
Vi ricordate il report di Adrian Wojnarowski nel Natale 2022 che preannunciava un possibile ritorno di James Harden ai Houston Rockets nella free agency 2023? Quasi 2 anni esatti dopo, si parla ancora della storia d’amore fra il Barba e la franchigia texana, sulla quale è tornato Ime Udoka, attuale coach dei Rockets, rispondendo alle domande di Sam Amick su The Athletic proprio riguardo a quell’estate 2023, quando – collaborando assieme al GM Rafael Stone – l’allenatore stava apparecchiando il suo arrivo sulla panchina di Houston, cercando di costruire il nucleo a lui più congeniale possibile. Al tempo furono spinti a desistere Harden e altri veterani per i seguenti motivi – gli stessi, come rivela The Athletic, per cui non si cercherà uno scambio per il 35enne Jimmy Butler:
Udoka aveva già allenato Harden come assistente durante il periodo trascorso insieme ai Brooklyn Nets e ha allenato contro di lui per anni a San Antonio, Philadelphia e Boston. C’era grande rispetto per Harden e per il suo gioco, ma non era semplicemente il giusto fit. Se il piano era quello di costruire un juggernaut difensivo con un attacco equilibrato – e lo era – allora l’aggiunta di un ball-dominant sì fra i più grandi di sempre, ma che non è mai stato famoso per la difesa, non era la strada giusta. Udoka afferma:
“La cosa alla quale ho dato la priorità per noi è: ‘Cosa si adatta meglio ai nostri giovani per continuare a crescere?’. Ma anche, per rispetto nei confronti di James [Harden], gli ho detto: “Sei nella fase in cui vuoi vincere, e noi non ci siamo ancora arrivati”. E non era solo James. Quell’estate avevo cinque o sei veterani andati poi in squadre di livello che volevano venire qui, e ho detto a tutti la stessa cosa. Sono andati tutti in altri posti, c’erano Golden State, Milwaukee, Phoenix e tutte queste squadre che volevano che andassero lì. Io ho detto loro: ‘Non siamo ancora arrivati lì. Andate a cercare di vincere un titolo”. Quindi, si è trattato solo di fit e di capire a che punto fossimo … I nostri (giovani) ragazzi avevano bisogno di fare pratica.”
James Harden ha giocato solo 8 gare con la canotta dei Rockets nella stagione 2020/21, prima di essere scambiato in direzione Brooklyn Nets. Quella lasciata in Texas è stata una vera e propria devastazione: 17 vittorie quell’anno lì, 20 quello successivo e 22 nel 2022/23, stagione alla fine della quale è subentrato Ime Udoka. Quest’ultimo, reduce dal travagliato licenziamento da parte dei Celtics, ha rimesso letteralmente in piedi una franchigia, contribuendo a creare un “ibrido” composto di giovani promettenti e veterani, senza strapagare nessuno e senza figure troppo polarizzanti – le firme di Dillon Brooks e Fred VanVleet proprio in quell’estate ne sono il manifesto. Alle 41 vittorie dello scorso anno, chiuso all’11esimo posto – appena fuori dalla zona Play-In, dopo una rimonta clamorosa nel mese di marzo con 13 successi (11 di fila) in 15 partite – sta seguendo un inizio di stagione clamoroso da 3° posto nella Western Conference, con un record di 17-9 e un’uscita più che positiva in semifinale di NBA Cup, facendola sudare fino all’ultimo minuto ai leader dell’ovest, i Thunder. I Rockets sono passati dal penultimo posto nella Lega per Defensive Rating del 2022/23 al 9° nel 2023/24 e al 2° attuale, confermando l’idea iniziale espressa di Udoka riguardo ai dubbi sulla firma di Harden. Comprensibile, inoltre, la sincerità nell’affermare che Houston non avesse ancora il materiale umano per puntare abbastanza in alto, affrontando così un anno di formazione che sta già restituendo succosi frutti in questo avvio di stagione – e che sembrano poter solo maturare. Ecco, a tal proposito, chissà cosa direbbe Ime Udoka a James Harden se quest’ultimo decidesse di rifiutare la player option da $36 milioni disponibile a fine stagione per diventare free agent e proporsi a una Houston reduce da una buona run Playoffs, magari a cifre ridotte. Mai dire mai.
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