Il futuro dei Thunder è tanto luminoso quanto inquietante per il resto dell’NBA

Inutile girarci intorno: sì, c’è una possibilità che succeda, e neanche troppo remota. Non nell’immediato, ma prima o dopo potremmo stufarci. Perché quando una squadra è giovane, fortissima e strutturalmente predisposta a restarlo per anni, la domanda non è più “come hanno fatto?”, ma “quando finirà?”. E il punto è che con questi Thunder siamo ancora molto lontani dal punto d’arrivo, almeno in teoria.

Oklahoma City ha appena vinto il primo titolo NBA nella sua storia, con 68 vittorie in regular season, un multi-MVP alla guida delle operazioni (Shai Gilgeous Alexander ovviamente, tra regular season e playoff), un supporting cast di primissimo livello per talento e profondità (trainato da Jalen Williams e Chet Holmgren), una delle migliori difese NBA che si ricordino… e per quanto sembri assurdo – e lo è – OKC ci è riuscita con enormi margini di miglioramento all’orizzonte.

Il momento è ora, perchè i Thunder hanno appena concluso una delle stagioni più dominanti di sempre e in queste ore stanno meritatamente festeggiando un traguardo storico per una franchigia che non appartiene certo a mercati come Los Angeles, New York, San Francisco o Miami. Ma il futuro è ancora più interessante – o inquietante, secondo la prospettiva.

Gilgeous-Alexander è nel pieno del prime fisico (27 anni) e ha raggiunto un livello per pochissimi, ormai. Questi Playoffs, caso mai ce ne fosse ancora bisogno, l’hanno certificato. Le sue due spalle, JDub e Chet, sono ancora più giovani (24 e 23 anni) e più distanti dal proprio apice. Le loro estensioni sono ancora da firmare, e costeranno, ma verranno parzialmente assorbite dall’imminente crescita del salary cap. Intorno, nel payroll dei Thunder, non c’è però alcun contratto “tossico”, né tasse di lusso o soglie sforate anzitempo. In linea teorica, niente di intralcio o di fastidioso di cui dover tenere conto nella pianificazione di un futuro tanto roseo quanto malleabile.

La linea di demarcazione tra aspirante “contender perenne” ed aspirante “dinastia”, nell’immediato, potrebbe passare dai margini di crescita di Jalen Williams e Chet Holmgren. E quindi, dalla risposta a una semplice domanda: quanta strada riusciranno effettivamente a macinare, dopo questi primi anni? Il primo ha dato solide garanzie – anche se con intermittenza – nei Playoffs 2025, ma ha ancora uno step da compiere per diventare un “secondo violino” di livello élite; il lungo invece ha ancora un mondo da scoprire offensivamente, e un consistente miglioramento nella metà campo ad oggi “debole” del suo gioco ne farebbe un talento rarissimo.

Ma ragioniamo al contrario, che si fa presto a immaginare scenari di gloria se va tutto rose e fuori. Se anche le cose non dovessero andare per il meglio con JDub e Chet, e in generale con gli sviluppi interni del core attuale, il front office avrebbe tutt’altro che le mani legate in futuro, con l’ormai arcinota batteria di scelte al Draft conservate nella faretra.

In breve: undici prime scelte fino al 2031, due nel primo giro del Draft 2025 (15 e 24), fino a quattro nel 2026. E con Sam Presti al timone, non è certo un problema: sia che il gm decida di usarle per allungare le rotazioni e cercare nuovi talenti, sia che le picks vengano impacchettate insieme a qualche contratto e cedute per dare una scossa al roster. I Thunder potranno fare e disfare il giocattolo a piacimento, insomma. Decidere se blindare questo gruppo o se cambiare, potendo anche permettersi di sbagliare qualcosa lungo il percorso, perché il margine è parecchio e il tempo scorre ancora piuttosto lentamente nell’Oklahoma.

Per tutti questi motivi, sì: potremmo stufarci dei Thunder nei prossimi anni. Potremmo vederli dominare la Western Conference e presentarsi alle Finals ancora, e ancora, e ancora. È possibile e forse anche probabile.

Ma se dovesse effettivamente succedere, sarà perché avranno realizzato fino in fondo quello che fino all’altro ieri sembrava solo un sogno, ieri un’ambizione, e oggi una chance concreta: costruire una dinastia, da zero. E in quel caso le NBA Finals 2025 saranno ricordate solo come l’inizio, e un giorno avremo il diritto di esserne annoiati. Ora, però, è ancora molto presto. C’è ancora tanto, troppo, di cui essere ammirati per il capolavoro compiuto dagli Oklahoma City Thunder.