Steph Curry e i Golden State Warriors hanno perso le ultime tre partite in casa, compresa una partita simil Playoffs con i Clippers.

Questo contenuto è tratto da un articolo di Dieter Kurtenbach per The Mercury News, tradotto in italiano da Marco Barone per Around the Game.
Benvenuti nel purgatorio cestistico, Golden State Warriors. O dovrei dire: “Bentornati”? Sì, i Dubs parteciperanno al Play-In Tournament NBA per la terza volta in cinque anni. E la colpa è solo loro. Era tutto così evitabile, a partire da questa partita o due in più che i Warriors dovranno giocare nella prossima settimana. E a prescindere dall’esito di questo mini-torneo che porterà ai Playoffs, è tutto così terribilmente infausto per le speranze di titolo degli Warriors, che si stanno affievolendo (riuscite a vedere un barlume?). Questa squadra non è stata in grado di svolgere il proprio compito nel momento più importante della stagione. Come può questo far presagire buone cose per i playoffs, ammesso che i Dubs ci riescano?
Domenica hanno perso contro i Clippers per 124-119 al supplementare, in un finale di regular season intenso quanto una partita di playoffs. È stata una brutta sconfitta per gli Warriors, i quali avevano un vantaggio di quattro punti a poco meno di due minuti dalla fine del quarto periodo, che però non è servito a risolvere un problema più grande. L’avversario era una squadra di pallacanestro degna dei playoffs, con due Hall of Famer – Kawhi Leonard e James Harden, da tempo grandi rivali di Golden State – capaci di giocare a livello All-NBA. Leonard ha segnato 33 punti domenica, Harden ne ha realizzati 39, per un totale di 72 sui 124 di squadra.
Sia chiaro, non ci si può allarmare se si esce sconfitti da una partita di alto livello come quella di domenica, anche se gli Warriors hanno (giustamente) odiato la loro esecuzione offensiva a fine partita. Il problema di Golden State è stato quello di affidare il destino della loro stagione alla partita di domenica.
Meno di una settimana fa, si parlava ragionevolmente del fatto che gli Warriors sarebbero arrivati tra le prime quattro teste di serie della Western Conference e avrebbero ospitato Gara 1 di una serie playoffs al primo turno – tale era l’ascesa della squadra dopo l’acquisto di Jimmy Butler dai Miami Heat alla deadline. I Dubs hanno festeggiato e sono stati celebrati per la loro eccellenza in un periodo di “basket significativo”.
Forse si sono un po’ montati la testa, perché, quando le partite hanno assunto più significato, si sono sciolti. Il traguardo è ancora davanti a loro, distante, anche dopo 82 partite di regular season.
Anche in questo caso, la sconfitta di domenica è comprensibile, forse addirittura accettabile, se ci si sofferma a lungo. Ma la sconfitta di mercoledì in casa contro i San Antonio Spurs? Si è rivelata imperdonabile. Gli Warriors hanno perso le ultime tre partite casalinghe della stagione, e in ognuna di esse hanno sbagliato l’esecuzione nel finale di partita. Dopo la sconfitta di mercoledì contro gli Spurs, Stephen Curry ha dichiarato: “Una buona squadra vince le due partite successive e riparte da lì. Noi dobbiamo dimostrare di essere una buona squadra”. Cosa ne consegue per Golden State in vista della partita supplementare di martedì? Sappiamo dove si trovano i Dubs: in modalità disperazione.
Gli Warriors sono rimasti a secco nella partita di domenica. Di certo non stavano eseguendo set offensivi nitidi ed efficaci. Curry ha trascorso gli ultimi minuti del quarto quarto e tutto il tempo supplementare cercando di dribblare tre, quattro, cinque Clippers come se dovesse ricreare il tiro da urlo di marzo 2015. La difesa? Merito delle capacità di shot making dei Clippers, ma Los Angeles ha realizzato quattro dei suoi cinque tiri negli ultimi tre minuti dei tempi regolamentari, mandando la partita ai supplementari, dove ha preso il pieno controllo.
Nel frattempo, Curry (37 anni) è stato sballottato come un manichino da crash-test mentre aveva a che fare con una distorsione al pollice destro, Draymond Green (35 anni) ha preso un colpo alla testa nel primo tempo ed è stato accoppiato difensivamente con Leonard o con il gigantesco Ivica Zubac per la maggior parte della partita, e Butler (35 anni) – che non è riuscito a segnare dal minuto 8:23 del quarto periodo fino all’ultimo minuto dei tempi supplementari – ha preso un colpo alla gamba sinistra da Leonard alla fine dei tempi supplementari che lo ha lasciato zoppicare ben oltre la fine della partita.
E non era nemmeno una partita di playoffs, solo un’anteprima di una di esse. Martedì ci sarà un’altra anteprima. E se la squadra non riuscirà a ritrovare la forma di qualche settimana fa, venerdì ne arriverà una terza, in una partita da vincere obbligatoriamente contro Dallas o Sacramento. Gli Warriors avrebbero potuto evitare tutto questo. Avrebbero anche potuto riposare un po’. Ora, nella migliore delle ipotesi, riceveranno un quantitativo marginale di giorni per riprendersi.
Green ha dichiarato che i Dubs saranno pronti per la partita di martedì: “Non siamo anziani”, ha dichiarato con grandi chiazze di grigio nella barba: “Ci si allena tutto l’anno per questo. Senza mancare di rispetto agli anziani, comunque. Amiamo i nostri cittadini anziani. Ma non siamo ancora arrivati a questo punto, quindi ce la caveremo”.
Green potrebbe non vedere se stesso e i compagni come una squadra in difficoltà, ma non si può non dire questo: queste partite di play-in che gli Warriors sembrano destinati a giocare ogni anno stanno sicuramente diventando stantie.