Stanotte per i tifosi dei Dallas Mavericks è stata dura, ma il peggio deve ancora venire

Questo contenuto è tratto da un articolo di Kevin Sherrington per The Dallas Morning News, tradotto in italiano da Emil Cambiganu per Around the Game.
Il figliol prodigo è tornato all’American Airlines Center, e l’unica cosa che mancava nel menu era il vitello grasso. Un cartellone nei sotterranei ringraziava Luka Doncic. Le magliette promozionali poggiate sui sedili facevano lo stesso. In sloveno, niente meno. Francamente, è stato tutto un po’ surreale. Sicuramente ironico, considerando che solo due mesi fa i Mavs lo hanno scaricato senza troppi complimenti.
Dal modo in cui Jason Kidd ha parlato di Luka prima del 112-97 inflitto dai Lakers, definendolo “uno dei più grandi giocatori al mondo”, ci si può chiedere perché non abbia provato a fermare Nico Harrison dal compiere l’errore più grande della sua vita.
Ecco perché ora, e per il futuro prevedibile, il general manager dei Mavs si troverà a sentire cori furiosi di “Fire Nico” ogni volta che le cose si faranno noiose.
E sia chiaro, anche se i Mavs alla fine dovessero mantenere la promessa di Nico di vincere tutto, la vita senza Luka sarà comunque più grigia.
Un video tributo di due minuti, mandato durante le presentazioni dei Lakers — ripercorrendo ricordi dal giorno del draft fino quasi a quello della cessione — ci ha ricordato cosa ci mancherà.
Luka che inventa tiri impossibili, Luka che passa la palla dietro la schiena, Luka che trova compagni che la maggior parte delle guardie potrebbero individuare solo con l’aiuto di un segugio.
Luka che ride. Luka che vince.
Luka che ringhia al povero Rudy Gobert.
Luka che piange dopo la fine del video, con l’eco di “Lu-ka… Lu-ka” ancora nelle orecchie.
“Tante emozioni”, ha detto dopo la partita, con la sua solita sobrietà.
“È stato incredibile.”
I Mavs hanno diffuso tante sciocchezze su Luka dopo la trade, nel tentativo di giustificarla sottobanco. Alcune anche vere. Il problema è che nessuna giustificava lo scambiare un giocatore che, tra cinque o dieci anni, avrebbe potuto superare Dirk Nowitzki come miglior giocatore nella storia della franchigia.
Nico parla molto di cultura, insinuando che Luka non si inserisse in quella che sta cercando di creare. Ma se Luka davvero non sanguinava blu-Mavs, era davvero difficile accorgersene dopo il video tributo di stanotte. Soprattutto con la sua testa affondata sulla spalla di LeBron James.
Ovviamente, essendo Luka, non ci ha messo molto a tornare con la faccia da gioco. Il suo allenatore, JJ Redick, ha definito la sua vulnerabilità mostrata, seguita da una prestazione da 45 punti, otto rimbalzi, sei assist e quattro palle rubate — nella seconda notte di un back-to-back, per di più — come “sovrumana”.
Quasi come se stessimo guardando di nuovo il video, ma con i Mavs nel ruolo dei cattivi.
Chiaramente, Luka e i Lakers devono ancora conoscersi bene. Non hanno molto talento nel frontcourt oltre a Luka, King James e Austin Reaves, eppure, da quando c’è stata la trade, hanno superato Denver per il terzo posto nella Western Conference. Dite quello che volete su Luka — e a giudicare dalla reazione di stanotte, i Mavs hanno opinioni contrastanti sull’argomento — lui riesce a sollevare una squadra, come ha dimostrato nel 2022 e di nuovo la scorsa stagione.
Nel frattempo, la squadra che ha lasciato alle spalle farà fatica anche solo a conquistare l’ultimo posto utile per il play-in, per poi uscire rapidamente di scena.
Oltre al peggior scambio nella storia locale, molte cose sono andate storte per i Mavs quest’anno. Più di quante Anthony Davis possa aggiustare, in ogni caso. Chiaro, non sto dando la colpa a lui per questo disastro. Ha giocato bene quando è stato in salute, e questa è la sua fama. Come ha ricordato Kidd mercoledì, è uno dei migliori 75 di sempre. Una minaccia autentica su entrambi i lati del campo.
Ma, per quanto diversificato sia il tuo portafoglio, è difficile lasciare il segno se non hai la palla in mano.
Anche i Mavs stanno ancora cercando di capire come usare Davis. Stanotte ha chiuso con 13 punti, 11 rimbalzi e 6 assist. Non malissimo, ma nemmeno quello che ti aspetteresti contro una squadra con un solo vero centro.
Alla sua prima partita di ritorno nella vecchia casa, Luka ha fatto il suo solito show, e i tifosi riconoscenti hanno reagito a ogni passaggio, tiro o penetrazione come se non se ne fosse mai andato. A volte era difficile dire quale fosse la squadra di casa.
Succede questo quando stai ancora cercando di capire uno scambio che ti ha fatto sentire come se tuo figlio fosse tornato dal college con un nuovo set di genitori.
Prima della partita, Kidd si aspettava che i tifosi dei Mavs mostrassero il loro affetto per Luka, e per lui andava bene. Anche i fischi. Ha ammesso che ci saranno sempre discussioni su cosa mai possa aver spinto i Mavs a cedere un giocatore così amato, anche se ora veste un’altra maglia nello stesso palazzetto. Ha solo chiesto che quegli stessi tifosi credano in questi Mavs.
“C’è ancora speranza”, ha detto, “e ci sarà speranza anche tra dieci anni.”
Un bel pensiero, se solo non fosse così difficile da vedere al momento. Difficile pensare a Luka tra dieci anni, ancora con la maglia dei Lakers, i giorni da Mavs ormai lontani. Difficile immaginare che Kidd sia ancora qui. Nico, pure. Un bambino seduto a pochi metri da me ha scandito il coro “Fire Nico” forte e chiaro, più volte. Diventa qualcosa di molto personale quando realizzi che non potrai crescere insieme a Luka, dopotutto. Avrà avuto otto anni. Una vita intera di dolore davanti a sé.