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Questo contenuto è tratto da un articolo di Sam Alpher per The Lead SM, tradotto in italiano da Marco Marchese per Around the Game.


A maggio 2013 i Philadelphia 76ers assunsero Sam Hinkie come Presidente e General Manager della squadra. Hinkie non era un “uomo di basket”, direbbero in molti. Ha utilizzato un metodo più analitico nel costruire i vari roster. La sua teoria si fondava sull’ottenere quante più pick al Draft possibili, e a prescindere da ogni altra cosa, far proprio il miglior talento a disposizione a discapito delle necessità della squadra nei singoli ruoli. 

Tank al Top

Hinkie si è immediatamente messo all’opera, dovendo lavorare duro dopo aver selezionato l’infortunato centro in uscita da Kentucky, Nerlens Noel, e la guardia di Syracuse, Michael Carter-Williams al Draft 2013. Noel è rimasto fuori dai giochi per tutta la stagione mentre Carter-Williams, d’altro canto, ha performato in maniera totalmente opposta. Al suo debutto contro i Miami Heat dei Big Three, indubbiamente MCW ha avuto il miglior esordio messo in mostra in tutta la storia della NBA, con una prestazione da 22 punti, 12 assist, 7 rimbalzi e 9 palle rubate nella vittoria per 114-110 sulla franchigia della Florida. 

Michael Carter-Williams ha mantenuto questo ritmo per il resto della stagione, terminandola con una media di 16.7 punti, 6.2 rimbalzi, 6.3 assist ed 1.9 palle rubate a partita. Queste statistiche sono state sufficienti a vincere il Rookie of the Year, ma non a convincere Sam Hinkie . Le percentuali al tiro di MCW erano parecchio basse: il 40% dal campo, il 26% da oltre l’arco, e infine il 70% dalla lunetta non sono stati abbastanza per rendere Carter-Williams l’uomo-franchigia di Hinkie. Al Draft 2014 i Philadelphia 76ers selezionarono Joel Embiid, altro rookie costretto a saltare la sua prima stagione per infortunio. 

L’efficienza di Michael Carter-Williams peggiorò notevolmente nel suo anno da sophomore: più di 4 palle perse a partita ed una percentuale inferiore al 70% ai liberi lo hanno rivelato un giocatore attorno al quale non si poteva costruire il futuro della franchigia. Hinkie lo ha quindi scambiato in occasione della trade deadline per una serie di scelte al Draft – che non hanno condotto a nulla. I Sixers terminarono la stagione con un putrido record di 18-64, ottenendo la 3° scelta assoluta al Draft 2015

Questo Draft è quello in cui la teoria di Sam Hinkie, riguardo al prendere il miglior giocatore disponibile a prescindere dalle necessità della squadra, ha davvero preso piede. Appena 2 anni dopo aver selezionato Nerlens Noel e a 1 dalla scelta di Joel Embiid, i 76ers hanno scelto di puntare sul centro in uscita da Duke, Jahlil Okafor. Per quella che sembrò la prima volta dopo anni, i Philadelphia 76ers hanno avuto a disposizione il loro rookie nella sua prima stagione. Okafor ha messo a referto una media di 17.5 punti a partita, terminando 5° nella classifica per il Rookie of the Year. Ma i suoi sforzi non furono sufficienti, in quanto la franchigia della City of Brotherly Love ha finito la stagione con il peggior risultato della sua storia, un record di 10-72 in Regular Season. Sam Hinkie fu rimosso dall’incarico e rimpiazzato da Bryan Colangelo

Nel contempo, un’ala in forza ad LSU stava guadagnando eccelsi paragoni, tra cui quello con Magic Johnson o con un Jason Kidd extra-large. Un altro paragone che questo giovane talento si guadagnò fu con LeBron James.

Ben Simmons era la definizione di sicura scelta #1 al Draft – un talento generazionale destinato certamente alla Hall of Fame NBA. I pronostici per ottenere la #1 erano tutti a favore dei Philadelphia 76ers. Ma, ancora una volta, brutte notizie in arrivo: saltò infatti la sua intera stagione da rookie per un infortunio al piede – un tema ricorrente per la franchigia. 

