La più grande delusione per i fan della Grande Mela, che già pregustavano il primo titolo dal 1973

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La stagione 1993/94 si apre con una grande novità: i Bulls del threepeat non ci sono più, o meglio, non c’è Michael Jordan, che ha deciso di ritirarsi dal basket giocato dopo la morte del padre.

Si apre improvvisamente, così, un ventaglio di opportunità per tutte quelle squadre che erano cadute sotto i colpi dello strapotere di Chicago. I New York Knicks sono certamente in pole position, dopo aver pareggiato il record di franchigia del 1969/70 nella stagione precedente, con conseguente primo posto nella Eastern Conference.

La stagione 1992/93 si era fermata a un passo dal sogno, in finale di Conference contro i soliti Bulls di Jordan e Pippen. La squadra è ben collaudata e l’entusiasmo nella città è alle stelle, perché tutti i fan sono consapevoli che se non ci fosse stata Chicago, il titolo del 1993 sarebbe andato ai Knicks.

L’obiettivo dichiarato a inizio stagione è uno solo: riportare il titolo a New York che manca da oltre venti anni, dai tempi di Walt Frazier, Willis Reed ed Earl “The Pearl” Monroe.

Il roster

Il quintetto di Pat Riley si presenta con Doc Rivers, John Starks, Charles Smith, Charles Oakley e Patrick Ewing. Dalla panchina Anthony Mason, il neo acquisto Anthony Bonner e un veterano come Rolando Blackman.

Il quintetto è decisamente uno dei migliori della Lega con un playmaler ordinato come Rivers, una guardia completa come Starks e due lunghi fisici e tecnici come Oakely e Ewing. Ma questo ottimo quintetto viene rovinato dagli infortuni di Rivers, che giocherà solo 19 partite, e di Smith, che si fermerà a quota 43 ma a differenza del primo riuscirà a rientrare per i Playoffs. L’esigenza di sostituire Rivers porta a una trade che fa arrivare Derek Harper da Dallas in cambio di Tony Campbell.

Come Giocavano

Il gioco di questa squadra è molto fisico e si basa sul gioco in post, con Oakley e Ewing che partono entrambi bassi per ricevere spalle a canestro. Ewing da quella posizione è semplicemente letale, grazie alla sua tecnica e alla sua visione di gioco, infatti appena scatta il raddoppio riesce sempre a trovare il miglior passaggio. Oakley invece è più limitato, ma non meno efficace.

Ovviamente appena la difesa si chiude, la palla esce per un tiro da tre o una penetrazione, cose in cui Starks eccelle. Lasciarlo libero dal perimetro non è mai una buona idea.

La Regular Season

La stagione regolare si apre con sette vittorie consecutive, che galvanizzano subito il pubblico del Madison Square Garden. Le prime due sconfitte arrivano subito dopo contro San Antonio e Utah, che sarà un vero e proprio osso duro per tutta la stagione. I Knicks però proseguono bene battendo quasi tutte le dirette rivali come Indiana, Detroit e Atlanta. La vera spina nel fianco, però, sono i New Jersey Nets, che vincono quattro dei cinque incontri stagionali.

La squadra nonostante l’infortunio di Rivers riesce ad andare avanti senza particolari problemi, arrivando all’All-Star Game con un record di 34-14, pienamente in lotta per aggiudicarsi la Eastern Conference. Proprio dopo la pausa, però, arriva il momento di maggior difficoltà per l’armata di Riley: cinque sconfitte, di cui quattro consecutive, in sette partite. Il problema è che queste sconfitte arrivano contro squadre candidate al titolo, in particolare contro Seattle, Houston e Phoenix, che stanno tutte viaggiando a un ottimo ritmo in stagione. Per la prima volta la fede dei tifosi Knicks inizia a vacillare. Forse non sarà così facile come pensavano..

Dopo questo periodo di difficoltà, la squadra si riprende alla grande con una striscia di 15 vittorie consecutive, andando a chiudere la stagione con un record di 57-25 grazie a tre convincenti vittorie finali contro Chicago, Philadelphia e Milwaukee. I Knicks vincono la Division e arrivano secondi a Est con lo stesso record degli Hawks. Ewing chiude con 24.5 punti e 11.2 rimbalzi a partita, mentre Starks con 19 punti e 6 assist.

Ora, è il momento di fare sul serio.

I Playoffs

La post-season si apre con un avversario molto scomodo, che in Regular Season non ha lasciato scampo: i Nets.

Nonostante Starks rientri appena in tempo dall’infortunio, i Knicks riescono a tenere i Nets a soli 80 punti, aggiudicandosi Gara 1, soprattutto grazie ai 25 di Ewing. In Gara 2 la musica non cambia, ma stavolta è Oakley a farne 25 e mettere la firma sul 2-0 nella serie. I Knicks hanno la possibilità di chiudere la serie nel terzo atto, ma i Nets riescono a portare la partita all’overtime, vincendo poi di un solo punto. Gara 4 è decisiva, New York non si fa intimidire e controlla la partita per tutto il secondo tempo, chiudendo la serie 3-1.

