Dalle prime sfide negli anni ’40 alle prime dirette nazionali, fino al perfetto modello di business attuale: ripercorriamo la storia dello stretto legame tra la NBA e il Natale.

Natale è storicamente la festa da passare in famiglia. Che piaccia o meno, il 25 dicembre vede riunioni parentali in svariate parti del globo.
È consuetudine che ci si ritrovi tutti insieme per la cena della vigilia o per il pranzo del giorno successivo, tralasciando lavoro, impegni, amici. In quei giorni si vive la famiglia.
Almeno questo vuole la tradizione.
Tuttavia c’è chi preferisce non interrompere la propria attività in funzione delle feste, ma che al contrario ha intravisto un occasione di crescita sportiva ed economica.
Stiamo parlando ovviamente della NBA.
Fin dal secondo anno della propria esistenza, quando ancora si chiamava BAA (Basketball Association of America) la Lega decide che il giorno di Natale il campionato non debba essere interrotto e i New York Knicks battono i Providence Steamrollers al Madison Square Garden per il primo Christmas Game della storia. La prima puntata di una serie infinita.
Intanto perché quello stesso giorno del 1947 si giocano altre due partite (Baltimore Bullets vs Chicago Stags e Washington Capitols vs St. Louis Bombers), ma anche perché la tradizione si ripeterà negli anni a venire fino a diventare il perfetto pacchetto che produce oggi una valanga di Dollari a 360 gradi.
Vediamolo nel dettaglio.
Dopo la già citata prima edizione, la NBA prosegue con l’inserire partite in calendario al 25 dicembre di ogni anno, cercando inizialmente di rispettare il criterio della territorialità.
Negli anni ’50 ovviamente le squadre non hanno i mezzi e i comfort odierni per poter organizzare agevoli trasferte. L’idea pertanto è quella di far affrontare squadre geograficamente vicine per permettere a giocatori e staff di passare comunque del tempo con la famiglia, anche nel caso di sfide on the road.
La vera svolta tuttavia arriva grazie alla televisione. Knicks vs Steamrollers del 1947 viene trasmessa su reti locali, ma il successo del NBA Christmas Day è crescente e continuo e i migliori network nazionali fiutano l’affare.
Così nel 1967, live da San Diego, la ABC trasmette Los Angeles Lakers vs San Diego Rockets. È l’inizio di una valanga che porterà a un vero e proprio business, con i network possessori dei diritti tv sempre maggiormente impegnati a coprire l’intero repertorio messo in campo a Natale dalla Lega.
Gli NBA Christmas Games vanno in scena per numerosi anni consecutivi, precisamente fino al 1998, quando il lockout taglia nettamente la durata della Regular Season, che prende il via solamente a gennaio 1999.
Il formato scelto poi è quasi sempre stato quello di proporre più di una gara, magari ad orari differenti sfruttando i vari fusi orari del paese, con lo scopo di non sovrapporre (o farlo solo parzialmente) più eventi.
Le uniche eccezioni sono stati gli anni 1989, 1990 e 2006, dove si è giocato un solo incontro.
Dal 2008 sotto l’albero i tifosi iniziano a trovare un’offerta piuttosto ricca, perché si scende sul parquet in almeno cinque arene NBA.
Grazie al successo maturato, e al sempre maggior agio di cui godono le squadre nell’affrontare le trasferte, la Lega decide di non considerare più la prossimità geografica come elemento per stilare il calendario del 25.
Al contrario, cerca di offrire partite appetibili, che presentino caratteristiche che attraggano i tifosi sia alle arene che a casa davanti alla TV. Le rivalità storiche tra squadre o il mettere di fronte i migliori giocatori in circolazione sono sicuri elementi trainanti, che non mancano di riscuotere successo. Pensiamo ad esempio alla rivalità storica Bulls vs Pistons vista in campo nel 1990 o a quella tra Knicks e Pacers scontratisi nel 1999.
Nel 1995 va in scena il primo rematch delle Finals della stagione precedente, quella tra Orlando Magic e Houston Rockets. Un’idea che viene poi ripercorsa con continuità negli anni successivi, come San Antonio Spurs vs Detroit Pistons rigiocata a Natale 2005, Los Angeles Lakers vs Boston Celtics nel 2008 o Golden State Warriors vs Cleveland Cavaliers nel 2015, 2016 e 2017.
Non solo le Finals sono state la discriminante per far scontrare due rivali il giorno di Natale. Anche le Finali di Conference o sfide tra top player (come non citare lo storico scontro tra Shaq vs Kobe nel 2004).
Senza dimenticare ovviamente che il profitto maggiore per sponsor e televisioni arriva dai mercati più grandi, pertanto Lakers e Knicks sono tra gli ospiti maggiormente invitati alla festa.
