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Questo contenuto è tratto da un articolo di David Dennis Jr. per Andscape, tradotto in italiano da Marco Marchese per Around the Game.


Le separazioni sono sempre dure, ma non sempre sono sinonimo di fallimento. Molte terminano miseramente con cuori infranti, tristezza e spesso astio tra le parti in causa. Ma la fine di un percorso non stabilisce necessariamente che esso sia stato fallimentare. Con il trascorrere di una buona quantità di tempo, se una coppia dà uno sguardo al passato può constatare il successo ottenuto: la famiglia che è stata costruita, la felicità e i ricordi lieti che sono stati condivisi, che lasciavano presagire un eterno amore. In futuro, i Golden State Warriors e Klay Thompson – di recente passato ai Dallas Mavericks attraverso una sign&trade – potranno riunirsi per celebrare le vittorie e i successi ottenuti insieme. Per adesso, la separazione dopo 13 anni è ancora una ferita emozionale troppo viva, in una NBA colma di contratti a breve termine. Il risultato è una situazione di dissapore e amarezza che andrà avanti per tutto il corso della stagione ventura. Un anno fà sarebbe sembrato impossibile pensare a una separazione tra Thompson e i Warriors – separandosi dall’altro Splash Brother, Stephen Curry, e dissolvendo lo storico trio composto anche con Draymond Green. Tuttavia, sentimenti come amarezza, mancanza di fiducia e rispetto hanno causato abbastanza danni nell’annata appena terminata, portando il tutto al punto di rottura. Che, però, non è avvenuta in un solo e specifico momento. Le cerniere si sono chiuse. I cavi si sono spezzati. E la struttura non ha più retto il peso e la tensione generatisi nel corso dell’anno. 

C’è stato Thompson, spettatore dei Golden State Warriors dar priorità ai contratti di Green e Jordan Poole. Poi le varie panchine, e l’esser rimpiazzato dal rookie Brandin Podziemski. C’è stato un anno di malcontento – nuove conferenze stampa durante le quali Klay manteneva testa e profilo bassi, rimuginando sul proprio futuro e lasciando intendere a tutto il mondo le proprie ansie e preoccupazioni riguardo al negoziamento del proprio contratto. Il percorso ha poi condotto a una post-season relativamente silenziosa, in cui nessuna delle parti ha mosso alcun passo verso l’altra, e con Golden State palesemente alla ricerca di ottenere Paul George dai Los Angeles Clippers via trade – un giocatore che avrebbe certamente potuto rimpiazzare Thompson. Finché non è – finalmente – giunta la fine. Thompson ha voluto andare via e lo ha fatto, in direzione Dallas Mavs, una squadra che ha appena disputato le NBA Finals e che probabilmente terminerà anche la prossima stagione in maniera migliore rispetto ai Dubs

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La Stagione 2024/25 sarà colma di momenti surreali. Si assisterà Thompson in marcatura su Steph Curry. Oppure Green difendere e fare fallo su Klay. Il rivale storico dei Warriors, Kyrie Irving, che ha messo dentro il canestro decisivo in Gara 7 delle NBA Finals 2016, si darà il 5 e festeggerà con Klay Thompson. E ci sarà il rischio di assistere ad un Game 6 Klay all’opera per una franchigia che non siano i Warriors. Sarà dura per i tifosi dei Dubs, e a ragion veduta. La situazione è simile a quella creatasi dopo l’addio di Ray Allen ai Boston Celtics nel 2012. Era parte di un iconico trio, per quanto non fosse longevo come quello dei Warriors. Ha lasciato il Massachussetts da free agent per unirsi ai rivali, i Miami Heat, e i tifosi bianco-verdi sono stati costretti ad assistere alla sua vittoria del Titolo NBA con gli Heat nel 2013. I rapporti tra Allen e i suoi ex compagni sono rimasti freddi per anni, finché il tempo non ha rimarginato le ferite. Per quanto Golden State Warriors, Thompson e il resto degli elementi coinvolti potranno non mantenere i rapporti gelidi, come tra Allen ed i Celtics, certamente ci sarà un po’ di astio – e probabilmente anche qualche dichiarazione da ambo le parti, che col senno di poi si sarebbero potute risparmiare. Potrebbe avvenire al ritiro della sua jersey, o nel momento dell’inaugurazione della sua statua al Chase Center (Thompson dovrebbe averne 2 in suo onore, una che lo ritrae con Green, Curry e Iguodala e una da solo). Ma a prescindere da quando avverrà, chiunque sarà capace di riflettere su quei momenti che hanno reso Klay Thompson uno tra gli atleti più amati nella storia di ogni franchigia. Saranno in grado di ripensare ai 37 punti in un solo Quarto. A Gara 6 contro gli Oklahoma City Thunder nel 2016, che ha cambiato il corso della NBA. Alle vittorie e i trofei. Al ritorno in campo dal tunnel con il legamento collaterale anteriore rotto, con Thompson alle prese con le chiusure difensive e sostituito poi per il suo bene. Il ritorno in campo dopo 2 anni – e dopo la rottura del legamento collaterale e del Tallone d’Achille. E infine, la vittoria nel 2022, dopo che Golden State era stata esclusa dalle principali contendenti al Titolo e si è rimessa in carreggiata. Questi momenti andranno oltre la tristezza e lo shock del momento attuale. Thompson, i Warriors e i fan supereranno il dolore provato, e guarderanno indietro al tempo trascorso insieme con lo stesso amore avuto mentre lo stessero vivendo. Ciò che rimarrà sarà l’amore che hanno provato reciprocamente, ed è ciò che davvero si possa sperare per una relazione. Non andrà mai via, a prescindere dalla disperazione che c’è nell’aria attualmente.