
Questo contenuto è tratto da un articolo di Shawn Windsor per Detroit Free Press, tradotto in italiano da Marco Barone per Around the Game.
Uno di questi giorni, l’NBA sbaglierà una chiamata – o ne mancherà una del tutto – che deciderà un titolo. Questo cambierebbe la storia. Per non parlare di legacy, posti di lavoro e contratti. Una chiamata che determina quale città riceverà una parata e generazioni di ricordi. Domenica pomeriggio alla Little Caesars Arena non era quel giorno, per evitare che qualcuno pensi che i Detroit Pistons siano al momento legittimi pretendenti al titolo. Eppure la posta in gioco per questa giovane e bella squadra non dovrebbe alterare il concetto di giustizia: i Pistons sono stati derubati.
Portati a spasso. Fregati. Fottuti. Usate il gergo che volete. Si sono anche battuti da soli, certo, entrambe le cose possono essere vere allo stesso tempo. In una partita decisa per un misero punto, è facile individuare una serie di momenti che sono costati ai Pistons Gara 4 del primo turno dei playoffs NBA contro i New York Knicks: catturando un rimbalzo a sei minuti dalla fine, Mikal Bridges non ha la possibilità di segnare un tiro da tre, riducendo a tre il vantaggio da 79-73. Jalen Duren ha avuto quel rimbalzo in mano, Josh Hart glielo ha strappato di mano.
Basta segnare un tiro da 3 punti non difeso invece di buttare la palla fuori dal campo, come ha fatto Ausar Thompson a poco più di sette minuti dalla fine, quando è andato in penetrazione, si è girato e ha lanciato la palla verso il vuoto invece che in mano a un Malik Beasley del tutto libero. Beasley era caldo in quel momento, e poi Jalen Brunson ha realizzato un layup dall’altra parte. Oppure bastava smettere di palleggiare attraverso i raddoppi, come ha cercato di fare Cade Cunningham nel finale di partita, con conseguente ribaltamento del risultato. Oppure bastava smettere di guardare la palla in aria e fare tagliafuori.
Oppure, continuando, che ne dite di provare un semplice layup quando la sirena sta per suonare? Dennis Schröder avrebbe potuto farlo, dopo aver rubato palle a Brunson e innescato il contropiede a pochi secondi dalla fine del terzo quarto. Eppure, mentre correva verso il canestro senza nessuno davanti, ha deciso di rallentare, girarsi e passarla a Tim Hardaway Jr. per una schiacciata. La schiacciata non è stata contata, perché il cronometro era scaduto da un decimo di secondo.
Quindi, sì, ci sono stati momenti – molti momenti – che i Pistons rimpiangeranno guardando i video. Avevano un vantaggio di 11 punti nel quarto periodo e anche se partivano in svantaggio contro i Knicks – New York ha due grandi shot maker contro uno di Detroit – Gara 4 era loro e avrebbe dovuto essere loro. Impareranno da questo. A meno di una rimonta miracolosa dal 3-1 di svantaggio, questa lezione brucerà in offseason.
Eppure, ogni squadra commette errori in ogni partita, e ogni allenatore vorrebbe indietro alcune giocate… o decisioni. Sebbene nessuna squadra abbia diritto a un arbitraggio perfetto – gli arbitri meritano la grazia di essere umani – la Lega deve modificare il proprio processo di revisione per assicurarsi che finali come quello di Gara 4 non si ripetano. Non ci vorrebbe molto.
Ricapitolando: a 7.1 secondi dalla fine della partita, con i Pistons in svantaggio per 94-93, Cunningham tira da poco oltre la linea di tiro libero. Sbaglia. Nel tentativo di recuperare il rimbalzo, la palla schizza lungo la linea di fondo e nell’angolo, dove Hardaway la raccoglie. Fa una finta mentre Hart gli vola addosso, poi si alza e tira. Hart urta Hardaway, ma gli arbitri non fischiano. Il pallone è caduto fuori dal ferro allo scadere del tempo. Partita finita.
Tutto è sembrato così semplice all’indomani, quando gli ufficiali di gara hanno esaminato il filmato e hanno stabilito di aver commesso un errore:
“In tempo reale, è stato giudicato che Josh Hart avesse effettuato una giocata difensiva legale. Dopo la revisione post-partita, abbiamo osservato che Hart effettua un contatto corporeo più che marginale con Hardaway Jr. e avrebbe dovuto essere fischiato un fallo.”
Questo è ciò che David Guthrie, il capo della terna, ha dichiarato dopo la partita, ed è doloroso per tutti coloro che amano i Pistons. Tuttavia, la frase chiave è “postgame review”. Le regole dell’NBA dovrebbero consentire la revisione durante la partita dei falli non fischiati, proprio come avviene per i falli effettivamente fischiati. Che rientri nei parametri di ciò che un allenatore può contestare. La lega non deve nemmeno concedere agli allenatori un maggior numero di challenge, se si teme di rallentare ulteriormente il gioco.
E negli ultimi due minuti? Non dovrebbe essere necessario alcun challenge. Gli arbitri dovrebbero ricontrollare qualsiasi chiamata che sia dubbia. Una deriva pericolosa? Forse. Ma ne vale la pena. La posta in gioco è troppo alta. Forse l’errore di Gara 4 non ha fatto deragliare la corsa al titolo dei Pistons, ma la differenza tra essere sotto 3-1 e pareggiare 2-2 in una serie è significativa. Anzi, più che significativa.
Ora, si parte dall’assunto che Hardaway avrebbe realizzato almeno due dei suoi tre tiri liberi (i suoi piedi erano dietro la linea dei 3 punti quando ha tirato la palla) se fosse stata fatta una chiamata corretta. Si tratta di un’ipotesi piuttosto sicura, considerando che ha tirato l’85.5% dalla linea della carità durante la stagione regolare. La pressione avrebbe portato a due tiri sbagliati? O addirittura tre? È possibile, certo. Ma anche in questo caso, la partita merita di essere decisa dai giocatori, non dagli ufficiali di gara, almeno quando possibile.
Quindi, sì, i Pistons hanno commesso troppi errori nel quarto quarto. E sì, hanno impiegato troppo tempo per rispondere al livello di intensità e fisicità dei Knicks. Ma una volta che l’hanno fatto, sono rientrati in partita, hanno strappato il vantaggio e, nonostante i loro errori, si sono dati la possibilità di vincere nel momento finale.
Gli arbitri hanno tolto loro questa possibilità. Con tutta la tecnologia disponibile e con un sistema di review già in atto, questo non può continuare a succedere. È necessario apportare delle modifiche, e non ci vorrebbe molto. La storia è quasi sempre in gioco.