La March Madness è arrivata alla finale con l’esito più prevedibile: i due college più prestigiosi del basket femminile a confronto. Geno Auriemma a caccia del 12esimo titolo, Dawn Staley vuole la doppietta. Paige Bueckers vuole l’anello nell’ultima gara della sua carriera al college.

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Come ogni anno dalle sue prime apparizioni, anche quest’anno nessuno è riuscito a centrare il bracket, il gioco che consiste nell’indovinare tutti i risultati della March Madness e che appassiona sempre tanti appassionati e appassionate di basket ogni maledetto marzo. Nonostante ciò, la finale del campionato di college basket femminile è quella più scontata. I due college più prestigiosi, guidati dai due coach più titolati, si sfideranno a Tampa domenica 6 aprile, alle 21 ore italiane.
Si tratta, come detto, di un esito piuttosto prevedibile, ma è stata comunque una March Madness non priva di sorprese. Quella più grande, nonché la più dolorosa per Southern California e per tutti i tifosi e le tifose, è stata la rottura del legamento crociato anteriore per JuJu Watkins, una delle future stelle del basket mondiale.
Al primo quarto della gara contro Mississippi State, nel secondo turno della March Madness, i Trojans dell’università della Southern California erano già comodamente avanti di 11 punti quando Watkins si è accasciata a terra. Quel momento ha sancito la fine della stagione per la guardia losangelina, ma anche per i Trojans, che dopo due facili turni hanno trovato sul loro percorso gli Huskies di Geno Auriemma e sono stati sconfitti senza molte speranze.
La famiglia reale del basket, nello stato e nella città capitale mondiale della palla a spicchi, gli Huskies di Hartford, Connecticut, hanno fame di vittoria. Malgrado siano per distacco il college più vincente del college basket femminile, il successo manca dal 2016, quando terminò il ciclo leggendario di Breanna Stewart, l’ala piccola che vinse quattro titoli su quattro nella sua carriera al college. Da allora, UConn è sempre arrivata alle Final Four, ad eccezione del 2023 quando fu eliminata da Ohio State, nell’anno in cui la stella di Caitlin Clark cominciò ad attirare le attenzioni di tutto il paese.
La carriera universitaria di Clark si concluse un anno fa nella finale contro le South Carolina Gamecocks, con il finale amaro per Iowa. Ma, del resto, il college di Columbia è diventato un’istituzione del basket femminile sotto la guida di Dawn Staley. Entrata nella Naismith Hall of Fame nel 2013, dal 2008 guida le Gamecocks con grande successo, avendo vinto già tre anelli. Negli anni è stata capace di portare nel suo college giocatrici di altissimo livello come A’ja Wilson, MVP della passata stagione di WNBA, Aliyah Boston, Allisha Gray.
Quest’anno South Carolina è arrivata in finale senza particolari patemi, complice un cammino tutto sommato agevole. La sfida più impegnativa è stata contro le Duke Blue Devils della ottima Toby Fournier nelle Elite 8, vinta comunque di 11 punti. Con una Te-Hina Paopao pronta a fare il grande salto nella WNBA dopo un’ottimo torneo, e una MiLaysia Fulwiley che si è conquistata sempre più spazio dimostrando di reggere bene la pressione, arrivano in finale da squadra matura che sa di avere tutte le carte in regola per fare la doppietta.
La curiosità attorno a questa March Madness era dovuta anche al fatto che si tratta della prima edizione dopo l’addio di Clark, approdata alle Indiana Fever tra le professioniste. Le sue partite con il college del suo stato, l’Iowa, sono state un evento nazionale, culminato con il record di 18 milioni di spettatori medi nella finale del 2024. Quest’anno, i dati delle Final Four sono stati molto più bassi (circa 7 milioni di spettatori in meno), ma si è trattato comunque delle terze Final Four più viste di sempre, con 3,9 milioni di spettatori medi. Questo in gran parte grazie alla presenza di giocatrici ormai molto famose come Hailey Van Lith, arrivata al terzo college della sua carriera, TCU, con cui ha giocato ottime partite prima di soccombere ai quarti di fronte alle Texas Longhorns. E soprattutto Paige Bueckers, che vuole chiudere la sua storia con le Huskies con un anello.
La sua carriera universitaria è stata piuttosto travagliata. Entrata al college nella classe del 2020 insieme a Clark, Angel Reese, Cameron Brink e tante altre, ha mostrato da subito il suo eccezionale talento, ma nel suo secondo anno si è dovuta operare a seguito della rottura del crociato, come Watkins. Questo le ha dato il diritto a disputare due stagioni in più nel college. Una a causa del Covid, che ha condizionato fortemente il primo anno della carriera, e l’altra proprio a causa del grave infortunio.
Bueckers, quindi, avrebbe ancora una stagione da giocare al college, ma a quasi 24 anni ha deciso che è arrivato il momento di fare il grande salto, e durante la March Madness ha annunciato l’intenzione di dichiararsi eleggibile al Draft, a differenza della compagna di squadra Azzi Fudd. È anche per questo motivo che UConn, quest’anno, vuole fare sul serio. Fin dalla prima gara del torneo, le Huskies hanno giocato al meglio delle proprie possibilità, e Bueckers sta viaggiando a una media di 26,4 punti a partita, con il suo record personale di 40 punti raggiunto contro Oklahoma. È anche il record di UConn per il torneo NCAA: nessuna Husky, prima di lei, era mai arrivata a quella cifra. È piuttosto difficile avere per sé qualche record in un college che nella sua storia ha avuto giocatrici come Diana Taurasi, Sue Bird, Maya Moore, Napheesa Collier, l’élite del basket mondiale.
L’anno scorso Bueckers e le Huskies sono arrivate a pochi centimetri dalla finale, con un illegal screen molto leggero fischiato contro e una furbata di Caitlin Clark, che ha approfittato di un’istante di disattenzione di Bueckers per rosicchiare qualche fatale centesimo di secondo sullo scadere. Clark, tuttavia, non è riuscita a coronare il sogno di vincere un anello con il proprio college. Bueckers ha una sola, ultima partita per farlo.