Lo straordinario successo delle gare del 25 dicembre comporta non solo la già citata attenzione alla sfida proposta sul parquet, ma diventa un vero e proprio prodotto commerciale, che genera un giro d’affari cospicuo e introiti per svariati settori. L’esempio lampante è ovviamente l’abbigliamento. Per anni la NBA impone ai propri atleti di indossare scarpe che abbiano bianco o nero come colore predominante e con l’obbligo, per i giocatori della stessa squadra, di indossare la stessa tonalità cromatica.
I Celtics di Larry Bird per esempio indossano sempre scarpe nere. Le calzature dei Bulls di Michael Jordan invece passano dal bianco della Regular Season alla tonalità scura durante i Playoffs.
Se la post-season del 1996 crea una nuova alternativa, con Chicago che indossa calzini neri interrompendo l’egemonia del bianco imposto a tutte le squadre, immaginate cosa succede quando, nel 2009, la Lega sdogana la libertà cromatica su calzini e calzature.
Le varie case produttrici iniziano a scatenare la propria fantasia repressa e il Natale diventa un incredibile trampolino di lancio del marketing. Ogni anno vengono proposte varianti delle scarpe già in commercio, applicando ogni tipo di colore della scala cromatica, con la preferenza delle classiche tonalità natalizie.
Anche i calzini non sono da meno, con ogni possibile fantasia festiva. Se da un punto di vista estetico il risultato sfocia talvolta nell’eccessivo, è pur vero che la risposta commerciale è notevole e contribuisce ad aumentare il valore degli NBA Christmas Games. Ad esempio adidas, brand che ha vestito la Lega a partire dal 2007, fiuta l’affare e decide di confezionare divise da gioco special edition per il giorno di Natale. E così a partire dal 2012 i team impegnati possono mettere in mostra maglie da gioco con un tema speciale: si va dalle canotte di un unico colore, alle maglie a maniche corte con logo gigante sul petto, per proseguire con canottiere che riportano sulla schiena il nome del giocatore anziché l’usuale cognome, oppure all’utilizzo di un font di tipo festivo per riportare il nome delle squadre.
Non finisce qui, perché l’attenzione mediatica suscitata dall’evento fa sì che le varie emittenti televisive riescano a monetizzare in maniera concreta i numerosi ascolti. In perfetto stile Superbowl, gli spot natalizi fanno a gara per aggiudicarsi lo spazio pubblicitario durante gli incontri. La NBA stessa decide di cavalcare l’onda e realizza delle proprie commercials per presentare le partite di Natale. Uno dei più iconici è questo:
Il successo degli NBA Christmas Games è quindi totale e la Lega è riuscita a valorizzare molto bene un’idea che si è sviluppata negli anni. Va inoltre rimarcata la totale egemonia cestistica per molti anni il 25 dicembre. Il basket professionistico è stato a lungo, infatti, l’unico sport americano impegnato nella giornata.
La totale mancanza di concorrenza ha aiutato non poco l’NBA a capitalizzare l’attenzione del pubblico, ma va anche detto che sul parquet è stato comunque prodotto uno spettacolo in alcuni casi notevole. Riviviamo quindi i migliori NBA Christmas Games prodotti negli anni.
Providence Steamrollers vs New York Knicks (1947)
La prima partita NBA giocata il giorno di Natale. Siamo nel 1947, nel secondo anno di esistenza della Lega.
Sulla carta la sfida sembra a senso unico, perché Providence è una squadra mediocre che avrà oltretutto vita breve nel basket professionistico, perché cesserà l’attività già nel 1949. I Knicks possono schierare Carl Braun, una vita votata alla squadra della Grande Mela, con ben 12 stagioni con la divisa di New York cucita addosso e solo l’ultimo anno di carriera vissuto ai Celtics. Vanta inoltre 5 partecipazioni all’All Star Game.
La guardia realizza 19 punti e conduce alla vittoria i padroni di casa per 89-75.
Philadelphia Warriors vs New York Knicks (1961)
Ancora la Grande Mela come palcoscenico di una partita da ricordare. Siamo nel 1961 e il leader di Phila è ovviamente il grande Wilt Chamberlain. Sebbene the Stilt abbia sempre abituato i tifosi a performance marchiate da cifre roboanti, stavolta il n. 13 esagera.
Complice un doppio overtime, che gli concede ben 58 minuti di dominio sul parquet, Wilt segna le bellezza di 59 punti catturando oltretutto qualunque oggetto sferico orbitante intorno al ferro: 36 rimbalzi, attuale record per la notte di Natale.
Nonostante l’egemonia del centro di Philadelphia, sono i Knicks a portare a casa la vittoria al termine della maratona di due supplementari. Il punteggio finale recita 136-135 per i padroni di casa.