The Process ha inizio

Il 26 ottobre 2016 Joel Embiid, noto anche come The Process, ha finalmente fatto il suo tanto atteso debutto in NBA. Fu la ventata d’aria più fresca che i tifosi dei Philadelphia 76ers aspettavano da molto. Un giocatore dalle movenze simili a quelle di Hakeem Olajuwon in grado di apportare un’energia sugli spalti mai vista prima. The Process era finalmente iniziato, e pareva che la vittoria di un Titolo NBA fosse inevitabile. Embiid, però, da allora ha continuato a patire infortuni, scendendo in campo soltanto per 31 volte e con impiego ridotto a 25 minuti per partita. Terminò la stagione con 20.2 punti di media, giungendo comunque 3° nella classifica per il Rookie of the Year. I 76ers finirono la Regular Season con un record di 28-54, ottenendo la pick #3 al Draft 2016

L’errore al Draft 2017

L’attuale All-Star NBA Jayson Tatum fu selezionato con la pick #3, ma non dai Philadelphia 76ers. Bryan Colangelo compì il suo primo grande errore da Team President, cedendo la #3 per prendere Markelle Fultz alla #1. Fultz dava l’aria di essere una futura star ai tempi del college, aveva a sua disposizione una wingspan da 208 centimetri, un letale ball-handling e un jumper fulmineo. Un atleta dalle movenze tanto fluide, affiancato inoltre a Ben Simmons, avrebbe sicuramente raggiunto livelli eccelsi, giusto?

Le aspettative non erano mai state così alte in città. Simmons sembrava perfetto, avendo portato a casa il Rookie of the Year, incoronato principe di fianco a LeBron James. Joel Embiid ha disputato il suo primo All-Star Game nel 2018. Il veterano JJ Redick, appena messo sotto contratto, aveva apportato enormi migliorie nelle spaziature, riuscendo anche a mettere a referto la media career-high di 17.1 punti a partita. I Philadelphia 76era erano sulla bocca di tutti nella lega. La squadra ha terminato la stagione con il record di 52-30, arrivando fino alle Conference Semi-Finals ai Playoffs – un risultato mai raggiunto dopo il 2012. L’unica nota stonata fu proprio Markelle Fultz. Certamente non fu e non sarà il primo, né l’ultimo a deludere. Le sfide di NBA e del college sono completamente differenti. Ma mai, nella storia della NBA, una scelta #1 al Draft ha dimenticato come si tira dalla lunetta. Fultz fu etichettato come uno fra i peggiori flop nella storia della NBA, nonostante il futuro abbia dimostrato come ci fosse una sindrome alla base di tutti i suoi problemi.

La Stagione 2018/19

A prescindere da Fultz, le aspettative sui Sixers erano alte, considerati tra i migliori team della NBA in vista della Stagione 2018/19. LeBron James aveva finalmente lasciato la Eastern Conference, spostando il proprio reame in direzione Los Angeles. L’Est era terreno fertile, e pareva che sarebbe stato in mano ai Philadelphia 76ers per parecchio tempo. Intanto, in Minnesota una certa superstar era infelice dell’etica del lavoro dei giovani talenti al suo fianco: Jimmy Butler voleva cambiare aria e i Sixers rappresentavano il fit perfetto. Il 10 novembre Butler è divenuto ufficialmente un 76er

Quasi immediatamente Markelle Fultz chiese la trade, per poi essere scambiato per Jonathon Simmons e una scelta al Second Round del Draft. A Boston, nel mentre, il talento di Jayson Tatum si stava dimostrando quello di una superstar, in contrasto con ciò che sarebbe potuto essere. La squadra sembrava comunque incredibile, una vera e propria contender. Ben Simmons raggiunse la sua prima presenza all’All-Star Game, Joel Embiid fu un perfetto candidato al premio MVP e Jimmy Butler fu illuminante con la sua esperienza da veterano. I Sixers, inoltre, hanno poi ottenuto un’ulteriore rinforzo straordinario alla trade deadline, aggiungendo in squadra Tobias Harris dai Los Angeles Clippers. Ancora una volta, era il fit perfetto per la squadra: giocatore di stazza in grado di creare le proprie occasioni da sé medesimo e allargare le spaziature offensive. Accingendosi ai Playoffs, i Sixers erano al 3° posto di una Eastern Conference dal finale aperto. Hanno superato abilmente i Brooklyn Nets al First Round, trovandosi poi ad affrontare Kawhi Leonard e i suoi Toronto Raptors alle Conference Semi-finals. Si è rivelata una delle migliori Serie di Playoffs degli ultimi anni, giungendo fino a Gara 7 a Toronto dopo un’enfatica vittoria casalinga dei Sixers in Gara 6. 

