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La scena dell’inseguimento a fine partita di un imbufalito Giannis Antetokounmpo ha davvero del ridicolo, nell’accezione più pura del termine, capace cioè di strappare una risata genuina. Un capolavoro di comicità, non solo nel suo svolgimento, ma anche nell’esito finale. Per chi si fosse perso la questione, sappiate che per gli Indiana Pacers non c’è stata ieri notte alcuna possibilità di fermare The Greek Freak, né sul campo né fuori, né cestisticamente né fisicamente. Dopo una clamorosa prestazione da record, la superstar dei Milwaukee Bucks avrebbe infatti richiesto di avere la palla ufficiale, trattandosi di un record personale e di franchigia, e qui si sarebbe verificato un piccolo problema. Qualcosa di poco chiaro all’inizio, una semplice discussione, si scorgono Tyrese Haliburton e Lloyd Pierce confrontarsi con Damian Lillard, Khris Middleton e Malik Beasley, in un dialogo animato, ma pacifico. Poi, il caos. Antetokounmpo si avvicina da subito minaccioso, giusto il tempo di dire un paio di parole ed ecco che parte in uno scatto tanto leggero quanto violento, al punto da trascinare dietro di sé, attaccato per la canotta, un membro dello staff a peso morto con assoluta facilità. Direzione? Lo spogliatoio dei Pacers.

Da lì partono mille speculazioni, un’iniziale confusione e infine la realizzazione: Giannis Antetokounmpo non ha avuto la palla ufficiale con cui si è giocata la gara. Come? E chi ce l’ha? Oh, no, ecco perché è corso verso lo spogliatoio avversario. Non può essere, giusto? Perché dovrebbero avere la palla? Un momento, ecco Rick Carlisle in conferenza stampa, magari potrà chiarire:


“Quello che è successo dopo la partita è davvero infelice. C’è stato un equivoco sulla palla ufficiale: Oscar Tshiebwe (rookie dei Pacers) ha segnato il suo primo punto in NBA, perciò volevamo dargli la palla, non stavamo pensando al record di Giannis. Perciò abbiamo preso la palla e un paio di minuti dopo sono arrivati alcuni dei loro giocatori nel nostro corridoio, c’è stato un grosso – non saprei come definirlo – tafferuglio, nessun pugno, ma il mio GM si è preso un gomito dritto sul costato da uno di loro. Ha un livido, chissà se qualcosa di più. Situazione davvero infelici, non ci serviva la palla ufficiale, ce ne sono due, avremmo potuto prendere l’altra, non c’era bisogno di arrivare a tanto.”

“Non so chi sia stato e non farò nomi, erano 4 o 5 di loro. Queste cose non devono succedere, per una palla poi, non ci interessa così tanto della palla ufficiale. Sfortunatamente, questa storia farà più rumore della gara in sé.”

Ecco, il sorriso di Carlisle a fine conferenza è un po’ lo specchio della situazione: la rissa per una palla, dopo una vittoria e una prestazione storica, è davvero la ciliegina sulla torta, un dramma casuale in pieno stile NBA, di quelli per cui si vendono biglietti e ci si abbona al League Pass. Ma fingiamo per un momento di poter comprendere la reazione dei Bucks e di Antetokounmpo, fingiamo di dare la loro stessa importanza alla palla (?). Damian Lillard, che ha riso a tradimento di tutta la questione nascondendosi dallo sguardo di Giannis, si dice giustamente scioccato dal fatto che la palla sia stata portata via dai Pacers per il punto di un rookie quando il compagno ne ha segnati 63 in più: da prendere sul serio, se non fosse per la sua stessa risata alla fine dell’intervento, quando dice “non credo fosse nulla di così profondo, ma si è trasformato in un grande trambusto; la cosa positiva è che stanno tutti bene”. Più o meno, Dame, dillo allo costole del povero GM.

