La batosta più grande della serata di ieri non è stata l’ennesimo piatto di tortellini in brodo che le vostre nonne vi hanno propinato, ma quella, severissima, impartita da Luka Doncic e dai Dallas Mavericks ai Los Angeles Lakers nel corso del terzo quarto dell’NBA Christmas Day Game.
Dopo un inizio forte di LeBron James, i gialloviola si sono portati in vantaggio, complice anche un inizio difficoltoso al tiro pesante per i texani: 3 su 11 da fuori nel primo quarto, 2 su 11 nel secondo, nonostante le molte conclusioni wide open generate dall’attacco. Da lì, all’incirca all’altezza dell’ora della tombola o del pisolino rigenerativo del dopocena, è successo il disastro.
Annunciato, oseremmo dire. Già, perché, come detto in precedenza, ed è giusto sottolinearlo, i Dallas Mavericks hanno sbagliato davvero numerose conclusioni aperte nel primo tempo rispetto a quello che ci si potesse aspettare. I Lakers hanno infatti optato per un approccio super aggressivo su Luka Doncic, sia che si trattasse di pick&roll, con rapidi blitz o hard hedge (se avete difficoltà, ecco il nostro Glossaio QUI), sia dal post, con Patrick Beverley (poi, con l’andare delle rotazioni, Russell Westbrook o Dennis Schroder) in marcatura fissa e uno tra Thomas Bryant e Wenyen Gabriel, più sporadicamente LeBron James, a raddoppiare.
Come detto, i Mavs hanno però sbagliato tanti, tanti tiri aperti e ben generati nel primo tempo. In generale, il fatto di avere un lungo dinamico e con raggio di tiro come Christian Wood, con Dwight Powell inizialmente fuori, ha permesso ai Texani di girare palla a piacimento a livello perimetrale.
Lo shot making di LeBron, unito alle basse percentuali di Dallas, hanno contribuito a un vantaggio che, in un certo modo, ha fatto pensare ai Lakers di poter continuare con il loro approccio, sebbene alcuni segnali di emergenza fossero già arrivati.
Sporadicamente, comunque, i Lakers hanno fatto intravedere delle parvenze di single coverage, con degli switch a fine primo quarto con Max Christie in campo e, più in generale, nei minuti con Westbrook, seppur Doncic sia sempre stato fenomenale sia nel leggere gli slip dei compagni sul pick&roll, sia nel capire quando attaccare dall’uno-contro-uno.
Come detto, però, il terzo quarto si è rivelato tutta un’altra storia. Intanto, nel quintetto di inizio frazione non si è visto Reggie Bullock, ma Dwight Powell, potenziando ulteriormente il pitturato e aggiungendo alternative potenziali sul pick&roll, con Wood a fare da “stretch four”.
L’altro grosso cambiamento è stato cavalcare molto di più il post up di Doncic, con Tim Hardaway Jr. o Spencer Dinwiddie a guidare la sola transizione di palla e Luka a prendere posizione contro Pat Bev. Quest’ultimo si è rivelato a tutti gli effetti un mismatch, e ha portato i Lakers ha continuare a reagire con stunt o raddoppi, soprattutto ad opera di Lonnie Walker IV.
L’adattamento offensivo ideato da coach Jason Kidd sul post del nazionale sloveno è stato semplice ma efficace, facendo effettuare a Wood un taglio verso il centro dell’area con Powell già piazzato al ferro, per poi far scivolare l’ex Rockets in angolo poco prima che iniziasse la transizione di palla dalle mani di Luka: in questo modo, sugli X-out dei Lakers, LeBron ha avuto più strada da fare del solito, e gli extra pass di Dallas hanno spesso innescato una rotazione di Thomas Bryant verso l’angolo, portandolo lontano dal pitturato.
Inoltre, l’ingresso di Westbrook al posto di Beverley si è rivelato disastroso: Doncic ha portato a spasso l’ex Wizards e Rockets, non facendogli vedere palla tanto sul post, quanto sul semplice uno-contro-uno. Luka ha così potuto fare a fette la difesa avversaria, sfruttando gli aiuti sia per sé stesso, sia per mettere in ritmo i compagni.
Apertosi questo divario, per i Los Angeles Lakers è stato impossibile rientrare.