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Questo articolo è una traduzione autorizzata. La versione originale è stata scritta da Ben Paradis e pubblicata su Celtics Blog, tradotto in italiano da Marco Marchese per Around the Game.


42 punti, 8 rimbalzi, 4 assist, 4 palle rubate, 2 stoppate ed il tutto con il 57% dal campo: si stava delineando una delle prestazioni masterpiece della carriera di Jayson Tatum, messa in scena in un Madison Square Garden perfettamente agghindato per l’occasione dei Playoffs. E poi, ad un tratto si è adagiato al suolo dolorante. Tutti gli indizi portavano alla triste conferma ricevuta ieri in serata, ovvero alla rottura del tendine d’Achille, il peggior scenario possibile. Questo tipo di infortunio non mette termine solo alla stagione di un cestista o un atleta in generale, ma può finire a rimodellarne l’intera carriera. Per chiunque abbia seguito la crescita di Jayson Tatum da diciannovenne con gli occhioni grandi ai primi passi in NBA fino all’essere l’uomo-franchigia dei Boston Celtics, questa notizia non può che far male. 

Da quando è stato selezionato al Draft Tatum ha rappresentato gli ideali di costanza ed eccellenza. Si trova in testa alla classifica per minutaggio di gioco in NBA, conducendo con circa 300 minuti di vantaggio, un chiaro segno della sua resistenza e del suo dominio. Sin dal 2020 si trova in testa alla classifica dei punti segnati, vittorie, minutaggio, plus/minus e partite con più 30 punti segnati, tutte statistiche relative ai Playoffs. E poi secondo per quanto riguarda rimbalzi e assist. E per finire, appartiene a JT il record di punti segnati ai Playoffs all-time prima di aver compiuto 27 anni. Ma con Tatum non si è mai trattato solo di mere statistiche. Si rifiuta di star seduto, anche durante i periodi d’infortunio. Giocando su ogni botta, contusione e tipo di problema fisico, Tatum ha saltato solo 1 partita di Playoffs in 8 stagioni. Si è guadagnato di diritto il titolo di NBA Iron-Man. Ha trascinato i Boston Celtics sulle sue spalle per quasi una decade. Tuttavia, adesso sarà obbligato a stare a guardare dagli spalti. 

Ma questa non è la fine di Jayson Tatum: è più un volta-pagina, l’inizio del Secondo Capitolo del romanzo narrato da JT. Molti affermano che i cestisti NBA arrivino al loro prime attorno ai 27 anni. Tatum ha compiuto 27 anni appena due mesi fa – e si è già creato i presupposti per un futuro in Hall of Fame. C’è chi potrebbe definire pessimo il tempismo di quest’infortunio, mettendo a repentaglio la sua carriera in ascesa proprio appena prima di raggiungerne il picco massimo. Ma per chi conosce e ha visto giocare Jayson Tatum una cosa è chiara: questa non sarà la sua fine. Quest’infortunio, anzi, lo rafforzerà rendendolo intangibile. Perché le sue performance migliori sono arrivate quando JT si è trovato con le spalle al muro: 51 punti in Gara 7 contro i Philadelphia 76ers nel 2023; 46 punti contro i Milwaukee Bucks in Gara 6 del 2022. E adesso anche la performance che stava mettendo in piedi lunedì al Madison Square Garden, che probabilmente sarebbe stata una delle sue migliori in carriera. 

Jayson Tatum ha abituato i suoi tifosi a vederlo riuscire dove gli altri hanno fallito. Questo tratto, in questo periodo di tumulto, non può che valere ancor di più. Se esiste davvero una persona in grado di riprendersi dopo un contraccolpo tanto grande, questa è proprio Jayson Tatum. Quando lo #0 tornerà sul parquet non si tratterà solo di un lieto ritorno, sarà un vera e propria resa dei conti. La prossima pietra miliare della sua legacy. Se il Primo Capitolo della sua saga è stato indimenticabile, il numero Due sarà certamente leggendario. Il corpo può infortunarsi, la leggenda? La leggenda non va in frantumi. Rimettiti presto, Jayson.


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