Lettura sconsigliata per i deboli di cuore

Con 4 secondi sul cronometro Jimmy Butler ha messo dentro un layup per il pareggio, 90-90. Ma quando tutti, sugli spalti e da casa, si aspettavano la decisione della sfida all’overtime, Kawhi Leonard ha colpito ancora: un fadeaway con la mano di Joel Embiid in faccia, ad ostacolargli completamente la visuale del canestro. La palla è rimbalzata sul ferro per quelli che sembrarono interi minuti. Poi è entrata, sancendo quella che finora è stata la volta in cui i Philadelphia 76ers si sono avvicinati di più alle NBA Finals

Jimmy Butler cambiò aria in estate, in direzione Miami. I Philadelphia 76ers hanno perciò utilizzato l’enorme spazio salariale per mettere sotto contratto Al Horford e confermare Tobias Harris. 

Gli errori del 2020

Dopo una quasi vincente annata 2019, quella del 2020 fu una totale delusione. Joel Embiid ha continuato a dominare e Ben Simmons ha collezionato la sua seconda presenza All-Star, compensando le sue carenze nel jumper attraverso prestazioni ad altissimi livelli in ogni altro aspetto del gioco. Il resto della squadra, tuttavia, non riuscì a fornire il supporto adeguato alle 2 giovani star. Al Horford si è rivelato un fit orrendo da affiancare a Embiid, mentre Tobias Harris ha dimostrato di non valere il contratto che aveva appena firmato. I 76ers hanno terminato la Regular Season con un record di 43-30, scontrandosi con i Boston Celtics al First Round. Simmons era K.O. per infortunio, lasciando Embiid senza manforte. Furono spazzati via, dirigendosi in offseason con parecchi dubbi e interrogativi. Hanno messo sotto contratto Daryl Morey, ex collega di Sam Hinkie, subito dopo aver subito lo sweep per mano dei Celtics. Insieme a Morey, anche Doc Rivers arrivò a Philadelphia nelle vesti di Head Coach. Morey ha immediatamente ceduto Al Horford e il suo pesante contratto, ottenendo in cambio Danny Green. Inoltre, ha messo in piedi una trade per Seth Curry e ottenuto al Draft Tyrese Maxey, superstar in divenire. 

La Simmons-Saga

Nonostante gli enormi spazi offensivi a disposizione, le aspettative in vista della Stagione 2020/21 erano molto basse. I dubbi sulle abilità al tiro di Ben Simmons erano abbondanti, esattamente come quelli circa lo stato di salute di Embiid e le sue possibilità di scendere frequentemente in campo. Comunque, in una stagione accorciata per via della pandemia di Covid-19, i 76ers terminarono con il record di 49-23 in vetta alla Eastern Conference. Embiid e Simmons furono entrambi rispettivamente in lizza per i premi MVP e Defensive Player of the Year. Infatti, hanno facilmente superato l’ostacolo Washington Wizards in 5 sfide al First Round, affrontando gli Atlanta Hawks alle Conference Semifinals. Nessuno pensava che gli Hawks potessero avere qualche chance di passare il turno, ma ciò non perdurò per molto: a causa del rifiuto – o della mancanza di abilità – di Coach Doc Rivers di applicare aggiustamenti a gara in corso, gli Hawks hanno rimontato parecchi vantaggi in doppia cifra, forzando la Serie fino a Gara 7 in Pennsylvania. Con 3:30 residui sul cronometro del 4° Quarto e sotto di 2 punti, Ben Simmons ha passato il pallone anziché schiacciare a canestro. Questa giocata ha segnato la fine non solo della sua carriera ai Sixers, ma anche del suo prime. Un brutto tiro giocato sia ai tifosi della città di Philadelphia che a sé stesso. Gli Hawks hanno poi messo dentro 2 triple in rapida successione, ponendo la parola “fine” sulla stagione di Embiid e compagni. Altro anno, altra delusione. 

