L’infortunio al menisco ha concluso anzitempo la stagione del centro dei Warriors, seconda scelta al Draft 2020. Cosa sappiamo di lui, adesso?


FOTO: NBA.com

39 partite giocate.

La mancanza di rodaggio è ormai diventata una triste costante nell’avvio di carriera di James Wiseman. A partire dal college, con 3 sole partite giocate in NCAA, per continuare con l’assenza della Summer League, e infine i vari problemi fisici (e non) durante la stagione. Davvero il peggiore degli scenari per un talento così grezzo e così giovane, capitato in una squadra con poco tempo da offrirgli.


L’avvio sembrava essere incoraggiante. Nonostante la positività al Covid proprio alle porte della stagione, Steve Kerr decise di schierarlo tra i titolari fin dall’Opening Night contro i Brooklyn Nets; le prime partite, molto difficili per la squadra, furono invece positive per lui, che fece intravedere sprazzi esaltanti e tanto margine di crescita.

Il conto con l’inesperienza si presenta poco più tardi, e Wiseman si dimostra un giocatore non pronto a sostenere tanti minuti sul parquet. A cavallo tra gennaio e febbraio, la mossa di farlo partire dalla panchina dà i suoi frutti, ma ai primi veri miglioramenti mostrati il 19enne viene forzato a saltare una manciata di partite per l’NBA health and safety protocol.

Al rientro tornano i soliti problemi, con una striscia di prestazioni negative e una gara saltata per motivi disciplinari, per essersi dimenticato di sottoporsi a un tampone pre-partita per il Covid.

La svolta, apparentemente positiva ma rivelatasi presto nociva per tutti, arriva quando, dopo la pausa per l’All-Star Game, il front office dei Warriors sollecita Kerr a restituire al rookie il posto da titolare, con il conseguente minutaggio intorno ai 25 minuti. Wiseman appare nuovamente un pesce fuor d’acqua, e tra fine marzo e inizio aprile si vedono peggioramenti rispetto a gennaio, percorso non ottimale per un rookie. Il momento difficile coincide con una serie di sconfitte per i Warriors, tra cui una vera e propria umiliazione in casa dei Toronto Raptors.

Declassare due volte un giocatore così giovane, tendenzialmente, non è una buona idea. Ma non è questo il caso. Proprio dopo il “blowout” subito dai canadesi, coach Kerr diminuisce nuovamente il minutaggio di Wiseman, e come in un rapporto di proporzionalità inversa, sale nuovamente il livello delle sue prestazioni, e rivede la luce.

Luce che si spegne definitivamente poche partite dopo, quando una caduta scomposta dopo un tentativo di schiacciata gli procura un infortunio al menisco, che mette la parola fine alla sua stagione.

Quello che abbiamo visto è decisamente troppo poco per avere un quadro completo del giocatore, anche perché un quadro completo di Wiseman al momento non c’è. Ma nella situazione dei Warriors, con l’ambizione di competere per il titolo al ritorno di Klay Thompson, il tempo da dedicare a un giovane così grezzo non è infinito, quindi è necessario tirare le somme, pur con un materiale così limitato.

Perché essere ottimisti

Partiamo dagli aspetti positivi, evidenti e convincenti già quest’anno. Alcuni mostrati con costanza, altri solo a lampi. Perché credere in James Wiseman?

  • Altezza, lunghezza e atletismo: le caratteristiche che hanno proiettato il giovane nelle prime posizioni del Draft 2020, pur senza aver praticamente giocato dopo il liceo. 216 centimetri di altezza, 7.6 piedi di wingspan, 9.6 piedi con le braccia alzate e 12 raggiungibili con il salto. Dati straordinari, che da soli rendono interessante un prospetto.
    • Capacità di giocare il Pick&Roll, abbinando capacità da bloccante e rapidità nel concludere al ferro. Tale arma potrebbe diventare micidiale in coppia con Curry, con la tendenza di quest’ultimo di attirare i raddoppi, da poter punire con facili lob per Wiseman. Notoriamente, non è la situazione di gioco preferita da Kerr, infatti i Warriors sono all’ultimo posto per frequenza; tuttavia, nella recente partita contro i Milwaukee Bucks, il coaching staff ha deciso di aumentare il numero di Pick&Roll, proprio per mettere il rookie a proprio agio, e i frutti si sono visti.
    • Margini di miglioramento

      Alcuni aspetti del gioco in cui il numero 33 non ha brillato (per usare un eufemismo) potrebbero invece diventare parte del suo repertorio, e suoi punti di forza in futuro. Tra questi troviamo:

