Questo contenuto è tratto da un articolo di John Voita per Bright Side Of The Sun, tradotto in italiano da Marco Barone per Around the Game.
Dopo aver tagliato Nassir Little la scorsa settimana, i Phoenix Suns hanno aperto un altro slot a roster. “Un altro? Davvero?” – sì, corretto. Il contratto da $22 milioni in 3 anni di Little – difficile da svendere a chiunque – adesso se ne è andato. Si tratta di una mossa scaltra dal punto di vista finanziario per i Suns, sia a breve che a lungo termine. E sì, libera anche un altro posto a roster.
Come i Suns gestiranno questo posto rimane ancora da vedere. Questa squadra non è certo a corto di giocatori, anzi, ne ha 17 per essere esatti. Uno dei pro dell’avere 3 contratti two-way a disposizione è che, se li utilizzi come ha fatto James Jones, hai molte opzioni. Una di esse prevede di lasciare il posto vacante, un approccio che offre flessibilità a lungo termine permettendo comunque a Jones di applicare le proprie strategie. Permette anche ai Suns di ottenere due giocatori in uno scambio, se necessario. Scambiare Okogie? Questo è il solo modo in cui ricavarne due giocatori al minimo salariale? Jones può farlo con uno slot aperto. L’altra opzione – reggetevi forte – consiste addirittura nel riempire quello slot. Se la giusta opportunità dovesse presentarsi, Phoenix potrebbe avere il lusso di firmare qualcuno senza effettuare alcun taglio. Quel momento potrebbe essere ora, oppure quando gli dei del basket lo decideranno. Ma chi è rimasto sul mercato? Chi dovrebbero cercare i Suns? Dopo un anno di preghiere nei finale di partita e l’arrivo di Tyus Jones, si può affermare con certezza che il ruolo di guardia sia ben coperto. Oltre metà del roster – 10, in base ai miei calcoli – è fatto di guardie. La squadra ha 4 ali (Durant, O’Neale, Dunn e Bol) e 3 centri (Nurkic, Plumlee e Ighodaro). Ecco quello che dovrebbero cercare: altre ali e lungo. Nel frattempo, questa è una lista:
Cedi Osman
Giuro che ogni anno, in ogni offseason, propongo ai Suns di arrivare al 29enne Osman, e ogni anno resto deluso. Ho versato fiumi di inchiostro e, come ho ripetuto a lungo: oltre ai suoi 201 centimetri, garantirebbe ai Suns potenza di fuoco dalla panchina – il che potrebbe sembrare una debolezza, dopo che il Draft si è concentrato interamente sull’upside difensivo. La sua versatilità e l’abilità di aprire il campo lo rendono molto attraente per varie squadre, e la sua esperienza in sistemi diversi mostra la sua capacità di adattamento in campo. L’obiettivo è quello di aggiungere profondità con qualcuno che possa essere chiamato in causa senza fare danni al bisogno, e Cedi Osman ricoprirebbe a meraviglia questo compito, riempiendo un vuoto. Hey, e poi ha anche parlato con Nurkic prima di una partita, una volta.
Jae Crowder
Sì, va detto. Solitamente le réunion non sono una cosa positiva, è sempre un bene saltare i ritrovi con i compagni delle scuole medie e superiori ma, quando si tratta di Jae Crowder, si può fare un’eccezione. La sua carriera è precipitata da quando ha deciso di stare in panchina anziché giocare per i Suns? Sì. In 2 stagioni con Milwaukee, ha giocato 68 partita e segnato 6.4 punti di media. E ora, quel ragazzone che voleva essere un titolare a Phoenix per dimostrare di valere qualche dollaro in più, è un unrestricted free agent senza squadra. Certo, la relazione con i Suns è precipitata allora, ma parliamo di 2 allenatori e 1 proprietario fa. Crwoder porta con sé un tiro da 3 punti affidabile, un bel po’ di aggressività difensiva che serve come il pane e la presenza di un veterano con un certo temperamento. Non ci sono dubbi che i fedelissimi di Phoenix gli regalerebbero una standing ovation a ogni ingresso in campo, la sua spavalderia è esattamente ciò di cui i Suns hanno bisogno.
T.J. Warren
Parlando di réunion… si scherza!
