FOTO: Dallas Morning News

No, quello offerto dai Los Angeles Lakers per Luka Doncic non è il pacchetto proprio di una superstar. Ottenere un role player come Christie e un All-NBA che va per i 33, con una sola first-round pick futura, è una miseria, un vero e proprio sconto rispetto al valore di mercato del giocatore, un 26enne perennemente candidato MVP. Anzi, si potrebbe quasi definire follia. Ma questo è un concetto opinabile, il trade value è qualcosa di stimabile, se ne può fare una proiezione euristica, niente di più e niente di meno. Quello che non è opinabile è l’impatto economico in sé di questo scambio.

Nel presente, a beneficiarne sono apparentemente i Dallas Mavericks, che scendono appena sotto la soglia della luxury tax con un roster da Playoffs, e molto probabilmente poco più. Il risparmio dei texani consiste anche nel non dover pagare Doncic con un supermax da $345 milioni in estate, concedendosi una certa flessibilità pro futuro, anche qualora uno fra Anthony Davis e Kyrie Irving non dovesse rinnovare, o si dovesse costruire attorno a loro qualcosa di più competitivo per compensarne anche l’invecchiamento. Ma sapete qual è la cosa divertente? Nemmeno i Lakers dovranno strapagare Luka Doncic, anzi, lo avranno a libro paga con uno “sconto”.

Con questo scambio, infatti, lo sloveno ha perso l’eleggibilità al supermax (“designated veteran extension”), che si può ottenere solo con la propria squadra, ed è ora limitato a un’estensione fino a un massimo del 30% del salary cap, la cifra più alta destinata a un giocatore nella fascia 7-9 anni di servizio in NBA. A Dallas, avrebbe potuto chiedere fino a un “supermax” – un incentivo dettato da svariate condizioni legate alle prestazioni – pari al 35% del salary cap, con una crescita annuale dell’8%, pertanto cifre annuali molto superiori a quelle che avrà adesso. Come fanno notare vari esperti, da Yossi Gozlan a Bobby Marks, la scelta più saggia per Luka adesso sarà un’estensione triennale con Player Option nella stagione 2028/29, quando avrà raggiunto i 10 anni di attività in NBA e potrà negoziare un massimo salariale a partire dal 35% del salary cap – circa $72 milioni secondo le proiezioni. Questo significa che i Los Angeles Lakers, in questa e nelle successive tre stagioni, potrebbero avere Luka Doncic con uno stipendio pari al 30% del salary cap, cifra abbondantemente più bassa di quello che sarebbe stato il suo reale valore a Dallas secondo le regole della Designated Veteran Extension. Per avere un termine di paragone, con l’estensione recentemente firmata, Anthony Davis a partire dalla prossima stagione occuperà il 35% del salary cap, guadagnando una decina di milioni in più rispetto a Doncic.

I Lakers, nonostante adesso si trovino al di sopra della tassa di quasi $17 milioni, con un conto da pagare di quasi $50 milioni, appena sotto il secondo apron di meno di $2 milioni, con asset limitatissimi, avranno sufficiente flessibilità salariale per costruire fin da subito attorno a Luka Doncic una squadra competitiva nel post-LeBron James. Il tutto, spendendo pochissimo per una superstar 26enne che ha guidato la propria squadra alle NBA Finals appena la scorsa stagione e che, al netto dei problemi di salute/condizione fisica, rappresenta l’élite della Lega.

Uno sconto “doppio”, per acquisto e mantenimento, che rischia di passare alla storia facendo l’impossibile: salvare il futuro dei Los Angeles Lakers.