
Il caso clinico di Lonzo Ball è il più tribolato della storia recente in NBA. 0 presenze in campo dal 14 gennaio 2022 e ben 3 operazioni, tantissimo tempo perso per cercare di capire dove fosse il problema, probabilmente colpevole incompetenza dello staff medico dei Bulls o del personale qualificato, e notizie su notizie che si sono accavallate. Come quella recente, rivelata dallo stesso giocatore su ‘The WAE Show’: “Tutto è iniziato con un primo infortunio al menisco quando ero ai Lakers, la prima lacerazione, poi ne sono arrivate altre due, al punto che non era più rimasto alcun menisco, osso contro osso. La cartilagine se ne è andata e l’osso si è rovinato, perciò ho dovuto ricevere un nuovo menisco da un donatore, fare un allotrapianto osseo e inserire anche nuova cartilagine. Questo fino a che non sono guarito e, adesso, pronto a tornare in campo. Ma ci sono voluti, non so, 14 o 15 mesi, e per tutto il tempo prima abbiamo cercato di capire quale fosse il problema, abbiamo praticamente buttato un anno. Ma adesso eccoci qua.”.
Un problema, dunque, che affonda le proprie radici già nella stagione 2019, quando il giocatore si trovava ancora a Los Angeles, riaggravatosi di recente. Il fatto che, per sua stessa ammissione, Lonzo Ball sia pronto a tornare è qualcosa di davvero rassicurante (già QUI c’era ottimismo), sebbene resti da capire quali saranno le sue condizioni. Probabilmente non esistono precedenti di cestisti tornati dopo un trapianto sia di menisco, che di cartilagine, pertanto sarà da determinare la fragilità della zona e quanta forza ancora abbia possibilità di impiegare tramite e su la gamba sinistra. Al di là di questi dubbi e paure, però, vederlo di nuovo con la canotta numero 2 dei Chicago Bulls addosso non potrebbe che riscaldare il cuore di qualunque fan, specialmente già dalla opening night.