Le prestazioni dei Nuggets stanno preparando il campo per delle decisioni drastiche durante l’off-season

Questo contenuto è tratto da un articolo di Troy Renck per The Denver Post, tradotto in italiano da Emil Cambiganu per Around the Game.
Michael Malone odia la difesa dei Nuggets. E ai suoi giocatori non importa. Non c’è altra conclusione da trarre dopo che i Trail Blazers hanno incendiato Denver nella tarda serata di venerdì.
I Nuggets sono stati sovrastati fisicamente e battuti in aggressività. È la prima volta in questa stagione che perdono entrambe le partite di un back-to-back. E prima di tirare fuori la scusa dell’assenza di Nikola Jokic per infortunio, va sottolineato che Portland ha giocato senza i suoi tre migliori lunghi e il suo miglior realizzatore.
I Nuggets sono stati travolti per mancanza di impegno. Non hanno un solo problema. Ne hanno due.
Non sanno difendere (o scelgono di non farlo). E Malone lo sa, ma nessuno lo ascolta.
Negli ultimi dieci giorni i Nuggets hanno un record di 2-4. Malone è stato costretto, seppur con sollievo, a concedere un po’ di riposo a Jokic, e a parte un’unica prestazione brillante contro Golden State, la sua squadra è stata un disastro. In questo periodo, Malone ha lanciato un tabellino post-partita nel cestino, ha ammesso di aver implorato i suoi giocatori di impegnarsi di più, ha messo in dubbio la loro serietà e ha definito la sconfitta di venerdì “imbarazzante, una barzelletta”. Aveva ragione. E tutto ciò racconta esattamente cosa non va in questa squadra.
I Nuggets hanno 11 partite rimanenti a partire da domenica a Houston. Attualmente occupano il quarto posto, ma qualcuno sarebbe sorpreso se scivolassero al sesto o settimo? E ditemi, con quale squadra si può dire con sicurezza che Denver vincerà al primo turno?
Non c’è più un lato positivo. Nel 2023, i Nuggets erano visti come una squadra da motorino che giocava come una gang di motociclisti. Lottavano, si tuffavano sui palloni vaganti, dominavano a rimbalzo e lasciavano che Jokic e Jamal Murray prendessero il controllo nei momenti decisivi. Sembra passata un’eternità.
Bruce Brown e Kentavious Caldwell-Pope fornivano a Malone risposte nei match-up. Ora, non ha opzioni. Non c’è una soluzione.
Perfino Jokic lo ha ammesso la scorsa settimana.
Penso che quello che sei nella stagione regolare, quello sarai nei Playoff. Non credo si possa semplicemente premere un interruttore. Penso che questa cosa non esista davvero.
L’unica soluzione è sperare. Sperare di riuscire a segnare più di 130 punti quattro volte in una serie di sette partite. Ci sono riusciti nella loro vittoria più significativa a Oklahoma City il 10 marzo.
Per alcuni mesi, è stato facile ignorare le serate negative, specialmente dopo che i Nuggets sono arrivati alla pausa dell’All-Star con una striscia di otto vittorie consecutive (contro squadre con record perdenti, sia chiaro).
Da allora hanno un record di 8-8, il riflesso di ciò che sono realmente: un’ex squadra campione che fatica contro le squadre competitive e che considera la difesa un impegno fastidioso.
Questa stagione finirà in delusione, sprecando un altro anno del prime di Jokic. E questa è una colpa che ricade su tutta l’organizzazione.
Nessuno vuole sentirselo dire, ma perfino il tre volte MVP fa parte del problema. La sua difesa molle sul perimetro, mentre rincorre i rimbalzi sotto canestro, mina la strategia dei cambi e lo spacing. È un grande della storia del gioco. Ma le sue gomme iniziano a consumarsi. Gioca minuti folli perché la squadra è terribile quando lui non è in campo.
Difficile chiedergli di essere Bill Russell quando mette numeri da Wilt Chamberlain.
Se fosse sufficiente trovare un protettore del ferro affidabile per risolvere tutto, allora ci sarebbe ottimismo per la prossima stagione. Ma i problemi difensivi dei Nuggets sono molto più profondi. Sono strutturalmente difettosi. Ottengono i match-up che vogliono — come nei pick-and-roll di venerdì — eppure non riescono comunque a difendere uno contro uno. Malone ha contato 18 blow-by contro Portland. È stato l’ennesimo esempio di Denver che trasforma il pitturato in una corsia per layup.
Play-in tournament, eccoci. Una volta, questa era la minaccia che motivava i Nuggets a dimostrare che tutti si sbagliavano su di loro. Dubitavi di loro? Ti schiacciavano in testa.
Ora, i giocatori non riescono nemmeno a mettersi d’accordo su quale sia il problema. È la comunicazione? Concedono tre triple in più a partita rispetto all’anno scorso. È la mancanza di urgenza? Sono la seconda peggior difesa del primo quarto. È una questione di leadership? O di roster?
Malone è il miglior allenatore nella storia dei Nuggets. Punto. Il suo messaggio è giusto. Ma la reazione dei giocatori ci dice che non lo stanno più ascoltando.
E a proposito di questi giocatori: il general manager Calvin Booth ha molte colpe.
C’è un solo vantaggio in questo mese umiliante: è chiaro che qualcosa deve cambiare in estate. Smettetela di dirci che Michael Porter Jr. è intoccabile. Non lo è. È un buon giocatore, ma ogni volta che ha avuto l’opportunità di imporsi senza Jokic — come ha fatto Aaron Gordon, che deve continuare su questa strada — è scomparso per lunghi tratti.
A parte Jokic, Murray e Gordon, tutti dovrebbero essere sul mercato. Questo roster ha disperatamente bisogno di essere rinnovato. E se Booth non è d’accordo, cosa dice questo del futuro di Malone?
Qualcosa è chiaramente fuori posto. I Nuggets hanno talento. Ma troppe volte, dal 22 febbraio, sono sembrati spenti.
Ecco cosa succede quando — nonostante i continui rimproveri furiosi del coach — non difendi.