Che Jimmy Butler fosse in uscita dai Miami Heat non è una novità, ma giusto pochi minuti fa Shams Charania ha annunciato una nuova bomba natalizia, ormai diventata una tradizione per ESPN a quanto pare, se si pensa a quello che è successo con James Harden un paio di Natali fa. Stando al report, infatti, la preferenza del giocatore sarebbe quella di uno scambio entro e non oltre la trade deadline del prossimo 6 febbraio, direzione una contender. In caso lo scambio andasse a buon fine, le fonti di ESPN spiegano che Butler non accetterebbe la player option da $52.4 milioni prevista a fine anno, diventando comunque free agent in estate; questo non significa che potenziali acquirenti non potrebbero rifirmarlo (magari a cifre minori) ma semplicemente che ci sarà comunque l’intenzione da parte del giocatore di testare il mercato a fine stagione. Insomma, un potenziale affitto fino a fine anno oneroso per un 35enne che non gioca almeno 65 partite dal 2019 e titolare di uno stipendio di $48.8 milioni per il 2024/25, cifre che corrispondono a oltre il 34% del cap di squadra. In caso dovesse rimanere a Miami, invece, non è chiaro quello che farà con la player option, ma gli Heat potrebbero avere tutto l’interesse del mondo a completare una trade adesso per non rischiare di perderlo a 0 a fine anno. Le squadre in primissima fila restano Phoenix Suns, Golden State Warriors, Dallas Mavericks e Houston Rockets (sì, anche loro ancora presenti a Natale come fu per Harden), che meritano un piccolo approfondimento riassuntivo a parte che potete leggere per intero QUI:

Phoenix Suns

Nonostante l’agente di Butler, Bernie Lee, avesse smentito il report di Shams Charania, altre fonti autorevoli a Phoenix hanno confermato l’interesse fra le parti. La condizione strettamente necessaria sarebbe uno scambio di Bradley Beal, l’unico dei “Big Three” dei Suns realmente sacrificabile ma anche il solo titolare di una clausola per porre il veto su qualsiasi scambio. Ulteriori problemi si presentano dal punto di vista salariale. Phoenix è la squadra con più spese della NBA, 1° per stipendi a $220 milioni e 1° per luxury tax a $188.5 milioni, pertanto molto limitata dal nuovo CBA in fase di scambio. Di conseguenza, i $50 milioni dell’ex Wizards richiederebbero eventuali filler per far quadrare i conti alla perfezione, unico modo in cui questo scambio potrebbe verificarsi. Come ben spiegato da Keith Smith, esperto di salary cap NBA per Spotrac, la situazione è la seguente: gli Heat sono ben al di sopra del primo apron, in un affare non possono ricevere in stipendi più di quanto mandino, perché ciò farebbe scattare l’hard cap del primo apron; Phoenix non può ricevere in stipendi più di quanto ne spedisca e non può nemmeno aggregare stipendi in uno scambio. Quindi, come sarebbe possibile un affare? Smith propone uno scambio che vedrebbe Jimmy Butler approdare a Phoenix assieme a un minimo salariale come Josh Richardson, Alec Burks o Thomas Bryant (meglio il primo per Miami, che si toglierebbe lo stipendio più alto dei 3); gli Heat, invece, riceverebbero Beal. Sebbene gli stipendi combinati in arrivo da Miami sarebbero pari a una cifra superiore a quello di Beal, rendendo l’operazione apparentemente impossibile per i Suns, Smith spiega che si tratterebbe di strutturare lo scambio sponda Phoenix come: trade Butler – Beal, legittima dato che il primo ha uno stipendio più basso del secondo; acquisto di un minimo salariale tramite la “minimum exception”, utilizzabile in scambi di questo tipo.

Golden State Warriors

Se Golden State vorrà effettuare un qualunque scambio entro la trade deadline, potrà farlo tenendo conto delle regole del “first apron”, limite salariale introdotto dal nuovo CBA al quale i Warriors sono vincolati, e che porta con sé – fra le altre – la restrizione sulla quantità di stipendio che si può ricevere e dare indietro in uno scambio. Nel caso dei Dubs, le due porzioni potranno essere al massimo le stesse, non un centesimo di più. Pur potendo contare eventualmente sul contratto di Andrew Wiggins da $26.3 milioni, aggregare più salari creerebbe enormi problemi in uno scambio diretto, perciò in questo caso servirebbe una terza squadra per facilitare l’accordo – che si fa dunque il meno probabile dei quattro.

Houston Rockets

Non sembra esserci interesse per veterani come la stella di Miami, e lo si scopre da un recente report di The Athletic riguardo proprio a quella trade Harden menzionata sopra e mai fatto per QUESTE ragioni. Tuttavia, l’arrivo di Butler vorrebbe dire aggiungere un veterano di alto livello a un roster già ibrido, che spazia da giovani promettenti come Amen Thompson, Tari Eason, Alperen Sengun, Jalen Green, Jabari Smith etc. a veterani come Steven Adams, Fred VanVleet, Jeff Green e Dillon Brooks. Visto lo slancio di questo inizio di stagione, potrebbe essere una buona idea valorizzare maggiormente il presente in un ovest molto competitivo. Senza dimenticare comunque l’enorme vantaggio salariale dei Rockets, che non hanno impedimenti legati alle normative finanziare del nuovo CBA, dato che si trovano molto al di sotto della soglia di entrambi gli Apron. A fare da spartiacque potrebbe essere la situazione di Jalen Green, che abbiamo spiegato nel dettaglio QUI

Dallas Mavericks

Si trovano poco al di sotto del primo apron, ma sono hard capped a quella soglia. Questo significa, considerando anche la condizione dei Miami Heat (oltre il primo apron) e semplificando, che per arrivare a Butler servirebbe un salary matching perfetto, non semplice per un giocatore da $48 milioni di stipendio dal momento che – esclusi Doncic e Irving – tutti gli altri stipendi sono pari a $15 milioni o inferiori. Un pacchetto richiederebbe dunque l’impiego di una pletora di role player.