Al secondo turno arrivano i Chicago Bulls e con essi l’occasione di vendicarsi per le sconfitte degli anni passati. Gara 1 e Gara 2 vanno ai Knicks, che grazie alla loro difesa riescono a concedere meno del 40% dal campo agli avversari nelle prime due partite. Il fattore campo viene rispettato e si vola a Chicago sul 2-0.

A Windy City la musica cambia completamente e in Gara 3 sono i Bulls a uscire vincitori (104-102), nonostante i 34 punti di Ewing. In Gara 4 il solco scavato nel primo tempo non viene ricucito: ancora una volta Pippen e compagni non crollano tra le mura di casa e la serie va quindi sul 2-2.

Si torna al MSG, dove i Knicks riescono a spuntarla di un solo punto, mandando tutto il quintetto in doppia cifra. Di nuovo a Chicago e stesso copione di Gara 4, con un +13 nel primo quarto che rimane pressoché immutato fino alla sirena finale. Si va alla decisiva Gara 7, nella Grand Mela, dove il fattore-campo viene rispettato ancora una volta. Knicks in semifinale di Conference.

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Ed ecco gli Indiana Pacers di Reggie Miller.

In Gara 1 i Knicks lo tengono ad appena 14 punti, portando a casa comodamente la vittoria. In Gara 2 è sempre la difesa a fare la differenza, con il numero 31 in maglia Pacers che tira 1/5 dall’arco, mentre in attacco il duo Ewing-Oakley segna 48 punti. 2-0, si va a Indianapolis.

Come nella serie contro i Bulls, NY soffre tremendamente in trasferta e in Gara 3 prende un’imbarcata colossale: -20, con appena 68 punti segnati e Ewing che segna un solo punto in 28 minuti. Gara 4 è più combattuta, ma vincono comunque i Pacers grazie ai 31 punti di Miller. In Gara 5 New York lotta, mandando ancora una volta tutto il quintetto in doppia cifra, ma Miller è semplicemente inarrestabile: 39 punti di cui 25 nel quarto periodo, con il famoso gesto dello strangolamento a Spike Lee. Indiana si porta sul 3-2 con il match point in casa.

In Game 6 è Starks a prendersi i compagni sulle spalle e grazie ai suoi 26 punti i Knicks sopravvivono e vanno a Gara 7 per la seconda volta nei Playoffs. Con una grande prova di squadra e un quarto quarto perfetto, quindi, volano in Finale. La grande occasione.

A Ovest sono usciti vincitori gli Houston Rockets di Hakeem Olajuwon, che hanno schiantato gli Utah Jazz 4-1.

Gara 1 è una vera e propria guerra, dove le squadre tirano con il 35% dal campo. Vincono i Rockets grazie ai 28 punti firmati “the Dream”. I Knicks però rubano Gara 2 (91-83) e a questo punto ci sono tre partite in casa all’orizzonte.

Ewing e compagni sprecano subito il vantaggio acquisito, perdendo Gara 3, ma vincono sia Gara 4 che Gara 5, mandando in entrambe le occasioni ben cinque uomini in doppia cifra. I Knicks possono chiudere la questione nel sesto atto. Starks, dopo una prestazione eccezionale da ben 27 punti, si ritrova con i suoi sotto di due punti e la palla della vittoria in mano. E questo è quello che succede:

Ancora una volta, lo “zampino” di Olajuwon nel momento decisivo. Si va Gara 7, di nuovo.

L’epilogo, però, è dei peggiori per i newyorkesi. Starks dopo essere andato a un passo dal diventare l’eroe di un’intera città, non riesce praticamente a segnare un canestro, chiudendo con un pessimo 2/18 dal campo e un orrendo 0/11 da tre. Olajuwon si limita a fare il suo e con una prova non eccezionale da 25 punti riesce a conquistare il primo titolo per i Rockets.

Ai tifosi Knicks resta ancora oggi il rammarico per non aver vinto quel titolo, malgrado la squadra abbia fatto registrare il record per il maggior numero di partite Playoffs con meno di 95 punti concessi (il che, spesso, è un ottimo indizio per individuare una squadra vincente). E malgrado Patrick Ewing.

Il ricordo di un grande giocatore come John Starks è stato in parte rovinato per colpa di una sola, maledetta partita. E insieme a lui due incredibili giocatori come Ewing e Oakley hanno visto svanire la possibilità di mettere un titolo nella loro bacheca (chiuderanno infatti la carriera senza ottenerlo).

Un titolo che, neanche a dirlo, a New York City stanno ancora aspettando…