St. Louis Hawks vs Cincinnati Royals (1963)
Altra grande partita resa famosa più per la prestazione del singolo che per la gara di per sé.
Questa volta il protagonista è Oscar Robertson. Big O è noto per la sua attitudine a flirtare con la tripla doppia, tanto da essere l’unico giocatore a riuscire a produrla di media per tutta la stagione fino all’avvento di Russel Westbrook.
Nel Natale del 1963 Robertson segna 37 punti, conditi da 15 rimbalzi e 16 assist. Tanto per gradire, aggiunge un percorso netto dalla lunetta (13/13). La sua performance ha maggior risalto poiché segnata contro un avversario come Bob Pettit, che comunque tiene in gara gli Hawks con 25 punti e 18 rimbalzi.
Grazie alla partita di Robertson, i Royals si aggiudicano l’incontro per 113-107. Il n. 14 di Cincinnati regalerà ai tifosi la tripla doppia natalizia per un totale di quattro volte.
New Jersey Nets vs New York Knicks (1984)
Sfida non inusuale a Natale quella tra Nets e Knicks, ma quella del 1984 ha sicuramente un sapore diverso.
New York vanta tra le proprie file quello che è considerato come il miglior scorer dell’epoca, Bernard King. Il giocatore è l’incontrastato idolo della città, perché è nato a un ponte di distanza dal Garden, a Brooklyn. La sua carriera NBA è partita proprio dal New Jersey, ma ha vestito anche le casacche di Jazz e Warriors prima di accasarsi nella Grande Mela.
La sera del 25/12/1984 King è particolarmente inspirato. In attacco è totalmente incontenibile, poiché nessun avversario è in grado di arrestare la sua straripante furia offensiva. Il fatturato serale recita 60 punti, record ancora imbattuto dei Christmas Games.
Nonostante la rimarcabile prova del proprio leader offensivo, i Knicks non riescono a portare a casa la vittoria, coi Nets che recuperano uno svantaggio di 10 punti all’intervallo. Guidati da Michael Ray Richardson (36 punti), gli ospiti si aggiudicano la sfida per 120-114.
Boston Celtics vs New York Knicks (1985)
Ancora il Madison Square Garden come garanzia di storia del Gioco. Il giorno di Natale arrivano in città i vice campioni in carica, i Celtics di Larry Bird.
Gli ospiti dominano la partita, prendendo subito il comando e raggiungendo addirittura 25 punti di vantaggio che sembrano mettere la partita definitivamente in direzione Massachusetts.
Bird, McHale, Parish. Non sembra esserci antidoto ai tre grandi giocatori biancoverdi, ma ecco di colpo l’inerzia cambiare direzione. Un punto alla volta i Knicks riescono a rientrare ed arrivare in parità alla sirena dell’ultimo periodo. Col pubblico di New York in totale visibilio per la straordinaria rimonta, i padroni di casa dominano nel secondo supplementare, aggiudicandosi la sfida per 113-104.
Attore principale della rimonta, un rookie di origine giamaicana, che nella notte di Santa Claus ha mostrato al mondo NBA di essere a proprio agio nel ruolo principale su grandi palcoscenici: Patrick Ewing. Il n. 33 realizza 32 punti e 11 rimbalzi in 45 minuti di gioco.
Chicago Bulls vs New York Knicks (1986)
Luogo della sfida ancora (ma va!?): The World’s Most Famous Arena. Questa volta sono di turno i Bulls.
La squadra dell’Illinois può vantare nel motore un Michael Jordan perfettamente guarito dall’infortunio che lo ha relegato a bordo campo per gran parte della stagione precedente. Il n. 23 prosegue la propria ascesa verso l’Olimpo NBA, venendo già considerato uno dei migliori giocatori della Lega. Non vive una serata particolarmente precisa al tiro, ma risulta comunque il migliore dei suoi realizzando 30 punti, con 10/28 dal campo.
Dall’altra parte c’è un nuovo re in città. Patrick Ewing è il totem dei Knicks, che si affidano al proprio centro per vincere la sfida. E proprio il numero 33 è autore di 28 punti e 17 rimbalzi, oltre al tap-in vincente sulla sirena che regala ai padroni di casa la vittoria per 86-85.
New York Knicks vs Chicago Bulls (1994)
Stesso giorno, 8 anni dopo. Intendiamoci, Bulls e Knicks avevano già offerto una sfida degna di nota nel giorno di Natale del 1992, figlia della profonda rivalità scoppiata tra le due franchigie nei Playoffs dell’anno precedente; tuttavia quello del 1994 è un 25 dicembre particolare.
Chicago è sempre orfana di Jordan, che sta vivendo il primo ritiro della carriera, iniziato nel 1993. Le chiavi della squadra sono in mano a Scottie Pippen. I tori hanno perso da poco la leadership difensiva di giocatori come Horace Grant, Bill Cartwright e Scott Williams.
