Gli ultimi dieci anni dei New York Knicks possono essere riassunti con le sole tre apparizioni ai Playoffs, avvenute tutte agli inizi della decade. Cos’è successo d’altro?

 


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© The Knicks Wall

 

 

“Memory, all alone in the moonlight, I can smile at the old days, I was beautiful then”, canta una ormai non giovanissima Grizabella nel film musical “Cats” tratto dall’opera teatrale di Andrew Lloyd Webber.

 

Come nell’adattamento cinematrografico, i Knicks sono un totale disastro, criticati e celebrati per ciò che sono stati, non per quello che sono. Dal 2010 al 2019 New York ha un record di 319-484 (39.1%) – un assoluto fallimento. La squadra ha raggiunto i Playoffs solo nei primi tre anni della decade.

 

In ogni caso, ci sono buoni e cattivi ricordi degli ultimi dieci anni. Abbiamo deciso di riportarne in vita alcuni attraverso i racconti di chi lavora per The Knicks Wall.

 

 

Brendan Campbell: 2012 – “This is my house”

 

Pochi hanno potuto sperimentare l’arte del pull-up jimbo come ha fatto Melo.

 

L’8 aprile 2012 Anthony è stato protagonista di uno dei momenti più iconici della storia del Madison Square Garden. Knicks a -3, palla in mano, pochi secondi alla fine del quarto quarto. Chi meglio di Mike Breen può ricordare quegli attimi?

 

“Kicks down three, should the Bulls foul? No. Anthony… for three… BANG”!

 

Con 11.2 secondi rimanenti, Carmelo Anthony pareggia la partita. e nell’overtime i Bulls hanno concesso a Melo – dopo diversi errori e altrettanti rimbalzi offensivi, un’altra opportunità. Il risultato? Lo stesso. Stavolta con una bomba in faccia a Luol Deng.

 

 

 

Ho sentito chiamare con diversi soprannomi quel finale di gara, ma per me ne esiste solo uno: dichiarazione di onnipotenza. Il momento in cui Melo infiammava il Madison urlando “This is my house” è stata una dichiarazione da parte di Anthony.

 

Un Knick in tutto e per tutto.

 

 

 

Mike Cortez: Linsanity

 

Il momento d’oro vissuto nella stagione seguente è stato il periodo migliore per essere un tifoso dei Knicks, ma quel momento è iniziato, probabilmente, con l’ingresso in campo di Jeremy Lin nel primo quarto della partita contro i Nets del 4 febbraio 2012. Che – chi lo avrebbe mai detto – ha segnato la storia della franchigia. Nessuno può aver toccato così tanto il cinismo dei tifosi newyorkesi come fece uno sconosciuto giocatore proveniente da Harvard che si è trasformato in superstar in una notte.

 

Il momento d’oro di Lin è iniziato quando ha messo a referto 25 punti nella vittoria dei Knicks contro i Nets. La partita successiva, Mike D’Antoni decise di farlo partire in quintetto. Il resto è storia…

 

La sensazione generale era che non sarebbe riuscito a dare seguito a queste sue mostruose prestazioni. Ma Jeremy non si è fermato e con lui nemmeno i Knicks, che sono riusciti a vincere sette partite di fila, svoltando la stagione.

 

Se dovessi scegliere due partite memorabili, la prima che mi viene in mente è senza dubbio quella contro i Lakers di Kobe. Il Black Mamba non sapeva nemmeno chi fosse Jeremy Lin, il quale si è presentato ai Lakers con 38 punti e 7 assist nella vittoria per 92-85. La ciliegina sulla torta? Aver segnato gran parte di quei punti contro Derek Fisher.

 

Dopo quella partita, sembrava che Lin avesse fatto il salto di livello e che i Knicks, finalmente, avessero trovato una stella. Ma l’apice della Linsanity avvenne due partite dopo, a Toronto. Sul punteggio di parità, Lin riceve la palla oltre l’arco in posizione di punta e il risultato non può che essere il solito “… BANG!” urlato da Mike Breen.

