Jonathan Kuminga è entrato nella restricted free agency e si dice che voglia un ruolo più importante in squadra.

Questo articolo è una traduzione autorizzata. La versione originale è stata scritta da Joseph Dycus e pubblicata su The Mercury News, tradotto in italiano da Marco Barone per Around the Game.
Con il draft NBA nello specchietto retrovisore, l’intera offseason degli Warriors orbita attorno a una sola domanda. Che ne sarà di Jonathan Kuminga? L’ala ventiduenne, talentuosa ma incostante, ha ammaliato Golden State con il suo atletismo e il suo scoring, ma l’ha frustrata con i suoi passaggi a vuoto mentali e gli errori facili in campo ormai per quattro stagioni, da quando è stato scelto come numero 7 nel draft del 2021.
La scorsa stagione gli Warriors non hanno trovato un accordo per un’estensione con Kuminga, che avrebbe rifiutato un contratto di 5 anni e 150 milioni di dollari. Dopo un inizio molto positivo, Kuminga ha saltato 31 partite per un grave infortunio alla caviglia. Una volta rientrato, ha faticato a trovare spazio nelle rotazioni con il nuovo acquisto Jimmy Butler.
“L’ho fatto qua e là, ma non è mai stato un ruolo costante, un ruolo costante che mi è stato dato”, ha detto Kuminga a The Athletic – “Succede solo cinque partite sì e dieci no. Voglio che sia un ruolo costante. Perché so quello che so fare. So cosa posso fare”. Dopo essere stato una “healthy scratch” alla fine della stagione regolare e durante alcune partite del primo turno di playoffs contro Houston, ha segnato 18, 30, 23 e 26 punti nelle ultime quattro partite della serie con Minnesota dopo che Steph Curry si era infortunato al bicipite femorale.
Indipendentemente dal fatto che rimanga nella Bay Area o che vada altrove, Kuminga ha fatto capire di desiderare un ruolo di primo piano in una squadra.
“Sento che sono arrivato al punto in cui questa deve essere la mia priorità, essere uno dei ragazzi su cui la squadra fa affidamento. Voglio essere un All-Star. Più volte. Miro a diventare grande. … Ovunque sarò, non importa se agli Warriors o altrove, è una cosa che voglio.”
– Kuminga su The Athletic
La restricted free agency di Jonathan Kuminga è iniziata. Gli Warriors hanno presentato una qualifying offer da 7.9 milioni di dollari all’attaccante 22enne, come ha riferito sabato mattina Anthony Slater dell’Athletic. Se Kuminga accetterà come previsto, le altre squadre potranno negoziare i contratti con l’ex lottery pick a partire da lunedì.
Se dovesse firmare un’offerta molto più vantaggiosa con un’altra squadra, gli Warriors avrebbero il diritto di pareggiarla e trattenerlo. Golden State potrebbe anche facilitare un sign&trade con una squadra interessata – come si sanno già essere Heat e Kings, ma anche Nets e Bulls – che consentirebbe alla squadra di portare in dote più contratti equivalenti al valore del nuovo accordo di Kuminga.
Golden State ha 139 milioni di dollari di stipendio impegnati per Curry, Butler e Draymond Green nella prossima stagione e, con un tetto salariale di 154 milioni di dollari, è certo che gli Warriors entreranno nella luxury tax per completare il loro roster. È probabile che si entri nel primo apron, che comporta una serie di restrizioni quando si tratta di aggiungere giocatori, a 195.9 milioni di dollari, soprattutto se Kuminga dovesse rifirmare a minimo 25 milioni di dollari all’anno.
Ma se gli Warriors lo desiderano, potrebbero orchestrare un sign&trade con la destinazione scelta da Kuminga, portando un pacchetto di veterani a basso costo invece di pagare un solo giocatore l’intero ammontare. Sebbene questa sia un’opzione interessante, anche la scelta di tenere Kuminga è abbastanza semplice.
È l’unico giocatore del roster in grado di sfruttare le sue doti atletiche per arrivare al ferro con una certa costanza, e ha mostrato doti difensive di alto livello in uno-contro-uno nella serie contro i Timberwolves. C’è ancora la possibilità che la fiducia di Kuminga nelle proprie capacità sia fondata e che il giovane sia un All-Star in fase di formaziione, qualcuno che possa dare agli Warriors del materiale dopo-Curry dal quale ripartire.
Ma sta a lui decidere se vuole esprimere il suo potenziale con l’unica squadra che ha conosciuto o con un’altra franchigia disposta a concedergli una dieta costante di tiri e tocchi. “Credo che alla fine, da parte sua, sia lui il libero professionista che deve firmare il contratto”, ha detto Dunleavy – “Quindi, se questo accadrà con noi, rifletterà il suo desiderio di rimanere qui”.