Il numero dei giocatori in campo è cambiato nel corso del tempo. E se oggi si gioca in 5 contro 5 lo dobbiamo ad una persona che partecipò alla prima partita di basket con il pubblico: Amos Alonzo Stagg.

FOTO: WBUR

Sul parquet non c’è stato sempre lo stesso numero di giocatori, un tempo ce n’erano molti di più. Quasi il doppio nella prima partita di basket che si giocò il 21 dicembre del 1891 nella città di Springfield, Massachussets. Stato che era già entrato una volta a far parte della Storia, quando nel 1776 dichiarò l’indipendenza insieme ad altre 13 colonie e diede vita agli Stati Uniti d’America. Ma quel giorno del 1891 è un professore di 31 anni a portare il Massachussets dentro gli annali dello sport.

James Naismith deve trovare un modo per riempire il vuoto tra la stagione di football e quella di baseball. E così gli viene in mente di prendere una palla, un canestro e far divertire i suoi alunni. Ma appena lo studente Frank Mahan vede due cesti di pesche appesi alla ringhiera del piano superiore della palestra, intuisce subito che si tratta di una delle strane idee del professore. “Maledizione!”, esclama. “Un altro nuovo gioco!”. Presto, però, si ricrederà.

Naismith ha già scritto alcune regole base, ma ha un problema. Quanti alunni far giocare? Ha una classe di 18 e non vuole scontentare nessuno. Allora li divide nove per parte e dà il via alla prima partita di basket: 9 vs 9. Finisce 1-0, ma poteva andare peggio. “Dopo quel match avevo paura che si uccidessero l’un l’altro”, rivelerà anni dopo il professore. “Ma continuarono a pressarmi per farli giocare di nuovo e allora ho inventato nuove regole. La più importante era che non si potesse correre con la palla. Questo evitò sgambetti e scazzottate. Così nacque uno sport pulito”.


Foto: nytimes.com

E il nome della nuova disciplina? Molti suggeriscono “chiamiamolo ‘Il gioco di Naismith'”. Ma lui ha in mente altro. “Abbiamo una palla e un cesto. Perché allora non lo chiamiamo pallacanestro?”. Il basket ha adesso un nome, delle squadre e delle regole. Ma manca quella più importante: ovvero quanti atleti possono stare in campo. Naismith non l’ha scritto

Si inizia a pensare che si possa giocare con un numero di atleti variabile, che cambi in base al numero degli studenti delle classi e dalla grandezza del campo. Se è più piccolo di 170 metri quadrati, ne vengono utilizzati 5; se è di 335 metri quadrati o più grande, allora ci sono 7 giocatori in campo. Questo accade nel 1894, quando si arrivano a sperimentare squadre anche con 50 giocatori. Ma non funziona. Poi, però, in una partita di college basket a Iowa c’è la svolta.

Si gioca il 18 gennaio del 1896, cinque anni dopo l’invenzione del basket. Il match è tra la squadra dell’Università di Chicago e un gruppo di atleti dell’Università di Iowa. I primi si chiamano “Maroons”, granata, come il Torino calcio per il colore delle loro maglie. La squadra è stata fondata appena tre anni prima, mentre quella di Iowa verrà creata solo cinque anni dopo. I Maroons sono allenati da Amos Alonzo Stagg, un coach che conosce bene le regole del gioco, anche perché è legato all’inventore del basket: il professor Naismith.

La squadra di football di Yale nel 1888. A sx, accosciato Amos Alonzo Stagg. Foto: wikipedia.org

Quando l’11 Marzo del 1892 si gioca la prima partita di pallacanestro aperta al pubblico, lui infatti è in campo. All’epoca è un istruttore della YMCA School e nel match fa parte della squadra degli insegnanti che sfida quella degli studenti. Davanti a 200 persone i giovani sconfiggono gli adulti per 5-1. Stagg, però, riesce ad andare a segno per i suoi. Perché l’allenatore del New Jersey nella sua vita è stato un vincente, soprattutto nel football. Con la squadra dell’Università di Chicago ha vinto sette volte la Big Ten Conference tra il 1899 e il 1924. E ha anche innovato quello sport, inventando l’huddle, il momento in cui il quarterback si riunisce con i compagni prima dell’azione per decidere la strategia d’attacco. Ma anche nel basket il suo contributo è stato decisivo.

Quando i suoi Maroons devono scendere in campo contro Iowa fa in modo che quella partita passi alla storia. Ed è infatti la prima in cui si gioca 5 contro 5.

Ma Stagg non si ferma qui. Continua a credere che ci debbano essere massimo 10 giocatori in campo. Si batte e nel 1897 la regola diventa obbligatoria.

Sono passati 6 anni dal 21 dicembre del 1891, da quella prima partita di basket 9vs9 in una palestra dello Springfield College. E ora, in quel punto, c’è un memoriale inaugurato l’8 agosto del 2010. Stagg non l’ha potuto vedere, perché è morto nel 1965 a 103 anni. Ma l’avrebbe apprezzato perché incarna il suo spirito.

Nella piazza Mason Square c’è una statua in bronzo di un adulto che passa la palla a un ragazzo più giovane. Un simbolo di continuità, di voglia di proseguire e tramandare gli insegnamenti alle generazioni successive. Come faceva Stagg e come ha sempre fatto, anche durante i suoi ultimi anni di vita. “Potrei andare avanti per sempre”, aveva risposto alla domanda su quali fossero i suoi piani futuri. Un’energia che ha trasmesso al basket e che sembra destinata a non arrestarsi mai.