 

 

E’ stato l’ultimo momento di Linsanity e uno dei gesti più iconoci della decade per i Knicks e per l’intera NBA.

 

Dopo la partita in Canada, Lin manterrà il suo posto in quintetto per la maggior parte delle partite finché, purtroppo, non terminò anticipatamente la stagione a causa di un infortunio. Il suo momento stellare, comunque, ha contribuito a far raggiungere i Playoffs a NY.

 

 

Sam DiGiovanni: Trey Burke

 

Nonostante non sarà sicuramente ricordato come uno dei giocatori più importanti della franchigia, Trey Burke ha caratterizzato alcuni momenti di questa decade dei Knicks.

 

Nel 2014, ha ferito i cuori dei tifosi al Madison Square Garden quando giocava per gli Utah Jazz. In quella partita Melo aveva segnato 46 punti con 16/26 dal campo e 13/16 ai liberi. Melo segnava una tripla per il pareggio con 2.3 secondi da giocare nell’ultimo quarto e la risposta di Burke arrivava con un tiro in fadeaway. Vittoria Jazz e unica volta in cui i Knicks hanno perso con Carmelo che ha segnato più di 45 punti.

 

Dopo la separazione da Anthony, poi, New York ha firmato Trey Burke, che aveva disputato diverse gare positive in G League.

 

Trey ha aiutato i Knicks a vincere diverse partite verso la fine dell’anno, soprattutto in aprile. Tutte queste vittorie, però, non hanno contribuito al processo di crescita del rookie Frank Ntilikina e, soprattutto, hanno pesato sulle possibilità di avere una buona scelta al draft. A dire il vero, la principale colpa di tutto ciò era di Jeff Hornacek, il quale ha preferito Burke all’ottava scelta del draft: Trey voleva solo riacquisire fiducia all’interno della Lega e ci è riuscito con ottime prestazioni, tra cui i 42 punti e 12 assist contro gli Hornets. Sarebbero potute andare diversamente le cose?

 

 

Questa serie di vittorie non hanno aiutato per il draft successivo. Se i Knicks avessero “tankato meglio”, probabilmente avrebbero potuto scegliere Luka Doncic – anche se, forse, i Knicks avrebbero scelto comunque Kevin Knox…

 

 

Eli Cohen: 2013 – la stoppata di Roy Hibbert su Melo in Gara 6

 

Mi sarebbe piaciuto scegliere un momento più positivo della storia recente dei Knicks, ma la domanda a cui mi sento di rispondere non è relativa ai ricordi più importanti dei Knicks (Melo contro Chicago), o ai più belli (Lin che batte Kobe). Perché la decade dei Knicks è stata caratterizzata da poche gioie e tante sofferenze.

 

Quando Roy Hibbert ha stoppato Melo nel finale di Gara 6, ha messo fine all’ultimo momento di competitività della franchigia newyorkese. Dopo quella stoppata ricevuta, Melo ha perso palla per tre volte di fila e ha fatto 1/2 dal campo. E così si è interrotta la migliore stagione dei Knicks negli ultimi 16 anni.

 

 

 

L’estate successiva hanno draftato Tim Hardaway Jr e scambiato Novak, Camby, Richardson e una scelta al primo giro (per dire: Domantas Sabonis, Caris LeVert, Malcolm Brogdon e Pascal Siakam erano disponibili…) e una seconda scelta (che poteva diventare, ad esempio, Thomas Bryant, Dillon Brooks, Sterling Brown o Monte Morris) a Toronto per Andrea Bargnani.

 

Uno scambio che ha segnato l’inizio del tracollo dei Knicks nella seconda parte del decennio.

 

 

 

 

 

 

© The Knicks Wall

 

Questo articolo, scritto da Brendan Campbell, Mike Cortez, Sam DiGiovanni ed Eli Cohen per The Knicks Wall e tradotto in italiano da Marco Romeri per Around the Game, è stato pubblicato in data 25 dicembre 2019.