Tra innovazioni stilistiche non sempre riuscite e intramontabili classici da collezione, il meglio e il peggio delle maglie delle franchigie NBA della Western Conference.

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DALLAS MAVERICKS


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Per più di un decennio, i neonati Mavs hanno indossato questa meraviglia verdona per le loro trasferte, prima che, dal 1993, il blu la facesse da padrone tornando ad essere il colore principale. Apprezzabile anche il font e il logo con il cappello da cowboy, che richiamano l’antico west. Un peccato che siano state riportate in auge per dei throwback solo per qualche gara nel 2016 .

Worst

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La City Edition di quest’anno se la gioca per il premio di una delle peggiori divise nella storia della NBA. Il font della scritta Mavs in stile finto graffito, è lo stesso che potete trovare sul fondale di uno sceneggiato televisivo di pessima fattura.

Non ci sentiamo di dire che il colpo d’occhio estetico su Porzingis e Doncic in questa tenuta sia sempre lusinghiero rispetto alla poesia da loro prodotta, ecco.

DENVER NUGGETS Best

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Della metà degli anni ’90, è la maglia dello storico upset rifilato al primo turno di Playoffs alla numero uno a ovest, i Seattle Supersonics, da Mutombo e compagni. Semplice, bellissimi colori, logo con un lettering che ricorda, senza esagerare, l’antico west e i cercatori d’oro, che danno il nome alla franchigia – “nuggets” sono le pepite. Non a caso è stata riportata in throwback di recente.

Worst

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Maglia usata per più di dieci anni, dal 1982 al 1993, non è sicuramente delle peggiori – in questo caso, il suo fascino retro oggi ha trovato molti fan – ma la composizione della divisa non convince: lo sfondo stile videogioco a scorrimento,

la rivedibile scritta sotto e il numero sopra la rendono un po’ troppo confusionaria. Iconica, ma non bella.

GOLDEN STATE WARRIORS

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È una delle poche canotte ancora oggi indossate che abbiamo scelto, ma allo stesso momento è già diventata storica. Il blu e il giallo si abbinano benissimo, il logo sulla maglia è sempre una scelta ardua, ma qui il Golden Gate è perfetto. Fra una decina di anni verrà ricordata da tutti come “quella della dinastia dei Golden State Warriors”.

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Per fortuna è durata poco. È la Adidas Yellow sleeved Uniform utilizzata tra il 2013 e il 2014. Tralasciando il caso maniche, un’intera divisa gialla esteticamente non ha un grande effetto, ancora di più se sui pantaloncini ci sono delle righe nere che non c’entrano nulla con tutto il resto.

HOUSTON ROCKETS

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Rossa, semplice e iconica. È la storica divisa del back-to-back dei Rockets guidati da Olajuwon tra il ’93 e il ’95 con Jordan – solo momentaneamente – fuori dai giochi. Se si pensa ai Rockets, si pensa ovviamente al ragazzo nigeriano scelto prima di MJ nel Draft del 1984 con questo rosso fiammante addosso.

Worst

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Dopo i grandi trionfi di metà anni ’90 la franchigia sceglie di cambiare logo, e quindi stile. Il missile che gira intorno ad una palla da basket per sé non è brutto, ma metterlo così grande sopra una canotta blu scuro con strisce azzurrine è una scelta molto coraggiosa. Per noi fin troppo.

LOS ANGELES CLIPPERS

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Dobbiamo ammettere che scegliere la maglia migliore dei Clippers non è stato un lavora troppo facile, non perché siano tutte brutte, ma perché piuttosto “medie”. Né bellissime, né bruttissime. Però questa alternate della stagione 2012-13 merita. Le strisce laterali danno un tocco di modernità a un blu dominante, ma quel quid in più è sicuramente la scritta in corsivo.

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Anche in questo caso la scelta è stata piuttosto complicata. In questa divisa sfoggiata nel 2016/17 ciò che non ci convince è il logo blu-rosso inserito a fianco del numero, sopra una divisa interamente rossa. Male, ma non malissimo.

LOS ANGELES LAKERS

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Quando si pensa alla gloria dei Lakers si pensa a questa divisa. Si pensa a Kareem Abdul-Jabbar ed a Earvin “Magic” Johnson, o a Kobe e Shaq che vincono solo ed esclusivamente con questa canotta giallo viola. Non a caso è una delle pochissime canotte NBA ancor oggi mai cambiate.

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Solo un’iniziativa che parte direttamente dall’NBA può rovinare il classico stile losangelino. Questa è la canotta dedicata al Christmas-Day del 2013. Tutta bianca, le maniche e un orribile logo grigiastro in mezzo. Per fortuna è stata usata solo il giorno di Natale…

MEMPHIS GRIZZLIES

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L’unica cosa salvabile dell’esperienza dei Grizzlies in quel di Vancouver è proprio la maglia con cui si sono presentati al mondo; vero, il colore è un po’ pigiamesco, ma la scritta, l’animale guida e la cornice che accompagna i contorni sono memorabili.

Apprezzata dai più anche oggi, tanto che quest’anno è stata risuscitata molte volte per vestire Ja Morant e compagni.

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I migliori anni della franchigia, quelli dominati dal più piccolo dei fratelli Gasol, da Z-Bo e Mike Conley, non sempre sono stati accompagnati dalle maglie più belle. Di sicuro non era bella questa divisa, con un blu noioso su un design non particolarmente creativo. Riusciamo a immaginare la frustrazione di un tifoso nell’avere tanti beniamini tra cui scegliere ma una maglia cosi brutta da acquistare.

MINNESOTA TIMBERWOLVES

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L’aggressività sul parquet di questi due signori qua sopra si sposava benissimo con questa meraviglia anni ’90.