Dall’altra parte New York è convinta di poter fare la voce grossa con gli storici rivali, ora che il n. 23 è assente. Non a caso hanno eliminato proprio Chicago nei Playoffs 1994.
Scottie si prende subito il proscenio (coadiuvato da Toni Kukoc), segnando 3 triple nei primi quattro minuti di gioco e producendo una straordinaria performance da 36 punti conditi da 16 rimbalzi. Vittoria Bulls per 107-104 dopo un overtime, con Pippen che non siede mai in panchina per l’intero incontro.
Houston Rockets vs Orlando Magic (1995)
Per la prima volta la NBA propone a Natale una gara tra le protagoniste delle Finals della stagione precedente. Nonostante l’atto finale del 1995 si fosse concluso con un netto 4-0 in favore di Houston, i Magic sono una squadra giovane e bramosa di riscatto. In particolare i riflettori sono puntati sulla sfida nella sfida, quella tra Shaquille O’Neal e Hakeem Olajuwon.
I due centri sono il fulcro di entrambi gli attacchi e le classiche chiacchiere da bar hanno imperversato nella precedente stagione per decretare chi fosse il migliore, se prevalesse la potenza del n. 32 o la tecnica del giocatore nigeriano. L’esito delle Finali aveva fatto pendere la lancetta dalla parte del giocatore dei Rockets, ma la sfida di Natale regala a Shaq la possibilità di riscatto.
30 punti e 12 rimbalzi per Olajuwon, mentre O’Neal contribuisce con 22 punti e 18 rimbalzi. La sfida tuttavia viene decisa da Penny Hardaway, che segna il jumper del successo a 3.1 secondi dalla siren: 92-90 Magic.
Miami Heat vs Los Angeles Lakers (2004)
Giudicata da molti la sfida di Natale per eccellenza. Il Christmas Game col maggior numero di telespettatori nella storia della Lega. Più che una partita tra Heat e Lakers, prende semplicemente l’appellativo di Shaq vs Kobe.
O’Neal sta vivendo la prima stagione dopo il divorzio da Los Angeles. Dopo gli anni dei trionfi, con i tre Titoli vinti consecutivamente, si è arrivati a un punto di rottura totale con Kobe Bryant.
I due non sono mai andati troppo d’accordo, ma avevano firmato una sorta di armistizio in funzione del obiettivo comune, vincere. Inoltre all’inizio della convivenza Kobe era una giovane promessa in rapida ascesa mentre Shaq era il dominatore della Lega; col passare del tempo Bryant aveva guadagnato il suo posto tra i migliori giocatori della NBA e voleva prendersi il ruolo di leader di LA.
Caratteri diversi, fine del ciclo vincente, salta la tregua tra i due e O’Neal finisce a Miami. Il 25/12/2004 è il loro primo incontro e l’hype è alle stelle.
Shaq segna 24 punti e domina nel pitturato, Kobe non è preciso al tiro, ma porta in dote 42 punti. A due minuti dalla fine il n.8 penetra a canestro e subisce un duro fallo O’Neal. È il sesto del centro, che termina anzitempo la partita.
Si va all’overtime, dove Kobe sbaglia tutti i tiri compreso il buzzer beater con cui avrebbe potuto decidere la sfida. Intervistato nel post partita, Shaq dichiara: “Sapevo che lo avrebbe sbagliato”.
Cleveland Cavaliers vs Golden State Warriors (2016)
Ennesima rivincita delle Finals 2016. Le due squadre sono le autentiche dominatrici di quegli anni, si sono già scontrate due volte (and counting) per il titolo.
I Cavs arrivano alla gara del 25 dicembre come campioni in carica, frutto della storica rimonta inflitta agli avversari: sotto 1-3, incredibilmente Cleveland ha vinto tre gare consecutive portando il Larry O’Brien Trophy per la prima volta in Ohio. È stata anche la prima volta che una squadra in svantaggio con quel punteggio nella serie finale sia poi riuscita a vincere il Titolo.
Da una parte LeBron James, Kyrie Irving e Kevin Love, dall’altra gli “Splash Brothers” con l’aggiunta di Kevin Durant. Non sembra una qualunque partita di Regular Season, per tutti è come essere già proiettati a giugno 2017 per giocarsi ancora l’anello.
La sfida è estremamente tirata e avvincente, con l’equilibrio che prevale fino a metà gara. Golden State riesce a prendere un incoraggiante vantaggio di 14 punti con 9:35 ancora da giocare, ma a quel punto si scatena Kyrie Irving. Segna 14 dei suoi 25 punti complessivi nell’ultimo periodo, compreso il fadeaway della vittoria a 3.4 secondi dalla sirena finale. Cleveland vince 109-108.