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Intervistato da Sam Amick di The Athletic, Giannis Antetokounmpo si è soffermato su numerosi argomenti, tutti tenuti assieme da un filo comune: il desiderio di vincere.

Il primo topic sottoposto alla superstar dei Milwaukee Bucks è quello dell’MVP. Antetokounmpo cerca subito di far capire che la questione non conta troppo per lui, essendo qualcosa che non può e non ha interesse a controllare, ma rivela anche soddisfazione per essere stato incluso nelle conversazioni negli ultimi 5 anni:

“La mia opinione non conta, sai? Non voglio influenzare nessuno, non sono quel tipo di persona. Cerco di controllare quel che posso controllare e essere in lizza per l’MVP per il quinto anno consecutivo per me è assolutamente una benedizione. Lo voglio vincere con tutta la mia parte competitiva? Sono la persona più competitiva sulla faccia della terra. Sono ossessionato dalla pallacanestro, sarebbe come chiedermi se voglio davvero giocare a pallacanestro. Certo che voglio essere uno dei migliori, certo che voglio competere per il titolo e certo che voglio che qualcuno riconosca il mio valore e il mio contributo. Ma, in fin dei conti, per come la vedo io, il miglior giocatore – l’ho detto e lo ripeterò sempre – è quello che rende grande la propria squadra. E io voglio continuare a rendere grande la mia.”


Dato che l’ossessione citata da Giannis è lampante, gli viene chiesto quanto sia forte adesso il desiderio di vincere e le sensazioni che ne derivano. Inizialmente è reticente, si scusa addirittura per quello che sta per dire…

“Non posso dire ciò che penso per paura di diventare virale. Mi dispiace, ma è meglio dell’intimità con la propria compagna.”

… poi prosegue con un discorso più complesso:

“Vincere il titolo è stata la più bella sensazione della mia vita, e voglio senza dubbio riviverla. E voglio farlo con i miei compagni, voglio che siamo noi a restare per ultimi in piedi. Lo voglio per quei 2 o 3 mesi in estate in cui senti di essere il miglior giocatore al mondo, durante i quali la tua squadra ha vinto tutti e tu sei stato l’ultimo a restare in gioco. Amo quella sensazione, quella di aver lavorato per 8 mesi, per l’intera vita, passando attraverso alti e bassi; la sensazione di essere sopra di tre, perdere palla, avere in mano la partita e perderla, tutte queste cose. Piccole cose da aggiungere a quel breve momento. E si tratta di chi avrà quel momento, se noi o loro. E sono egoisticamente dispiaciuto, ma voglio essere io quello ad avere quel momento.

Di nuovo, però, non posso prevedere il futuro, non so quello che Dio ha in serbo per me. So di essere qui per migliorare, per restare a lungo nella Lega, non credo di essere ancora dove voglio essere. Sento di poter migliorare vertiginosamente nei prossimi due anni. Spero di poterlo fare e di poter continuare ad aiutare la mia squadra anno dopo anno ad essere fra le prime quattro o cinque squadre in corsa per il titolo.”

Antetokounmpo chiude parlando prima dei propri ricordi, spiegando di avere molti cimeli, da canotte che gli ricordano i suoi momenti in campo ai trofei di MVP (due, più quello delle Finals) in ufficio, per poi spiegare infine di volere ancora di più:

“Voglio creare più arte. Voglio sembrare… come Steph oggi.”

A cosa si riferisce Giannis? L’intervista è stata svolta qualche giorno prima della pubblicazione, subito dopo la sconfitta subita dai Bucks contro i Golden State Warriors, che ha visto Steph brillare, soprattutto nel finale:

Antetokounmpo ha continuato il discorso, riprendendo indirettamente anche la parte sull’MVP:

“Steph è sempre ‘vero’. Ha 35 anni e ha giocato una partita incredibile. Questa è arte. Queste sono cose che restano, che vanno in cassaforte, e poi si passa al prossimo traguardo. Oggi per me lui ha creato arte. E sento che soffermarsi sul passato ti blocchi dall’andare là fuori a inseguire obiettivi e essere disperato. Io sono qui perché sono disperato. Non ho il talento di Steph, né quello di KD. Sono fottutamente disperato, sono ossessionato, ho paura di perdere quello che Dio ha dato a me e la vita che ho procurato ai miei cari. Hp paura. Perciò lavoro più duramente che posso perché non voglio perdere questa merda. E non mi fermerò fino a che non sarò fuori dalla Lega. Perciò, sì, ho trofei da qualche parte, ma cerco di non guardarli, perché ne voglio ancora. Lo voglio. Ma non voglio che mi si senta ripeterlo in gito, non voglio implorare, voglio che il mio gioco parli da solo.”

Questa disperazione, secondo Giannis, appartiene anche al gruppo, seppure non sia proprio il suo stesso sentimento. “Giannis, davvero faresti questo? Non so se andremmo così oltre”, le parole raccontate da Antetokounmpo e proferite dai suoi compagni (Jrue Holiday, Brook Lopez e Thanasis) in una conversazione sulle follie che farebbero per un altro titolo.

Giannis non ha rivelato la sua risposta ma, leggendo di quanta fame abbia, non sembrano poterci essere limiti all’immaginazione.