      • Il gioco in post up. Un centro della sua taglia è potenzialmente immarcabile nel pitturato, anche spalle a canestro, eppure quest’anno ha 0.71 punti per possesso in post up. Il dato è figlio della totale assenza di comprensione del gioco e letture: spesso non si accorge di un mismatch, sbaglia la scelta del tiro oppure non nota una difesa collassata su di lui, con compagni liberi sul perimetro.
        • Il tiro da 3 punti. Wiseman aveva esordito con 5 canestri su 6 tentativi dall’arco nelle prime tre partite, per poi concludere la sua stagione con il 28%. Non è da escludere che, dopo essersi concentrato su meccanica e una giusta shot selection, possa diventare uno stretch five, pezzo pregiato per un attacco. Il Pick&Pop tra lui e Curry, altra arma potenzialmente mortifera, non è ancora mai stato esplorato.
          • Il tocco. Collegato al tiro da 3 punti, la sensibilità del tocco di Wiseman è sembrata, come tante altre cose, a volte ottima e altre volte decisamente sotto la media. Le percentuali, 31% dal mid-range e 28% negli hook shots (12/42) fanno pendere la lancetta verso lo scetticismo, ma dagli sprazzi intravisti potrebbe anche essere semplicemente l’ennesimo aspetto da sgrezzare con il lavoro estivo.
            • La protezione del ferro. Per un giocatore con l’altezza e l’atletismo di Wiseman, la rim protection dovrebbe essere la qualità principale, invece la seconda scelta del Draft 2020 ha concesso il 61% agli avversari nei pressi del ferro. Rudy Gobert con la stessa taglia concede appena il 48%. La franchigia di San Francisco è carente da anni sotto questo punto di vista, e migliorare questa abilità, rendendola specialità della casa, potrebbe essere la chiave per il futuro a medio termine del prodotto di Memphis.
            • Perché essere pessimisti

              Ci sono invece difetti, alcuni preventivabili altri mostrati nel corso della stagione, difficilmente migliorabili anche guardando ottimisticamente verso il futuro e verso il possibile upside del giocatore. Questi sono il motivo per cui molti non credono che Wiseman possa essere un volto principale per le prossime corse al titolo dei Warriors.

              • QI cestistico. E’ vero, James ha giocato davvero troppo poco per giudicarlo, ma in 39 partite non ha mai dato la sensazione di avere sotto controllo la situazione, né di cominciare a capire quello che gli accade intorno. La comprensione del gioco, al momento nulla, non potrà che migliorare, ma non arriverà probabilmente ad alto livello, quello che serve per essere un fattore nel suo ruolo nell’NBA del 2021, soprattutto nella squadra in cui gioca.
                • Compatibilità con il sistema. Tornando indietro di 6 anni, i Warriors vincevano il primo di tre titoli togliendo dalla rotazione Bogut, unico lungo canonico a roster, affidandosi a Green e alla small ball. Quella mossa, poi replicata negli anni a venire, fu la chiave della prima e di tante altre vittorie della dinastia Warriors, con la difesa di sistema architettata da Ron Adams e l’attacco di flusso con il campo aperto. Anche quest’anno, i quintetti con Green da 5 registrano +8.6 di net rating, con un ottimo offensive rating di 121.8 punti ogni 100 possessi. E’ davvero possibile inserire Wiseman in un sistema read&react, in entrambe le metà campo, con pochi Pick&Roll e tante letture richieste?
                  • Versatilità difensiva. Non è più un segreto che, per i lunghi di oggi, saper sostenere i cambi con quanti più ruoli possibili è una caratteristica fondamentale per il successo ai Playoffs. Basti pensare proprio a Gobert, difensore straordinario in Regular Season, messo costantemente in difficoltà in post-season. E’ inoltre un’abilità non migliorabile, ma solo limitabile con i corretti posizionamenti e una buona difesa di sistema. Wiseman non è Gobert, ma ha ampiamente dimostrato, già dal college, di non poter tenere i cambi con giocatori più rapidi, a causa di una mobilità laterale non sufficiente.
                  • Wiseman-Warriors, può funzionare?

                    La verità è che su questo ragazzo, per il poco che abbiamo visto e per l’acerbità mostrata, sappiamo poco o nulla, e possiamo solo dare opinioni basandoci più che altro su sensazioni. Potrebbe essere effettivamente un talento generazionale, potrebbe diventare un Hall of Famer, come potrebbe rivelarsi un fallimento totale.

                    Il vero problema è che la timeline di Wiseman viaggia su un binario parallelo e in direzione opposta rispetto a quella della franchigia in cui si trova. Curry ha 33 anni, Green 31, Thompson 31: quella dei prossimi due, massimo tre anni, ha tutte le sembianze di quella che potrebbe essere l’ultima corsa per i Big Three dei Dubs. E in questa corsa non potranno essere ammessi giocatori non pronti.

                    “Possiamo migliorare Wiseman abbastanza velocemente da portare la sua timeline al livello dei nostri Top 3? E’ una bella domanda. E non sappiamo la risposta.” (Steve Kerr)

                    Quando si vuole essere una contender nel breve termine, è necessario fare un preventivo sul rapporto rischi-benefici, anche su un 19enne. Ciò che sappiamo su Wiseman, è che quest’anno con lui in campo i Warriors hanno segnato 11 punti in meno ogni 100 possessi, e che la unit in cui gioca insieme a Curry, Oubre, Wiggins e Green ha un offensive rating pari a 97, settimo percentile.

                    Nulla, però, è ancora definitivo. Wiseman ha un’estate davanti a sé per lavorare sul proprio corpo e sulla tecnica, con la possibilità di collaborare con campioni del calibro di Kevin Durant e Kevin Garnett. All’avvio della prossima stagione potrebbe presentarsi un giocatore diverso, ed è quello che il coaching staff spera, perché i Warriors non potranno più permettersi di concedergli tempo.