Golden State Warriors
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Altro anno, altre Finals, altro titolo, il quarto nelle ultime 8 stagioni. Basterebbe questo per riassumere l’impatto che la dinastia dei Golden State Warriors ha avuto sulla pallacanestro contemporanea.

Ancora una volta, gli anelli finiscono nella Baia: bastano 6 gare agli uomini di di Steve Kerr per battere dei Boston Celtics che perdono comunque a testa molto alta.

Qui abbiamo riassunto i momenti salienti della conferenza stampa di squadra nel post-partita, mentre QUI trovate le parole integrali di Stephen Curry, nuovo Finals MVP.


STEVE KERR

Cosa rende questo titolo diverso dagli altri?

Sono tutti unici, speciali. Questo è stato probabilmente il più inaspettato, visto dove eravamo negli ultimi 2 anni. Tanti punti di domanda, da Klay a Draymond e Steph. Tanti giovani, un nuovo core.

Ma è stato speciale vedere ragazzi come Wiggins, Looney e Payton impattare in questo modo. Anche Jordan Poole ha fatto lo stesso. Ci vuole un lavoro di squadra incredibile per questo.

Hai visto molti grandi giocatori in carriera. Tra questi, Steph ti lascia ancora a bocca aperta come il primo giorno?

Sì, ciò che fa è diverso dagli altri grandi giocatori di questa Lega. L’ho detto molte volte, mi ricorda Tim Duncan: entrambi sono giocatori diversi dagli altri: umanità, talento, umiltà, fiducia…un insieme di combinazioni che fanno sì che tutto vogliano vedere vincere questo tipo di giocatori.

E ovviamente sono fiero di tutti qui dentro. Molti hanno avuto un grande impatto, ma senza Steph niente di tutto ciò sarebbe accaduto. Proprio come con Timmy a San Antonio. Questo titolo è il coronamento di una carriera già incredibile. 

Jeff van Gundy ha detto che questo è il gruppo con meno talento tra i 4 che hanno vinto il titolo con Golden State nell’era recente. Come avete fatto ad arrivare fin qui di nuovo, contro una difesa come quella di Boston?

È tutto relativo. Forse c’è qualche similitudine con il 2015, siamo comunque molto talentuosi. Abbiamo difeso benissimo, specialmente nelle ultime 3 gare. I Celtics avevano la migliore difesa in NBA, ma noi non siamo stati da meno.

Anche Curry ha giocato con un’intensità difensiva paurosa. Green è stato il leader, e Wiggins, Payton, Looney ed il ritorno di Klay ci hanno aiutati molto. Sono fortunato di aver fatto parte di tutto questo nella mia carriera.

Klay Thompson ha superato ogni ostacolo, ed ora è di nuovo campione NBA.

Ha attraversato di tutto. Giocare dopo due anni così è stato difficile. Il suo ritorno è stato speciale, ha avuto un grande significato per l’organizzazione e, ovviamente, per ciò che sa fare in campo. È ancora un grande two-way player, siamo davvero contenti per lui.


ANDREW WIGGINS

Cosa significa essere campione NBA? 

È bellissimo, pazzesco. Lavori così tanto e impieghi così tanto tempo per essere qui ed il risultato è essere campione. Non c’è niente di paragonabile… ed ora festeggio come un pazzo! 

Che ruolo hanno avuto i veterani nella tua stagione?

Mi hanno stimolato, tutti. Dray, Klay, Steph, Andre, tutti i veterani mi hanno sfidato quotidianamente. Ogni volta che mettevo piede in campo mi sfidavano, ed è una cosa motivante. Parliamo di futuri Hall of Famers. Qualunque sfida mi mettano davanti la voglio completare per provare il mio valore e guadagnare il loro rispetto. 

Cosa significa vincere dopo quello che ti hanno detto in carriera? 

Non riesco a descriverlo. Ogni giorno quelle cose mi motivano. È un fuoco per me e volevo dimostrare a tutti che si sbagliavano. Ora sono un campione. Tutti hanno sempre qualcosa da dire, ma ora qualunque cosa dicano devono aggiungere che sono un campione.


DRAYMOND GREEN

Quanto è bello condividere questo titolo con i tuoi figli?

Una delle mie motivazioni per tornare ad alti livelli è sempre stata la loro età: non erano abbastanza grandi da ricordarsi di me come giocatore. Volevo mostrare loro che potevo arrivare a questi livelli e rifare tutto di nuovo.

La mia famiglia mi guarda sempre, dunque ci tengo a vincere e a giocare bene. Ciò richiede concentrazione, e a volte non vedo mai i miei figli. Oggi non li avevo visti prima della partita. È un sacrificio, lo capiscono solo quando vedono il premio finale. Devo insegnare loro come lavorare, perché se lo fai bene, i risultati arriveranno.

Quanto è stata cruciale la difesa in queste Finals?

Ne abbiamo sempre parlato, è stata una costante per noi. Negli anni del titolo avremo avuto forse la settima od ottava difesa come risultato peggiore.

Un attacco così, verrà sempre apprezzato maggiormente. Ma abbiamo battuto i Celtics grazie alla difesa. Per 4 volte su 6 li abbiamo tenuti sotto i 100 punti. Non vinci senza difesa, e lo sappiamo bene.

