
James Harden e Stephen Curry, nei rispettivi ruoli, sono senza dubbio i giocatori più impattanti dell’ultimo decennio, da affiancare a mostri sacri come LeBron James, Kevin Durant e via dicendo. La loro eredità è visibile oggi, sotto gli occhi di tutti, è stata raccolta dalle nuove generazioni convertendosi in uno stile di gioco molto indirizzato al tiro da fuori e alla pressione al ferro, dove tutti devono avere buone percentuali di conversione da fuori o skills sopra la media in fase di creation per potere restare in campo e avere una certa influenza. Se per Curry parliamo di un mostro nel movimento senza palla, capace di sfruttare e allo stesso tempo alimentare un sistema di gioco vincente costruitogli attorno ad hoc, per Harden il discorso è quello su un megacreator palla in mano “vecchio stile” (“Sono io il sistema”), capace di creare vantaggio a piacimento dal palleggio e di segnare canestri su canestri, trovando allo stesso tempo i compagni, loro sì, in movimento lontano dalla palla. I frutti raccolti sono stati ben diversi, con le dovute contestualizzazioni, ma tutt’oggi si hanno riscontri in termini di costruzione del roster tanto di un sistema, quanto dell’altro – basti pensare alle ultime Finals, con i Mavs gravitanti attorno a Luka Doncic contro al sistema motion e a creation diffusa dei Boston Celtics. Ma a livello individuale qual è l’archetipo che viene imitato di più dalle nuove generazioni? A chi guardano le nuove “facce” della Lega? Per Cam Thomas, un po’ di parte perché con James Harden ha giocato, la risposta a questa domanda, postagli su “The Draymond Green Show with Baron Davis”, è la seguente:
“Credo che la nostra generazione sia stata più attratta da James Harden per via degli iso, per il modo in cui triturava gli avversari in uno-contro-uno, segnando 40 o 50 punti. Penso che Curry abbia davvero cambiato il modo in cui le squadre vogliono giocare a basket: il tiro da tre, i movimenti senza palla, credo che Steph abbia cambiato l’approccio con cui le squadre di tutta la Lega cercavano di giocare. James ha davvero cambiato il gioco individuale: gli iso, gli handle, gli stepback, la ricerca del fallo, tutte queste cose.
“Penso che James abbia davvero cambiato le skills individuali, il modo in cui i giocatori vogliano giocare. Steph ha cambiato la cultura di squadra. Ora tutti vogliono tirare da tre, se non sai tirare da tre non puoi giocare.
“James e Steph sono i due, per la nostra generazione, per i giovani, il numero uno e il numero due. Merito loro è quello di aver cambiato il gioco, ma è sicuramente il nostro momento adesso.”
Una differenza sostanziale, dunque, fra sfera individuale e sistema di gioco. Un ragionamento, al di là delle preferenze personali, tutto sommato legittimo se si guarda anche allo stesso Draft di Cam Thomas, che ha visto selezionati con le prime due Cade Cunningham e Jalen Green, il primo a tutti gli effetti dallo stile del “megacreator”, il secondo un po’ più scalabile ma comunque “Barbeggiante”. E così via con Draft precedenti e successivi identificando vari ball dominant come, prendendo per esempio il 2020, LaMelo Ball, Anthony Edwards, Tyrese Maxey etc. etc. Uno stile, cercando di supportare la tesi di Cam Thomas, in primis probabilmente visto come più “semplice” da imitare, per quanto complesso da mettere poi in pratica con buoni risultati, in secondo luogo che non richiede, in fase di formazione, influenze esterne derivanti dal coaching. Se di Steph ce n’è uno, lo stesso di può dire di Steve Kerr o di, al tempo, Brad Stevens, la mente dietro gli attuali Celtics: non tutti i giocatori hanno la fortuna o l’abilità di prosperare in questi sistemi di gioco, trovando magari la propria dimensione in altri più affini alle loro caratteristiche ma gestiti diversamente, con meno set a palla lontana e maggior affidamento sulla creation palla in mano. Due approcci molto distanti, ma che trovano la loro origine in contesti vicinissimi a livello temporale, le cui due facce sono state – come dice Cam Thomas, circoscrivendo ovviamente ai rispettivi ruoli – James Harden e Stephen Curry. Quantomeno per i contemporanei.