
Questo contenuto è tratto da un articolo di Logan Stacy per The Lead Sports Media, tradotto in italiano da Marco Barone per Around the Game.
Tutti hanno avuto questa conversazione con i propri amici, esplorare “ciò che sarebbe potuto essere” può essere più eccitante di ciò che è realmente accaduto. Dagli infortuni alla preferenza per un numero di scarpe, ecco una carrellata di cinque grandi “what if” nella storia NBA.
5. I Brooklyn Nets 2020/21
I Brooklyn Nets 2020/21 sono probabilmente la squadra più deludente di sempre. Con Kevin Durant, James Harden e Kyrie Irving nella stessa squadra, le aspettative erano di un anello o di un fallimento. Per quanto assurdo sembri, hanno tristemente perso la settima partita delle semifinali della Eastern Conference contro i Milwaukee Bucks, poi campioni, a causa del numero di scarpe di Durant. KD ha realizzato un incredibile turn-around fadeaway, ma il suo dito del piede era sulla linea. Invece di un tiro da tre per la vittoria della partita o della serie, è valso due punti e i Nets hanno perso ai supplementari. Durant preferisce indossare un numero in più di scarpe quando gioca a basket, questo ha fatto sì che molti si chiedessero: “E se Durant avesse indossato il suo numero normale di scarpe durante quella partita?”.
La sconfitta contro i campioni in carica non è comunque il motivo per cui i Nets 2020/21 sono stati deludenti. I Big Three sono stati tutti afflitti da infortuni durante la stagione: Durant, Harden e Kyrie hanno giocato solo 16 partite insieme, ma erano finalmente in salute per i Playoffs, vincendo la prima serie contro i Boston Celtics in cinque partite.
Sembrava che avessero finalmente messo insieme i pezzi per affrontare la serie contro i Bucks, ma Harden ha giocato meno di un minuto prima di lasciare la prima partita per un infortunio al bicipite femorale. I Nets hanno vinto comunque Gara 1 e 2 senza il Barba, ma in Gara 4 anche Irving si è procurato una distorsione alla caviglia che lo ha costretto a saltare il resto della serie. Harden è tornato in campo in Gara 5, ma era ovviamente ancora infortunato e ha segnato solo cinque punti in 45 minuti. Dopo la serie, il giocatore ha confermato di aver giocato con uno stiramento di grado 2 al bicipite femorale. Irving ha twittato la sua risposta distorta alla domanda: “E se i Big Three fossero rimasti in salute?”.
Nella stagione successiva, i Nets non permisero a Irving di giocare le partite in casa a causa del suo stato di vaccinazione e Harden fu scambiato alla deadline. Ciò significa che i Big Three hanno avuto una sola stagione insieme prima che la squadra rinunciasse. Dal punto di vista mediatico, i Big Three dei Nets erano composti da alcuni dei giocatori più polarizzanti dell’NBA. Pensate al dialogo che li circonda.
“Se tu (Durant) non sei al timone, non andare in giro a dire che sei un campione!” – Charles Barkley
“Lui (Irving) non ha dimostrato di poter vincere senza LeBron.” – Stephen A. Smith
Anche le difficoltà di Harden nei Playoffs sono state discusse innumerevoli volte dai media, queste narrazioni sarebbero scomparse se i Nets fossero rimasti in salute e avessero vinto il titolo.
4. Zion Williamson
Zion Williamson è al quarto posto perché ha ancora potenzialmente gran parte della sua carriera davanti a sé, potrebbe trovare un modo per rimanere in salute e avere una vita NBA lunga e produttiva, ma gli infortuni lo hanno tormentato. Prima del Draft, ci sono stati dubbi sul suo peso: a Duke era listato 285 libbre, il che lo avrebbe reso il secondo giocatore più pesante dell’NBA, dietro a Boban Marjanović, alto 224 centimetri e che pesava 290 libbre. Williamson ha ancora problemi di peso anche in NBA: l’anno scorso era il terzo giocatore più pesante della Lega ed era più basso rispetto a tutti gli altri giocatori della top-five.