Quale aggiustamento hai apportato alla serie per giocare meglio?

In Gara 3 i tifosi mi hanno sorpreso, il loro disprezzo si è unito alla mia prestazione insufficiente. Anche in Gara 4 non ho giocato bene, ma è andata meglio. In realtà, nelle prime due gare ho giocato bene, soprattutto in Gara 2, e mi sono ripetuto in Gara 5.

Oggi, invece, ho dominato. Attenzione a seguire la narrativa, Stephen A. Smith ha detto che nessun titolare alle Finals aveva giocato peggio di me nella storia. Non esageriamo, dai. Ma ne parlerò meglio nel mio podcast.


KLAY THOMPSON

Klay, sei un uomo riflessivo. Cosa ti viene in mente se pensi a questa stagione e alle scorse?

Sentimenti contrastanti. Nel 2019 è stato più facile, non avevo mai avuto problemi fisici e quei 5 anni di corsa ci avevano tolto tanto fisicamente. 

La seconda volta che è successo ero tipo… “Cosa diamine sta succedendo?”. Ma sono rimasto lì, esercizio dopo esercizio. Per così tanti giorni senza toccare un pallone. Poi questa stagione, coi suoi alti e bassi, così come questi Playoffs. A volte sono senza parole, perché so che è stato possibile, ma viverlo… amico mio. Non voglio andarmene, mi voglio godere ogni secondo. So quanto sia evanescente questa sensazione. 

Cosa hai provato sul palco? 

Una sensazione incredibile. Ero così pieno di vita che non volevo lasciare il palco. So quanto sia dura ed essere qua per la quarta volta… beh, devo essere grato ai miei compagni. 

L’ho visto subito. Mi hanno dato del pazzo ma io ho visto il nostro avvio, 18-2, e ho detto “championship or bust”. Abbiamo giocato il nostro basket e sapevo che, inserendomi, avremmo avuto una chance di fare qualcosa di speciale. Incredibile. Wow. 

Ha davvero un sapore diverso come dice Steph? Hanno parlato molto di voi.

Hanno parlato tanto, tanti dubbi. Ma sai cosa? Lo metti nel serbatoio ed è benzina. Sì, ha un sapore diverso. 

Non potremmo essere qui senza i nuovi. Che sia Wiggs, che è qui da qualche parte, o altri. Wiggs mi ha reso la vita molto più facile. Dovevo farlo io il suo lavoro prima e ora lo guardo e penso sia faticosissimo. Devi segnare e marcare la stella avversaria? Cose da pazzi. 

Jordan Poole, col suo miglioramento, Otto e Bjelica dalla Free Agency. Ma Kevon Looney? Un uomo da 22 rimbalzi in una partita. Tutti quanti, anche chi ha avuto pochi minuti come Juan Toscano o Damion Lee, sempre pronti quando necessario e in grado di vincere delle partite in stagione regolare. È una stagione collettiva, e la nostra forza è nei numeri più che mai. 

Non vedo l’ora poi. Questo giocatore dei Memphis Grizzlies ha twittato “Strength in numbers” dopo averci battuto in Regular Season. Mi ha fatto incazzare. Non vedo l’ora di retwittare. Ho dovuto vedere questa cosa… ma che diamine… dai. Scusate, un brutto ricordo. Ci prendi in giro? Non sei mai stato qui, amico, noi sì. Sappiamo cosa serva. Ricordalo. Twitter, ci credi? Io ho la memoria di un elefante e non dimentico. In tanti ci buttavano giù.


ANDRE IGUODALA

Esattamente sette anni fa hai vinto il tuo primo titolo. Cosa è rimasto uguale e cosa è cambiato?

La base è la stessa, è rimasta la stessa ed è forte. Lo senti sempre: “il palazzo dipende dalla forza delle fondamenta.

Come ho detto, Steph, Klay, Draymond, quello che hanno fatto in questa Lega, meritano del credito. Tra cent’anni parlerete dei migliori giocatori, delle migliori squadre, delle fondamenta e questi ragazzi hanno mostrato come si costruisca una squadra da Titolo.

Andre, è il tuo quarto titolo. Cosa lo rende più speciale degli altri?

Questo pesava molto, avevamo molta pressione addosso. Dopo il 2019 sono stati due brutti anni, senza Playoffs, me ne sono andato e sono tornato con un ruolo diverso, e con grandissimi compagni a formare un ottimo supporting cast.

Payton, qui accanto a me, è stato importantissimo, si è guadagnato il suo ruolo. E poi Wiggins, Poole e tutti gli altri. E poi Steph… penso si sia guadagnato il titolo di migliore point guard di tutti i tempi.

La gente discute sui migliori di sempre. Pensando a Curry e al suo impatto sul Gioco, lo collochi nel tuo Mt. Rushmore della NBA?

Al 100%. Non ho mai visto uno con una stazza così dominare e prendersi tutto sulle spalle in finale. L’abbiamo visto tutti, di norma chi domina ha un fisico ben diverso, come Olajuwon, Kobe o LeBron James. Ma Curry è più basso, e fa comunque cose incredibili. Triple da lontano, no-look, canestri dove tira e torna in difesa prima che la palla entri… dobbiamo apprezzarlo, parliamo di talenti generazionali, quando non giocherà ci mancherà molto. Ha cambiato il mondo.