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Nessuno gioca come la Germania in questa World Cup 2023 e, per una volta, il campo ha riconosciuto il merito. Sì, perché forse forse solo la Lettonia propone una pallacanestro tanto organizzata e spettacolare, quanto organizzata ed efficace, e non è un caso che sia andata a un tiro di distanza dal superare proprio i tedeschi. Perfino Team USA, che ha alternato uno strapotere disarmante e periodi di vuoto nel corso del torneo, si è dovuto arrendere, nonostante 5 o 6 minuti finale che, da soli, stavano per rimediare agli altri 35 di piena passività.

La formazione di coach Steve Kerr è scesa in campo con il peggior approccio possibile contro la squadra che, appena 48 ore fa sul nostro canale Playback, abbiamo definito quella maggiormente organizzata a giocarsela con gli americani. E il bello è che questo non toglie nulla ai tedeschi, che hanno messo su un piano partita perfetto sulle due metà campo, sfruttando alla perfezione il proprio personale contro i tanti quintetti statunitensi e mettendoli in difficoltà in uno dei loro punti forti: la transizione. Un Daniel Theis stellare (21 punti, 10/15 dal campo), coordinato quasi sempre dai due Johannes, Voigtmann e Thiemann, ha fatto valere la propria stazza sprintando spesso alla ricerca del miglior accoppiamento possibile, costringendo Team USA o a falli, o a situazioni come la seguente. Saranno 20 i punti in contropiede della Germania a fine partita e 25 quelli da seconda opportunità, anche grazie ai 12 rimbalzi offensivi per la Germania, sempre piazzata meglio in campo.

Inoltre, oggi i quintetti con Paolo Banchero o Jaren Jackson Jr. da 5, circondati da personale più leggero (Hart e Bridges), non sono riusciti a pareggiare la fisicità dei tedeschi soprattutto in fase difensiva, metà campo nella quale si sono decise sostanzialmente tutte le altre partite grazie ai cambi continui. Questi non hanno funzionato perché la Germania ha fatto i compiti a casa, iniziando spesso l’azione nei primi secondi e mettendo nel frullatore di varie “Pistol” Action screen navigator non troppo reattivi (Haliburton, Brunson) o comunque pigri (Edwards): i 24 punti di Andreas Obst, tra cui i 3 decisivi, sono arrivati quasi sempre da ottimi tiri, tra cui anche un paio di falli dietro la linea da tre, proprio perché gli americani si sono trovati sempre all’inseguimento. In alternativa, tagli “Iverson” seguiti da un cross-screen a centro area o il classico Shuffle per forzare il mismatch o uscite continue sul lato.

Dal punto di vista difensivo gli Stati Uniti sono durati pochissimo con la classica coverage profonda di JJJ, distrutta dai tedeschi, e hanno sofferto altrettanto dall’altra parte. L’attacco a metà campo americano ha puntato molto sulla creazione del vantaggio immediato e sulla solita transizione fulminante – frutto anche di una zone press nel primo tempo elusa un paio di volte bene dalla Germania, ma che ha comunque generato qualche stop.

Tornando alla creazione del vantaggio, i tedeschi sono stati molto coraggiosi nell’accettare i cambi, talvolta fin troppo, coadiuvandoli però a aiuti sempre pronti sul lato debole e a continui stunt sul lato forte, che hanno messo in difficoltà i principali palleggiatori come Brunson o Edwards, raddoppiando quest’ultimo quando necessario e sempre con i tempi giusti. L’enorme attenzione impiegata si nota anche nella giocata decisiva della gara dopo la tripla di Obst e prima del dagger di Schroder, con l’assurda stoppata di Isaac Bonga.

Insomma, una Germania che andrà a prendersi la prima finale di World Cup nella propria storia, e non potrebbe farlo più meritatamente di così, dopo aver giocato un torneo straordinario e incredibilmente attento sulle due metà campo. Resta solo la Serbia, che ha scioccato il Canada poche ore fa, tra i tedeschi e un traguardo storico.