Nonostante ciò, Williamson è stato dominante. Ha partecipato all’All-Star Game, con una media di 27.0 punti e 7.2 rimbalzi con il 61.1% al tiro nella sua seconda stagione. Tuttavia, il suo peso ha influito sulla sua disponibilità, costringendolo a disputare solo 22 partite nella sua stagione da rookie e a saltare l’intera terza stagione a causa di un infortunio al piede. Dopo il rientro, Zion ha giocato abbastanza bene da essere votato per il suo secondo All-Star Game, ma non ha potuto partecipare a causa di un infortunio al tendine del ginocchio che gli ha fatto perdere il resto della stagione.
Lo scorso anno Williamson ha giocato 70 partite. Sembrava che avesse finalmente trovato il modo di rimanere in salute, finché non si è infortunato di nuovo al tendine del ginocchio in una partita dei Play-In contro i Lakers dove stava dominando. In questa stagione Zion ha giocato solo sei partite prima di infortunarsi nuovamente al tendine del ginocchio. Ora è fuori a tempo indeterminato.
3. Magic e Bird
Come possono Magic Johnson e Larry Bird essere considerati giocatori “What if”? Entrambi sono tra i primi 10 di tutti i tempi, Magic ha cinque anelli, Bird tre e ciascuno ha vinto tre MVP. Entrambi hanno giocato però solo 12 stagioni nell’NBA.
Magic Johnson ha disputato 11 stagioni prima di contrarre l’HIV ed è tornato quattro anni dopo per un’ultima stagione. Parliamo di uno dei migliori 10 giocatori di tutti i tempi, ma che ha svolto gran parte del suo lavoro come seconda opzione dietro Kareem Abdul-Jabbar. Quest’ultimo si ritirò nel 1989, lasciando a Magic solo due stagioni come opzione numero uno prima di essere costretto a ritirarsi a sua volta.
Larry Bird si è notoriamente infortunato alla schiena nel 1985 mentre faceva un vialetto per sua madre. La leggenda dei Celtics riuscì a sopportare il dolore, vincendo persino il titolo di MVP nel 1986, la stagione successiva all’infortunio. Bird giocò solo sei partite nella stagione 1988/89 prima di sottoporsi a un intervento chirurgico per rimuovere gli speroni ossei da entrambi i talloni. Nel frattempo, l’infortunio alla schiena si aggravò.
Il medico ortopedico di Bird, Dan Dyrek, ha spiegato in un video su YouTube cosa ha passato Bird negli ultimi anni della sua carriera:
“Quello che dovevamo fare era sbloccare la sua colonna vertebrale, riallinearla e usare tecniche che la mantenessero per quattro o sei ore, poi sarebbe andato a giocare a basket.”
Bird ha riflettuto sulla sua carriera nello stesso video:
“Probabilmente avrei dovuto ritirarmi nell’88-89. È quella competizione. Forse c’era un’altra possibilità per me e Magic di ritrovarci insieme nelle Finals, ma non è mai successo”.
Sia Bird che Magic hanno avuto problemi di salute ancora nel prime della loro carriera, Magic a 31 anni e Bird a 32 anni. E se avessero potuto giocare gli ultimi sei anni della loro carriera in piena salute?
2. Derrick Rose
Derrick Rose è un giocatore che viene sempre citato nelle conversazioni riguardanti i “what if”, e per una buona ragione. Alla sua terza stagione, è diventato il più giovane MVP della storia della lega a 22 anni, guidando i Bulls a una partecipazione alle Eastern Conference Finals. La stagione successiva i Bulls hanno raggiunto i Playoffs come prima testa di serie a Est, e Rose era ancora in campo a 1:22 dalla fine, anche se i Bulls erano in vantaggio di 12 punti. Si strappò il crociato anteriore mentre saltava per un layup, una lacerazione del crociato anteriore che costringerà la stella a perdersi il resto della stagione 2012/13.
I gravi infortuni non sono finiti qui:
- Rose si strappa il menisco del ginocchio opposto a 10 partite dall’inizio della stagione 2013/14, e poi lo strappa nuovamente nella stagione 2014/15.
- Rose gioca un’altra stagione con i Bulls prima di essere ceduto ai New York Knicks. Durante la sua unica stagione a New York si è rotto l’altro menisco.
- Rose ha comunque giocato 16 stagioni nella lega e si è ritirato prima di questa stagione.
