FOTO: Fadeaway World

Doc Rivers non è partito bene in questa prima fase da head coach dei Milwaukee Bucks: record di 3 vittorie e 7 sconfitte, sconfitte contro squadre di bassa classifica quali Trail Blazers e Grizzlies, pesanti blowout contro Jazz, Timberwolves e Heat. In questo contesto, dopo anche gli ultimi anni fallimentari, sono partite le critiche di JJ Redick (oltre che di Marcin Gortat), che sotto Rivers ha giocato con la maglia dei Los Angeles Clippers, in quella lob city che non ha raggiunto i traguardi sperati. Opinionista per ESPN e con un podcast di successo, l’ex tiratore è intervenuto in maniera molto critica riguardo all’ex allenatore, senza peli sulla lingua:

“Il trend è sempre quello di cercare delle scuse. Prendere una squadra nel bel mezzo di una stagione è difficile, anche per un giocatore è dura cambiare allenatore a metà. C’è sempre una scusa pronta, hanno perso contro Memphis: “Oh, i giocatori…” – Memphis stava giocando con uomini di G-League e sotto contratto two-way. Adesso vuole che gli venga dato credito perché i Clippers hanno preso James Harden? Mette sempre alla gogna i proprio giocatori, non esiste accountability, senso di responsabilità con lui.”

Le parole sono ovviamente diventate virali e hanno attirato anche risposte da parte dei fedelissimi di Doc Rivers, fra i quali Patrick Beverley, che ha twittato: “Doc ti ha salvato la carriera, ti ha reso un titolare quando nessun altro ti voleva, e tu dopo il ritiro te ne vai in TV a dire queste cose.”, beccandosi la risposta a tono di Redick: “Pat, amico mio, ho ricevuto un’offerta da quattro anni con player option alle stesse cifre per essere titolare in un’altra squadra. ‘Salvato la carriera’ un cazzo.” – e via proseguendo così. Ma soprattutto Austin Rivers, figlio dell’allenatore, anche lui su ESPN, concentrandosi soprattutto sul concetto di “(non) responsabilità” menzionato da Redick:


“Sarà pure qualcuno senza senso di responsabilità, ma a me sembra che sia sempre stato reputato responsabile, dato che è stato licenziato quando le cose non sono andate bene: è successo nella Bubble per aver bruciato un vantaggio di 3 a 1 contro i Denver Nuggets, quando metà squadra non voleva trovarsi lì; poi è successo per aver perso contro una squadra favorita, i Celtics dello scorso anno. Mi sembra che sia sempre lui il responsabile. Inoltre è strano che venga da JJ. Parlando di accountability i tuoi migliori anni sono stati quelli ai Clippers, in cui hai giocato per lui. Non so se sia frustrazione nei suoi confronti perché spesso sei stato costretto a sederti nei finali di partita per ragioni difensive, ma i tuoi migliori anni sono stati lì, dove anche l’intero sistema era costruito su di te, perché eri un grande tiratore. Credo che sia davvero molto ironico e piuttosto strano che tu abbia questa attitudine nei suoi confronti. Che tu dica che non è “accountable”, considerando che è sempre il responsabile.”

Al di là delle risposte e degli attacchi, dettati (probabilmente anche i secondi) da sentimenti personali e conoscenza diretta, è innegabile che gli ultimi anni di Doc Rivers non siano stati troppo brillanti in ambito Playoffs. E non si tratta di un campione ridotto, ma di un trend che prosegue senza sosta ormai da una decina di stagioni, durante le quali le squadre dell’allenatore hanno faticato a compiere lo step decisivo verso le Conference Finals, nonostante ottimi vantaggi – il 2020 citato dal figlio, ma anche il 2015.

Per quanto si tratti di un coach veterano, sulla carta perfetto per fare da gestore per una squadra con due superstar dalle personalità forti quali Damian Lillard e Giannis Antetokounmpo, nel pratico in forte difficoltà nel proporre un’idea di gioco soddisfacente, a partire dalla metà campo difensiva, dove sembrano mancare proprio le basi di comprensione dei ruoli e delle posizioni da mantenere in campo, con numerosi passaggi a vuoto dettati da errori di comunicazione – anche nel corso della stessa gara. Nell’attesa di capire se l’All-Star Break potrà aiutare l’allenatore e la squadra a tornare sui giusti binari, è innegabile che le critiche a Doc Rivers siano legittimate da un campione ormai piuttosto ampio.