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L’evoluzione della pallacanestro è affascinante per i fin di lunga data, che osservano la NBA da decadi. Si è passati dal dominio dei lunghi in passato, per poi passare a quello delle guardie negli anni ’80 e ’90, andando sempre più verso una crescita delle ali. Dal 2010 in poi, tutto è invece divenuto molto variegato.

La pallacanestro odierna si basa molto sul tiro e sulle spaziature, con sempre più giocatori capaci di punire le difese da fuori e con percentuali anno per anno migliori. I Phoenix Suns di Mike D’Antoni sono stati fra i primi ad applicare una pallacanestro più simile a quella contemporanea, anche se probabilmente sono i Golden State Warriors la copertina di questa nuova era. Guidata da Curry, Thompson e Draymond Green, la squadra ha dato vita a un sistema inarrestabile, orchestrato dalle sapienti mani di Steve Kerr. Tra i nomi citati, ve n’è però uno che non ha sempre goduto di alta considerazione in NBA, ed è quello di Draymond Green.


JJ Redick si è unito ai Los Angeles Clippers nel 2013, per la stagione precedente a quella del primo titolo di Golden State, militando in una squadra che è stata rivale dei Warriors e che aspirava al titolo a propria volta. In un vecchio episodio del suo podcast con Kevin Durant, Redick ha rivelato onestamente i suoi pensieri su Green ai tempi, ed erano molto opinabili.

“Non l’ho detto a Draymond perché non volevo offenderlo, ma quando lo abbiamo invitato avrei voluto farlo. Ricordo che c’è stato un momento, mi pare al suo secondo anno e al mio primo coi Clippers, in cui giocammo verso fine stagione e lui entrò nel secondo e terzo quarto.”

“Ricordo di aver pensato: ‘Che diavolo sta facendo?’. Da un giocatore ti aspetti che faccia almeno una cosa alla grande. Ero fottutamente nel torto, ma la mia take è stata: ‘ Cavolo, questo è il peggior giocatore di rotazione della Lega, non fa bene niente’.”

JJ Redick è stato brutale, sebbene le prime due stagioni di Draymond Green non siano state nulla in confronto a quello che ci siamo abituati a vedere adesso. Ha ammesso, e ci mancherebbe, di essere nel torto, con il 4 volte campione NBA che entrerà probabilmente nella Hall of Fame a fine carriera.