Con il calendario pronto ad aprire la Stagione 2021/22, Ben Simmons decise improvvisamente di non voler più giocare a basket. Voleva smettere, ma Morey non voleva scambiarlo. Simmons decise perciò di rimanere fuori dai giochi, proponendo scuse zoppicanti che gli provocarono la decurtazione dello stipendio. 

Un nuovo Duo

Miracolosamente Morey è riuscito a scambiare Simmons con i Brooklyn Nets, ottenendo per giunta una leggenda NBA come James Harden in occasione della trade deadline

Una nuova Era ebbe inizio a Philly: Joel Embiid aveva finalmente un vero compagno All-Star, oltre che i vari Tobias Harris e Tyrese Maxey in crescita. Questa squadra avrebbe certamente potuto superare il Second Round dei Playoffs. O almeno, così si pensava. I Sixers hanno terminato la Regular Season 2022 con uno spettabile record di 51-31, abbastanza per ottenere in 2° seed. Le sorti li portarono ad incrociare il cammino con i Toronto Raptors, un compito poi rivelatosi non semplice da affrontare e portato a termine in 6 sfide. Però, a Gara 6 virtualmente chiusa, Joel Embiid fu colpito con una gomitata in faccia, subendo una frattura dell’osso orbitale. 

Con Embiid fuori dai giochi per almeno 2 partite, le prime 2 della serie contro i Miami Heat, i Sixers hanno subìto il peggio delle loro carenze in Gara 2. Il ritorno di Embiid in Gara 3 non fu abbastanza, e i Philadelphia 76ers sono stati perciò eliminati ancora una volta alle Conference Semi-finals. Pareva quasi che James Harden non volesse il pallone nei momenti fondamentali dei match (anche perché limitato da un infortunio) e che Tobias Harris non fosse all’altezza. L’unico a distinguersi fu Tyrese Maxey. 

Morey offrì comunque un prolungamento triennale a James Harden, con una Player Option estiva dopo la prima stagione. Con la Stagione 2022/23 in arrivo c’erano parecchi dubbi per i Philadelphia 76ers. Chissà se Joel Embiid sarebbe riuscito a rimanere integro? Chissà se Harden e Maxey sarebbero riusciti ad amalgamarsi al meglio nel backcourt? Chissà se Tobias Harris avrebbe dimostrato finalmente di valere il suo max-contract? Queste domande ricevettero risposta. Embiid finalmente riuscì a rimanere integro per la maggior parte della stagione, ottenendo persino l’onore di vincere il premio MVP. The Beard si rivelò un fit ottimale e Maxey uno dei migliori “3° violini” mai visti a Philly. In compenso, Harris è stato mediocre e nessuna squadra volle scambiarlo per paura del suo pesante contratto. 

I Philadelphia 76ers conquistarono così il 3° seed della Eastern Conference, spazzando via facilmente i Brooklyn Nets al First Round dei Playoffs. Poi hanno pescato i Boston Celtics al Second Round. Finalmente, sembrava esserci una chance, nonostante il ginocchio dolorante di Embiid. Dopo la vittoria in Gara 5 a Boston, portando a Philly una serie in vantaggio per 3-2, l’opinione generale era che quello fosse l’anno dei Sixers e che Joel Embiid avrebbe finalmente portato i suoi oltre il Second Round dei Playoffs. Tuttavia ciò non accadde: rimasero a 86 ed 88 punti in Gara 6 e Gara 7. Sia Harden che Embiid delusero le aspettative, mentre Harris fu di fatto un NON-fattore. 