Capisci che tutto sta diventando davvero surreale quando la tua co-star veterana affronta la questione senza riuscire a trattenere le risate. Ma il picco, la spannung di questa farsa è l’intervento di Giannis Antetokounmpo, convinto che non sia la vera palla, convinto che gli sia stato fatto un torto. Un caso reiterato, per giunta, qualcosa di ciclico, una maledizione, un miasma del destino tipico delle grandi tragedie greche che affonda le proprie radici nella notte dei tempi (le Finals 2021):

“Non ho idea se si tratti della vera palla ufficiale. Ho la palla, ma non sembra quella della partita, a me non lo sembra, credo sia una nuova di zecca. Non saprei dirlo con certezza, ma ho giocato 35 minuti, so come fosse la palla al tatto. La prenderò e la darò a mia mamma, questo è certo, ma non sono certo sia quella ufficiale. E va bene così, non ho nemmeno avuto quella di Gara 6 – e questa è una ferita aperta, mi fa ancora male. Non ho mai visto nulla del genere, non so nemmeno come commentarlo.”

Gli viene chiesto come sapesse che la palla ce l’avessero i Pacers:

“Sapevo che avessero la palla. Non lo penso, l’ho saputo. Non puoi andare in una qualsiasi arena in cui giochi e prendere la palla.”

Eccolo, il monologo chiave del protagonista, immerso nel suo mondo di verità, quella sicura e non ribaltabile verità del dramma, della commedia. Ma, come in ogni messa in scena che si rispetti, in pieno stile plautino, a far scattare il comico è una sola cosa: l’agnizione. Il pubblico ride dei personaggi perché conosce la verità al di fuori della scena, vede gli affanni altrui figli dell’equivoco e se ne pasce, trovando soddisfazione solo nello scioglimento finale degli eventi. Ecco, in questo caso, l’agnizione non riguarda una persona, come nel teatro, ma proprio la palla, personaggio a tutti gli effetti della vicenda, prima ancora che oggetto: ce l’hanno avuta i Bucks per tutto il tempo. No, non è uno scherzo, lo riporta anche Adrian Wojnarowski: video e numerose testimonianze mostrano come la palla ufficiale sia stata presa da un membro dello staff dei Bucks, mentre i Pacers avrebbero consegnato a Tshiebwe un altro pallone sostitutivo. Guardate voi stessi.

Giannis, però, nella seconda parte del suo intervento inizia a parlare di un’altra cosa alla quale nessuno ha accennato finora: il voler dare la seconda palla a Damian Lillard. Sì, perché l’ex Portland ha superato il totale di triple segnate in carriera da Kyle Korver, posizionandosi al quinto posto all-time. Ma cos’è questa seconda palla? Ecco, a quanto pare, sembra che tutto il trambusto sia figlio del fatto che al greco non sia andata giù che i Pacers abbiano preso il pallone per il rookie e che lui volesse invece consegnarlo al compagno. Se permettete, però, questa giustificazione di Antetokounmpo fa un po’ acqua da tutte le parti: lo stesso Dame non sembra molto consapevole di questa versione, Carlisle dal canto suo sembra non aver capito nulla e infatti solo più tardi ha dichiarato di aver scoperto che quella di Indiana fosse la seconda palla. Insomma, sembra quasi di sentire le dita scivolare sugli specchi, le unghie graffiarli. E poi, se il problema era questa fantomatica seconda palla, perché affermare di non essere certo che quella consegnatagli sia quella giusta? Sembra quasi più verosimile che il greco in un primo momento credesse davvero che la palla fosse in mano a Indiana, creando poi un diversivo in conferenza stampa – niente di ufficiale, ci mancherebbe, solo una deduzione, ma ci permettiamo di specularci su, considerata l’assurdità del caso.

Prima abbiamo accennato ironicamente alla commedia plautina, ed effettivamente non è qualcosa che ci vada molto lontano. I tempi comici del Tweet di Woj, poi, sono straordinari, da vero deus ex machina, alle 7.38 di mattina, fascia notturna per gli americani, utilizzata solo per notizie straordinarie come è stata lo scorso anno la trade di Kevin Durant. Non credo ci sia bisogno di aggiungere altro, se non: if you don’t like that, you don’t like NBA basketball.