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Dopo tre anni, una sola run Playoffs e due eliminazioni all’ultimo turno del Play-In, sembra arrivata al capolinea l’avventura di DeMar DeRozan ai Chicago Bulls. L’ex Raptors e Spurs è unrestricted free agent e non sembrano più esserci le motivazioni o la volontà di continuare ambo le parti, nonostante qualche settimana fa si percepisse il contrario. In questo lasso di tempo, si sono create svariate ragioni per cui la stella vorrebbe andarsene lontano dall’Illinois, riportate da K.C. Johnson di NBC Sports Chicago: la prima è che i Bulls hanno scambiato Alex Caruso, molto apprezzato per la sua mentalità e gli sforzi in campo, per Josh Giddey; un’altra, forse la principale, è il desiderio di una squadra competitiva che possa fare una run Playoffs importante o quantomeno provarci – tolto il primo anno, un roster perlomeno da pretender non c’è mai stato, e anche la sfortuna qui ha giocato la sua parte, dato l’infortunio eterno di Lonzo Ball arrivato quando i Bulls erano in vetta alla Eastern Conference e gli svariati problemi fisici di LaVine; la terza ragione menzionata è che DeRozan fosse molto vicino a Maurice Cheeks, assistant coach che è stato assunto dai New York Knicks. La somma di questi elementi ha portato a una rottura completa e alla volontà del giocatore di testare ufficialmente il mercato dei free agent, stando a Chris Haynes. Le squadre che sembrano più interessate sono tre e ora le vedremo una ad una, ma prima è bene sottolineare che – sempre secondo Haynes – DeRozan non avrebbe alcuna intenzione di accettare la MLE da 12.9 milioni di dollari, dunque l’unica strada percorribile sarebbe quella della sign&trade (almeno per le 3 destinazioni di testa, prive di spazio); per Adrian Wojnarowski di ESPN, invece, DeRozan potrebbe anche accettare un contratto di un anno per poi entrare in free agency l’estate prossima, quando altre squadre avranno più spazio salariale. La via indicata da Haynes, per il momento, sembra la più plausibile per un paio di ragioni: prevalentemente per l’impegno che ci metteranno i Bulls nel tentare di ricavare qualcosa dalla stella anziché perderla a 0, sicuramente più conveniente; poi, perché DeRozan va per i 35 anni, non è più nel prime e man mano che gli anni passano, il valore sul mercato per forza di cose si abbassa, e in questa fase della carriera già solo una singola stagione conta – considerando anche fattori incidentali come infortuni. Per massimizzare i guadagni, un accordo a lungo termine è l’opzione migliore per il giocatore, e non ci rinuncerà facilmente:

  • Sacramento Kings: Marc J. Spears li ha da subito definiti “dark horse” nella corsa al giocatore. Secondo quanto riportato da Adrian Wojnarowski ieri notte (e come confermato da fonti locali, per esempio il giornalista James Ham) Kings e Bulls starebbero discutendo una sign&trade cercando di coinvolgere una terza squadra, dal momento che Chicago non ha intenzione di ricevere indietro stipendi onerosi: secondo le ultimissime, la terza squadra disposta a facilitare le operazioni sarebbero i San Antonio Spurs. Questa si prospetta la svolta decisiva, tanto che Shams Charania ha rivelato in queste ore che il giocatore andrà a Sacramento nel weekend e che sarebbero addirittura cominciati gli incontri faccia a faccia fra le parti per chiudere l’affare.
  • Los Angeles Lakers: un po’ ovvia e un po’ chiamata. Il matrimonio tra i gialloviola e DeRozan, seguendo i milioni di rumors degli ultimi anni, “s’ha da fare”, per citare Manzoni, ma non è mai arrivato il momento giusto. Lui non ha mai nascosto il voler giocare a casa sua, essendo nato a Compton, cittadina a 37 minuti di macchina da LA, e aveva anche affermato che prima di firmare per i Bulls fosse disponibile ad andare a giocare con i Lakers anche con una MLE. Una sign&trade dovrà risultare in un contratto di almeno tre anni, ma a cifre inferiori a quelle che vuole DeRozan, stando a K.C. Johnson – che menziona anche la possibilità vagliata da Woj di un accordo di un anno al prezzo, appunto, di $12.9 milioni. Tutto sta nel capire se sarà possibile quest’ultimo scenario: i Lakers hanno inseguito, ma perso, sia Harden che Klay Thompson, per i quali LeBron James sembrava disposto anche a un taglio di stipendio; adesso, però, stando alle ultime, The Chosen One firmerà il full max. Magari la voglia di giocare a casa e con la maglia dei Lakers potrebbe far cambiare idea a DeRozan sulla MLE ma, senza un aiuto da parte di LeBron, i Lakers non avranno comunque la possibilità di sbloccarla, se non tagliando successivamente circa $25 milioni in stipendi.
  • Miami Heat: anche qui sembra esserci interesse da ambo le parti, ma è altrettanto difficile. Gli Heat sono sopra il primo apron e necessitano di scendere al di sotto di questa soglia per poter fare sign&trade. Quindi le strade sono due: la prima è la più complicata e vede DeRozan accettare la loro MLE da 5.2 milioni di dollari o addirittura un minimo salariale, piuttosto impensabile. La seconda strada resta comunque complicata, ma più verosimile e vede gli Heat scambiare un loro giocatore con un contratto ricco (Herro, Rozier o Robinson) a una squadra con tanto spazio salariale in cambio di una pick – strategia, questa, proposta da Barry Jackson di Miami Herald – per aprire la piena Mid-Level Exception, che non è detto DeRozan sia disposto ad accettare. Insomma, anche qui, la strada più “facile” da percorrere sembra consistere in un taglio al payroll fino a sbloccare la sign&trade sotto al primo apron.