FOTO: Detroit Free Press

Questo contenuto è tratto da un articolo di Mitch Albom per Detroit Free Press, tradotto in italiano da Marco Marchese per Around the Game.


Il risultato era fermo sul pari quando Jalen Brunson, l’aorta pulsante dei New York Knicks, si è ritrovato col pallone in mano a puntare Ausar Thompson, col cronometro agli sgoccioli. L’esito della Serie era la posta in palio e tutto il pubblico presente era intento a osservare l’azione, emettendo un boato simile a quello del reattore di un jet. Finta, contro-finta, ed intanto Brunson giocava col cronometro: 18, 15, 12 mentre Thompson lo marcava stretto, seguendo ogni movimento dell’avversario e rimanendogli addosso come un’ombra. Finta, contro-finta ed il cronometro era giunto sotto i 10 secondi. Qualche attimo prima i due si erano sfidati nella stessa maniera, con Thompson ad uscirne vincente avendo tolto qualunque possibilità di concludere il tiro a Brunson, riuscendo a tenerlo lontano fino alla shot-clock-violation. Ma quel possesso era passato, IL possesso più importante stava prendendo piede proprio in quel momento. Finta, contro-finta, 8 secondi rimasti. Improvvisamente Brunson ha cambiato passo, proprio come un aeroplano che acquista velocità in pista e poi, una volta raggiunta la spinta adatta, ha spiccato il volo lasciando Thompson alla sua sinistra, nel tentativo di controbattere spalla a spalla. 

E poi: Jalen Brunson si è appoggiato ad Ausar Thompson per un cambio di direzione repentino, tanto che il parquet sembrava sanguinare. Il suo through-the-legs crossover ha mandato completamente fuori giri Thompson; il miglior giocatore in fase difensiva dei Detroit Pistons ha provato ad arginare l’avversario rimettendosi in sesto, ma a quel punto Brunson aveva già campo libero per finalizzare una tripla che ha avuto il sapore di una pugnalata. 

FOTO: Detroit Free Press

La palla a spicchi è decollata dalla sua mano, incollandosi alla rete mentre l’attraversava. La scena è terminata con il bacio di Jalen Brunson alle sue dita della mano. Un bacio che ha emulato quello d’addio che i Playoffs 2025 stavano mandando ai Detroit Pistons. “Ti porterai dietro questa giocata per parecchio?” è stato chiesto a Thompson subito dopo la fine della sfida che ha portato alla struggente sconfitta per 116-113 ed eliminazione dai Playoffs al First Round. “Nah,” ha risposto seccamente Ausar, che ha poi proseguito affermando che “Non penso che la riguarderò, almeno per un po’.” Comprensibile. Lontano dagli occhi, lontano dal cuore (e dal dolore che esso prova). Ma se non si prova dolore non si è spinti al progresso. Un modo di dire anglosassone recita “Eyes on the prize? Eyes on the demise” – Sguardo all’obiettivo? Sguardo alla sconfitta.

L’affetto dei tifosi è fondamentale

Va sottolineato, con il massimo del rispetto e della cordialità: tutti, dal coaching staff, ai tifosi e addetti stampa e TV hanno applaudito gli sforzi dei Detroit Pistons, la passione dimostrata e la loro nuova attitude. Coach J.B. Bickerstaff, con voce commossa, ha dato merito ai suoi giocatori, e loro hanno ricambiato. E i media hanno accolto con gioia e clamore il nuovo stile vincente messo in mostra dai due colossi del basket fino a poco tempo fa considerati dormienti. Coach Bickerstaff ha parlato così dei suoi uomini.

“Non avrei potuto essere più fiero dei miei ragazzi di come lo sono adesso.. Mi hanno dato un nuovo motivo per andare avanti con questa professione.”