Moses Brown
Pesando i pro e i contro di questo roster dei Suns, emerge un’ovvia debolezza: protezione del ferro. Jusuf Nurkic e Mason Plumlee sono ottimi rimbalzisti ma, quando si tratta di proteggere il pitturato da taglianti o scorer diretti al ferro, la loro strategia sembra più quella di pregare per un errore e catturare il rimbalzo. Ecco quindi che arriva Moses Brown. Quest’ultimo, che avrà 25 all’altezza dell’inizio della regular season, è un lungo di 2 metri e 18 centimetri, con un’apertura alare di oltre 223 centimetri. Come scritto da Adrian Bernechic su Blazer’s Edge: “Ha un talento per la protezione del ferro, buoni istinti difensivi ed è stato capace di aggiungere un po’ di muscoli a quella struttura così magra. In attacco non sa far niente al di fuori dei tre piedi di distanza dal ferro ma, con un decente footwork e tanta volontà di esplodere là sotto, può essere un buon asset nei pressi del ferro.”. Brown ha viaggiato per la NBA come un profetta in Egitto, cambiando – in soli 5 anni – ben 6 squadre, fra cui i Lakers nella passata Summer League.
Potrebbe trattarsi di una buona aggiunta per Phoenix come terzo o anche quarto centro. Porterebbe moltissima taglia e forza, e sebbene non possa aprire il campo con il tiro, si tratta di uno scorer affidabile nel pitturato e di un deterrente per i tiri avversari al ferro nella metà campo difensiva. In un roster che ha bisogni di più presenza sotto le plance, le qualità di Brown offrirebbero profondità dove è più richiesto.
Harry Giles
La scelta numero #20 al Draft 2017 non ha mai dato pieno sfogo al proprio potenziale. Classificato come il numero 1 di ESPN nelle proiezioni del 2016, ha deciso di aspettare un anno a Duke, dove ha giocato con Grayson Allen. Nonostante i molti infortuni durante il suo periodo a Durham, si è comunque iscritto al Draft, dove Sacramento lo ha scelto. Da lì, un terreno accidentato. Il lungo di 211 centimetri ha mostrato lampi del proprio potenziale con la canotta dei Kings, dei Trail Blazers, dei Nets e infine dei Lakers, ma gli infortuni hanno continuato a tormentarlo. Ha perso la stagione 2022/23. Riempiendo quest’ultimo slot, c’è la piena libertà di fare una scommessa ponderata – e per Giles potrebbe valerne la pena. Ha ancora potenziale inespresso, con un’apertura alare di 220 centimetri che lo rende un difensore temibile e un’agilità inusuale per quella taglia. Offensivamente, ha un gioco spalle a canestro solido che potrebbe rivelare un buon asset nel giusto sistema. Sebbene la sua carriera sia stata spezzettata dagli infortuni, il potenziale di Giles lo rende una buona opzione pensando al rapporto fra rischi e benefici.
Robert Covington
Non parliamo di uno dei nomi più ricercati appena una o due stagioni fa? Ogni volta che si parlava di Blazers, Sixers o Clippers, spuntava qualcuno a dirti quanto fossero profonde queste squadre e una menzione a RoCo non mancava mai. A 33 anni, Covington si trova senza una squadra, ma la sua esperienza e il suo skillset lo renderebbero un asset ancora di valore per i Suns. Portarlo a Phoenix potrebbe aumentare la profondità del roster nel reparto ali, con un giocatore dal mindset difensivo e la versatilità necessaria a marcare ancora più posizioni. Inoltre, si tratterebbe di un buon veterano in maglia viola e arancio da vedere accanto al rookie Ryan Dunn, magari mettendoli l’uno accanto all’altro in spogliatoio, Dunn potrebbe anche portargli il borsone. In cambio, Covington potrebbe impartirgli qualche dritta difensiva e aiutarlo a sviluppare un tiro affidabile.
Phoenix potrebbe semplicemente decidere di aspettare e vedere quali opportunità si presenteranno con l’avanzare della stagione. C’è la possibilità dopo la trade deadline possa essere tagliato qualche giocatore che farebbe ancora più comodo. Mentre quelli menzionati hanno i loro meriti, tutti presentano altrettanti limiti e non avrebbero un impatto elevato, così come quello di Nassir Little. Solo il tempo ci dirà quale sarà la decisione dei Phoenix Suns.