Il declino

James Harden ha deciso di esercitare la sua Player Option in estate, pur esigendo un contratto a lungo termine. Ma dopo svariati flop in momenti fondamentali nel corso delle due passate stagioni, Morey era restio a concedergli tanta fiducia. Perciò, The Beard è stato coinvolto in una trade verso i Los Angeles Clippers appena prima dell’inizio della stagione – non senza drammi.

Gli infortuni di Embiid sono andati peggiorando – totalizzando soltanto 39 presenze nella Stagione 2023/24. Era ancora dominante, ma la miglior caratteristica è la disponibilità in campo. Tyrese Maxey ha compiuto un balzo maturativo enorme, vincendo il Most Improved Player ot the Year ed essendo selezionato per la prima volta all’All-Star Game. 

I Philadelphia 76ers, privi del loro centro dominante, terminarono l’annata al 7° seed, dovendo quindi affrontare i New York Knicks al First Round. I Knicks li hanno fatti fuori in 6 sfide – un altro anno deludente ai Playoffs. L’obiettivo in vista dell’estate 2024 era chiaro: dare a Maxey ed Embiid una terza star. E finalmente, con il cap space ottenuto liberandosi dal sanguinoso contratto di Tobias Harris, un grosso nome ha attirato l’attenzione di Daryl Morey: Paul George. Morey ha offerto a George un max-contract, pensando fosse il fit perfetto per creare dei nuovi Big Three. Un veterano sulla carta affidabile nel ruolo di ala, abile nello scoring dalle 3 principali mattonelle è ciò che ogni contender vorrebbe avere a roster. 

End of The Process

Adesso è chiaro che per parecchi aspetti questa scelta sia stata disastrosa. All’All-Star Break i Sixers si sono presentati con un record di 20-34, il loro peggiore sin da prima dell’avvento dell’Era Embiid-Simmons. I problemi del centro con gli infortuni si sono rivelati nella loro forma peggiore: ha giocato solo 19 partite su 56, con la sua media punti scesa da 34.7 a 23.8. 

Paul George in qualche modo si è persino dimostrato peggiore rispetto a Tobias Harris, totalizzando solo 16.1 punti di media a partita e giocando costantemente sotto antidolorifici. L’unica nota lieta, ancora una volta, è stata Tyrese Maxey, con una media di 27.4 punti a partita – da Natale, ha addirittura una media di 29 punti. Il rookie Jared McCain ha ben figurato, ma è pur vero che per quanto promettenti, i rookie non possono giocare per tutta la stagione. Sarebbe una situazione fin troppo favorevole per i tifosi della Città dell’Amore Fraterno

Dato per scontato che Embiid continuerà a saltare parecchie sfide per infortunio, ci sono molti dubbi sul fatto che i Philadelphia 76ers possano raggiungere il Play-In Tournament – come dimostrato anche dalla loro recente losing streak di 7 partite. Embiid non ha più appeal in ottica trade: nessuno vuole un giocatore capace di scendere in campo per appena 30 partite. Qualsiasi GM in grado d’intendere e volere non si avvicinerebbe neppure per errore a Paul George, viste le sue performance di quest’anno. 

Futuro grigio

Tutto ciò pone un lecito quesito: The Process è finito? La risposta più semplice è che sia finito già molto tempo fa. Nel 2021 era chiaro che il fisico di Embiid non avrebbe potuto resistere per 82 sfide stagionali e i Playoffs. Non è mai stata colpa di nessuno – di fatto, si può solo avere il controllo di ciò che è gestibile e controllabile. E quindi? Che succede adesso? Provare ad arrivare al Play-In per poi uscire al First Round dei Playoffs? Forse, ma Sam Hinkie pensava fosse meglio andar male una volta e ottenere una buona pick al Draft piuttosto che viaggiare di anno in anno nella mediocrità. Provare ancora una volta il tanking? Non sarebbe divertente, ma potrebbe giovare per il futuro. I 76ers si trovano attualmente nel Purgatorio, con una squadra incapace di competere per il Titolo, ma anche di andare così male da poter ottenere una top-5 pick al Draft. Chi lo sa, forse una certa ala in uscita da Duke, di nome Cooper Flagg, potrebbe affiancare Tyrere Maxey e portare a termine la profezia di Sam Hinkie, dopo un anno in più di tanking.