butler non può essere considerato più uno che asfissia la stella avversaria – almeno, non su base giornaliera – continua a creare scompiglio in difesa in altri modi, ad esempio intasando le corsie di passaggio e punendo i passaggi lanciati con nonchalance.

I dati che seguono sono da prendere con le molle a causa della dimensione ridotta del campione (e tenendo conto anche della qualità degli avversari: una squadra di Bulls pronta al tanking e una squadra di Bucks senza Giannis Antetokounmpo). In due partite, i Warriors hanno superato gli avversari per un totale di 16 punti durante i minuti di Butler. Anche la combinazione con Curry ha funzionato: con Steph in campo senza Jimmy (31 minuti), i Warriors hanno superato i Bulls e i Bucks di quasi 37 punti per 100 possessi. Con Butler in campo senza Curry (23 minuti), i Warriors hanno superato i Bulls e i Bucks di quasi 24 punti ogni 100 possessi.

Jimmy Butler non solo si è adattato bene a Curry e a Golden State, ma ha anche prosperato. È il tipo di buona notizia che i Warriors hanno cercato per tutta la stagione.