Nella versione alternative nera, le texture sul collo e sull’elastico dei pantaloni risaltano alla perfezione.

C’è un motivo per cui è stata riportata in auge nelle serate throwback recentemente.

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La City Edition alternativa del 2017 è talmente brutta che è trovare delle foto in cui i giocatori l’hanno indossata risulta quasi difficoltoso. Con un verde giallastro evidenziatore di dubbio impatto, sembra uno di quei modelli neutri da videogioco stile NBA 2K utile a creare la maglia della propria squadra personalizzata. Non benissimo.

NEW ORLEANS PELICANS

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Questo gioiellino risale al 2011, durante l’ultima stagione di Chris Paul a New Orleans. È la divisa dedicata al Mardi Gras (Martedì Grasso), il carnevale della città della Louisiana. Il dominante viola, e i dettagli di verde e d’oro formano una bellissima canotta, che supera – e non di poco – tutte quelle degli attuali Pelicans.

Worst

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Una brutta copia della leggendaria divisa degli Hornets. Tra il 2007 e il 2013 la franchigia di New Orleans prende la mascotte di Charlotte, e con essa prova a portare in Louisiana anche le tradizioni stilistiche. Purtroppo è bastato qualche cambiamento per trasformare una canotta iconica da bellissima a un piccolo disastro.

OKLAHOMA CITY THUNDER

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Dobbiamo dire la verità: in queste dodici stagioni in NBA i Thunder non hanno mai avuto maglie strepitose, ma la statement edition del 2017 è stata quella che ci ha colpito di più. Il numero e la scritta “OKC” in arancione e i dettagli neon in blu su sfondo scuro calzano a pennello.

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Nel 2017, oltre la divisa precedente, esce anche questa. Teoricamente la canotta dovrebbe raffigurare la relazione tra Oklahoma City e i tornadi, e se già l’associazione è di dubbio gusto le due strisce arancioni e blu su uno sfondo così sbiadito non sortiscono minimamente l’effetto desiderato.

PHOENIX SUNS

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Tra le tante, meravigliose maglie degli anni ’90, quella dei Phoenix Suns è una seria contendente per il primo gradino del podio. Il design con la palla-cometa infuocata può sembrare eccessiva, invece tutto funziona a meraviglia, e funziona in tutte e quattro le sue versioni: bianca, nera, arancione e viola. Un vero classico e tra le più ricercate nei mercatini dell’usato.

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La divisa dei Suns di metà anni 2000, quelli dell’entusiasmante e innovativo gioco offensivo di D’Antoni con Nash MVP, è sempre stata un mistero: noiosa, anonima, senza gusto. La scritta Phoenix è troppo compressa dalle coste laterali e i colori sembrano abbinati da un daltonico. Peccato che una squadra con un’anima ben precisa vestisse una maglia con così poco carattere.

PORTLAND TRAIL BLAZERS

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La parola che riassume questo kit è creatività. Non era facile escogitare di far partire una striscia a metà della canotta e portarla al lato opposto sui pantaloncini, riuscendo a produrre una divisa di così bell’impatto. I Blazers negli anni ’80 ce l’hanno fatta eccome.

Worst

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Tralasciando il non bellissimo Bill Walton, trovare una canotta realmente brutta tra quelle dei Portland Trail Blazers è stato complicato, ma tra tutte si è aggiudicata il premio la divisa sfoggiata tra il ’72 e il ’76 molto a causa della scritta “Blazers” gettata verticale su di un anonimo sfondo rosso: un risultato piuttosto sgradevole.

SACRAMENTO KINGS

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Durante il Greatest Show On Court, i Kings erano una squadra travolgente che distruggeva l’erba ad ogni passaggio. Questa maglia era la perfetta incarnazione del loro stile di gioco: diretta, d’impatto, sprezzante e intimidatoria. Sarà un caso che da quando è uscita dal guardaroba, i Sacramento hanno cominciato la loro discesa agli inferi?

Worst

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In questo kit di metà anni 2000, la maglia da trasferta aveva la scritta “Sacramento” spiaccicata e con un font finto medievale tremendo; quella casalinga invece la scritta “Kings” che lasciava un’inutile prateria di spazi vuoti…Diciamo che il designer non aveva le idee chiare, ma nel dubbio ha toppato entrambe le versioni.

SAN ANTONIO SPURS

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All’interno del sistema Spurs soltanto una cosa è più longeva dell’infinita era di Coach Gregg Popovich: la canotta.

Nera, bianca, un po’ argentata e con lo sperone al posto della “U” è una delle divise più semplici ma al contempo belle e indimenticabili dell’intera Lega.

Worst

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Why?

Capiamo che questa divisa è stata fatta in onore delle forze armate americane, ma non bastava una piccola patch in loro memoria?

Per quanto nobile il gesto, perchè continuare a rovinare gli occhi ai tifosi della pallacanestro americana con uniformi mimetiche?

UTAH JAZZ

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Dopo un difficile testa a testa con la divisa delle Finals ’97 e ’98 – quella con le montagne, per intenderci -, la spunta di poco la storica maglia precedente, indossata per più di 10 anni, molto semplice ed elegante e maggiormente rispettosa del nome della franchigia – con il nostalgico logo con la nota musicale.

Worst

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Né particolarmente bella, né particolarmente brutta: insomma, il peggio che possa esserci. Perché spesso l’anonimato – il non rischiare – è peggio che azzardare e fallire. I Jazz venivano da una lunga tradizione di belle maglie ma nei primi anni 2000 hanno scelto questo design impersonale che certamente non è stato un best seller negli NBA Store.

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