Ha dovuto lottare contro quattro infortuni season-ending prima di compiere 30 anni. Non solo i problemi fisici hanno reso la sua carriera un “What if”, ma anche un “What if” per i Chicago Bulls. I Bulls hanno scelto Jimmy Butler alla #30 nel Draft del 2011, dopo che Rose aveva vinto l’MVP. La squadra numero uno dell’Est – e forse dell’NBA – avrebbe potuto aggiungere un altro All-Star alla sua rotazione.
1. Portland Trail Blazers
I giocatori dei Trail Blazers avrebbero riempito questa lista anche se non avessero una categoria a sé stante.
Bill Walton, quando tutto è cominciato
A UCLA, Bill Walton ha avuto problemi di tendinite alle ginocchia e ha subito un infortunio alla schiena. Nonostante ciò, Portland lo scelse come primo giocatore assoluto nel Draft del 1974. Walton vinse l’MVP delle Finals e arrivò secondo nelle votazioni per l’MVP alla sua terza stagione, in quella successiva vinse l’MVP del 1977/78. Durante quella stessa stagione, Walton si infortunò al piede sinistro e fece uso di antidolorifici per resistere e giocare durante i Playoffs. I raggi X rivelarono che aveva un osso rotto nella caviglia sinistra dopo Gara 2. Walton salterà l’intera stagione 1978/79 e chiederà di essere ceduto dai Trail Blazers, accusandoli di avergli fornito un trattamento medico inadeguato. Fu ceduto e non giocò mai più per Portland.
Arvydas Sabonis
Arvydas Sabonis venne scelto nel 1986, ma debuttò nella NBA solo nel 1995. Sabonis si infortunò all’Achille nel 1986 mentre giocava in Spagna, si è operato nel 1988, ma è stato riportato in fretta e furia dall’URSS per giocare le Olimpiadi del 1988. Sabonis soffriva di dolori cronici al ginocchio e all’inguine dovuti al carico eccessivo. E se Sabonis si fosse unito ai Trail Blazers nel 1986, evitando l’Achille e gli infortuni? Portland è stata una squadra forte tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90, arrivando persino alle Finals del 1992. L’aggiunta di un centro da Hall of Fame avrebbe potuto rendere i Blazers la dinastia degli anni ’90 al posto dei Bulls.
I “Big Three” di Portland
Alla fine degli anni 2000, i Trail Blazers sembravano avere un futuro brillante: Greg Oden, LaMarcus Aldridge e Brandon Roy, tutti di 25 anni o più giovani. I Big Three sembravano inarrestabili, con un record di 51-24 giocando insieme. Purtroppo le carriere di Oden e Roy si sono interrotte a causa di gravi infortuni.
- gli infortuni di Oden
Oden è stato la prima scelta assoluta nel Draft del 2007, ma ha saltato l’intera stagione da rookie a causa di un intervento chirurgico per riparare delle microfratture al ginocchio. Nelle due stagioni successive giocò 82 partite prima di scontrarsi con il ginocchio di Aaron Brooks. Quella sarebbe stata l’ultima volta in cui Oden ha giocato per i Blazers. Saltò le tre stagioni successive prima di passare ai Miami Heat.
- l’infortunio di Roy
Kobe Bryant ha definito Brandon Roy il giocatore più difficile da marcare nella Western Conference, affermando che non avesse punti deboli. Roy è stato tre volte All-Star prima di rompersi il menisco nel 2010; è tornato solo otto partite dopo. Nella stagione 2010/11 ha giocato 23 gare prima che la mancanza di cartilagine nel ginocchio lo tenesse fuori per un lungo periodo. Roy è tornato e ha terminato la stagione, ma ha saltato quella successiva. Nel 2011 ha infine annunciato il suo ritiro dalla pallacanestro a causa della patologia degenerativa del ginocchio. Ha provato a tornare per unirsi ai Timberwolves, ma si è infortunato nuovamente al ginocchio ritirandosi definitivamente.
Ti piace il modo in cui raccontiamo l’NBA su Around the Game? Siamo sicuri che ti piacerà, se non ti sei già iscritto, anche il modo in cui giochiamo al Fanta-NBA! Ti aspettiamo su STAZ, il fantabasket sviluppato dalla nostra redazione e pensato per tutti quelli che – come diceva Rasheed (più o meno) – leggono i numeri pensando… stats don’t lie!