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Alle 21 circa di ieri sera, l’affare-Porzingis sembrava ufficiale: il lettone ai Celtics, in uno scambio a tre squadre che coinvolgeva gli Wizards e i Clippers. Poi, il clamoroso dietrofront, con Los Angeles che si è tirata indietro dal deal (a causa delle condizioni fisiche di Brogdon, secondo Marc Stein), la stretta di mano che è saltata e l’imminente deadline legata alla player option di KP. Alla fine, però, la trade è stata conclusa grazie alla collaborazione dei Grizzlies (qui tutti i dettagli), con conseguente opt-in di Porzingis.

Continua, quindi, lo smantellamento dei Washington Wizards, che dopo Bradley Beal nel giro di pochi giorni hanno ceduto anche “The Unicorn”. L’incasso complessivo, a dir la verità, non è granchè in relazione allo status dei due giocatori ceduti, a causa della no-trade clause di Beal che ha limitato il raggio d’azione del front office prima, e per la situazione contrattuale di Porzingis poi. L’intento nella Capitale, peró, è chiaro: un “reset” totale (tutti i contratti acquisiti sono in scadenza: Chris Paul, Landry Shamet, Tyus Jones, Danilo Gallinari, Mike Muscala), ed è probabilmente il preludio di altri movimenti. Fine di un’era, si riparte da zero.

E così, si chiude anche un’altra era, quella di Marcus Smart ai Boston Celtics. All’improvviso, dopo quasi un decennio al TD Garden e dopo il tweet pubblicato ieri sul profilo ufficiale dei bianco-verdi, che non sembrava proprio suggerire una partenza imminente:


Per Smart – e il suo contratto in essere, un quadriennale da $75M in scadenza nel 2026 – inizierà quindi a Memphis una nuova avventura, dopo essere stato per anni il cuore pulsante dello spogliatoio di Boston, prima con Brad Stevens, poi con Ime Udoka e infine con Joe Mazzulla. L’ex Difensore dell’Anno per i Grizzlies è evidentemente una scelta “culturale”, dettata dalla ricerca di leadership e stabilità in spogliatoio, ma anche tecnica, considerando l’addio annunciato di Dillon Brooks.

I Celtics, per consentire tutto ciò, hanno dovuto reinventare lo scambio all’ultimo minuto, ma ne escono piuttosto bene, ottenendo in cambio di Smart (e i contratti di Gallinari e Muscala) il lettone e due scelte al Draft. Il front office ha dato così seguito all’intento di sacrificare un pezzo del proprio backcourt (non Brogdon alla fine, ma Smart) per aggiungere Porzingis al proprio reparto lunghi. Avevamo spiegato il perchè ieri sera, dopo l’annuncio della trade:

Boston si conferma intenzionata a investire sul tiro da tre punti, sacrificando un giocatore come Brogdon, che in stagione aveva fatto molto bene, vincendo anche il Sixth Man of the Year, e soprattutto capace di creare sporadicamente qualcosina a metà campo, per un unicorno, comunque reduce dalla miglior stagione in carriera, stando ai numeri. Il tenore a Washington ha fatto molto bene al lettone, che ha aumentato la produzione dal post e attaccato meglio i closeout, facendo anche alcuni passi avanti dal punto di vista difensivo. In generale, salvo problemi di integrità, Porzingis si è rivelato un discreto rim protector e un difensore sostenibile in drop coverage sul pick&roll, sebbene molto limitato in termini di mobilità. Offensivamente, poi, il talento non si scopre certo oggi. Non il fit perfetto per quelli che sono i bisogni dei Celtics per compiere il passo successivo ai Playoffs, soprattutto in termini di creation a difesa schierata, ma aggiunta che potrebbe integrarsi perfettamente nel sistema offensiva di Boston e di Joe Mazzulla fin da subito in stagione.

Infine, la situazione di Danilo Gallinari, che saluta Boston senza neanche una partita giocata in maglia Celtics. Ora, è tutto da vedere se scenderà in campo o meno con quella degli Wizards: come detto, nella capitale è stata avviata la ricostruzione, e in questo contesto il Gallo – prossimo al 35esimo compleanno e reduce da un anno di assenza, peraltro – ha ben poco senso. Che avvenga nell’immediato (waive) o più avanti, la domanda sul futuro di Danilo è più che altro se lo vedremo ancora in NBA, o se ci possiamo aspettare un ritorno in Europa nella prossima stagione.