Kyrie Irving ha firmato un triennale da $119 milioni, abbassando il suo stipendio per la prossima stagione e regalando a Dallas flessibilità nell’immediato

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Dopo i Boston Celtics, sono i Dallas Mavericks sin qui la squadra più attiva di questi giorni di offseason. Solo che i texani, a differenza dei biancoverdi, stanno lavorando sul mercato “interno”, preparandosi ad accogliere Cooper Flagg, baciati dalla fortuna della lottery dopo la tanto discussa e improvvisa cessione di Luka Doncic. Per ripartire, era necessario qualche aggiustamento.

In primis, è arrivata la lunga estensione di Daniel Gafford, da $54.4 milioni in tre anni, i quali vanno ad aggiungersi allo stipendio già garantito di $14.4 milioni nel 2025/26: quasi $69 milioni totali fino al 2029, con un impatto “a scendere” sul salary cap, del quale occupa a malapena il 10%. Cifre contenute, ma non troppo, che in una squadra con un reparto lunghi così profondo potrebbero anche indicarne un utilizzo in qualche scambio nel prossimo futuro.

Ma la ciliegina sulla torta è l’estensione di Kyrie Irving. La rottura del legamento crociato anteriore sinistro peserà e non poco sulla carriera del 33enne (dovrebbe rientrare a gennaio 2025), ma la scelta di rifiutare la player option da $43 milioni prevista per il 2025/26 aiuterà tanto lui quanto i Dallas Mavericks:

  • per il giocatore: meno soldi nell’immediato ma un contratto più lungo, un triennale da $119 milioni con player option da $42.6 milioni nel 2027/28, che gli garantirà buoni incassi fino a fine carriera, nonostante i dubbi derivanti dall’infortunio
  • per la squadra: molti meno soldi nell’immediato e di conseguenza importantissima discesa sotto il secondo apron, la fascia salariale più critica introdotta dal nuovo CBA, penalizzante soprattutto a lungo termine. Considerando gli stipendi di Kyrie Irving, quello in proiezione di Cooper Flagg e il non-garantito di Brandon Williams, i Mavs hanno già 14 giocatori sul massimo di 15 a roster e flessibilità sotto il secondo apron di oltre $7 milioni. Quest’ultimo aspetto in particolare permetterebbe l’utilizzo della taxpayer MLE, un’eccezione da $5.7 milioni per firmare free agent/assorbire contratti, rimanendo comunque sotto la fascia più critica.

I difetti di costruzione di questo roster restano ancora lampanti, con una evidente sproporzione fra numero di ali/esterni e point guard o semplici guardie in grado di portare palla o creare un minimo di vantaggio dal palleggio – soprattutto considerando che, appunto, Kyrie Irving non ci sarà ancora per molto.

Però, almeno, la squadra è potenzialmente già “finita” evitando il secondo apron e soprattutto guadagnando i vantaggi che l’uscita da esso comporta – la MLE, ma anche la capacità di aggregare più stipendi in un singolo scambio, pur dovendo pareggiare gli stipendi al 100%, senza eccedere di un dollaro.

Dopo le folli modalità con le quali è avvenuto lo scambio di Luka Doncic, i Mavs sono stati baciati dalla fortuna alla lottery, ma hanno anche lavorato molto bene per fare in modo di valorizzare al meglio fin da subito questo dono della dea bendata chiamato Cooper Flagg. In attesa del ritorno di Kyrie Irving, vedremo come continueranno e quali saranno soprattutto i risultati.