Coach J.B. Bickerstaff

In aggiunta, queste sono state le parole di Malik Beasley: “In nove anni di carriera NBA non mi ero mai divertito così tanto a prender parte agli allenamenti.” Tutto ciò è qualcosa di raro e di speciale. Ma osservando gli eventi con gli occhi di un bambino è possibile completare il cerchio. La sconfitta non è assolutamente accettabile. L’uscita di scena in Gara 6, la sconfitta per 4-2 nella Serie ed altri aspetti non vanno bene, per quanto ammirevoli, eroici e mozzafiato. I Pistons devono adesso riflettere attraverso la nuova maturità raggiunta. Perdere ed uscire di scena non va bene, ma si può accettare – per quanto una squadra riesca ad andare avanti ed accettare il risultato del campo. Tutti vogliono vincere e si aspettano di vincere. I Pistons avrebbero dovuto tenerlo saldo in mente, ed anche i loro tifosi. Questi ultimi ricordano bene come le sconfitte ed eliminazioni per mano dei Boston Celtics abbiano forgiato i Bad Boys, proprio come il fuoco fa con la spada. Non era stato registrato alcun passo in avanti, almeno non fino a quando quei demoni non sono stati definitivamente scacciati. 

Lo stesso vale per questo roster: perdere contro i Knicks in 6 sanguinose e cruente partite – 5 delle quali sono terminate con un divario complessivo di 15 punti -, fa soffrire terribilmente, e deve farlo. Deve bruciare come acqua salata su una ferita sanguinante. Poiché con qualche aggiustamento tattico, un pò di concentrazione in più, una difesa più solida ed i Pistons avrebbero potuto uscire vincenti da questa Serie. I tifosi si staranno ancora disperando per i vantaggi sprecati nell’ultima frazione di gioco in tre di queste quattro sconfitte – anche se in Gara 1 i Pistons hanno mandato all’aria la vittoria concedendo una scoring-run di 21-0, in Gara 4 hanno sprecato il tiro finale per un fallo non fischiato ed infine, in Gara 6 non hanno messo dentro un canestro negli ultimi 2:35 minuti finali. Come detto, Eyes on the prize? Eyes on the demise. Jalen Brunson ha giocato una partita fuori da ogni aspettativa, muovendo il proprio corpo in maniera irriproducibile persino con una marionetta. Ha trovato il modo di fluttuare in aria per rilasciare i suoi morbidi floater, di roteare sotto canestro proprio come fosse un derviscio fino a quando gli si presentasse uno spiraglio per un lay-up. Ha corso, faticato e sbagliato tanto, ma quando è stato necessario è stato pronto a metter dentro la palla a spicchi. Ha realizzato 8 degli ultimi 11 punti dei New York Knicks. Brunson ha 28 anni ed ha già affrontato queste tempeste. Cade Cunningham, la risposta dei Pistons a Brunson, ha 5 anni in meno ed è un neofita dei Playoffs. A fine gara alla domanda: “Qual è la lezione più grande appresa ai Playoffs?”, Cade Cunningham ha risposto: “L’attenzione ai dettagli e quanto ogni possesso conti davvero.” I primi possessi contano, gli ultimi possessi contano ancora di più. 

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Riflessioni estive

Quindi, col finire della primavera e l’approssimarsi dell’estate, mentre i Detroit Pistons tireranno fuori dagli armadi i loro abiti da off-season, non sarà solo Ausar Thompson a doversi sentire afflitto dal pensiero dalla giocata finale di Brunson, in cui l’avversario si è liberato di lui come un serpente fa della sua vecchia pelle durante la muta. Anche Beasley dovrebbe sentirsi in colpa per quel passaggio sfuggitogli di mano nei momenti finali, che avrebbe potuto trasformare nella tripla del pareggio. L’intero roster dovrebbe riflettere sulle occasioni sprecate ed i black-out difensivi che hanno concesso ai Knicks di terminare la partita con una scoring-run di 11-1. Ed infine Cunningham, il brillante astro nascente, dovrebbe tormentarsi al pensiero dei due tentativi sbagliati in lay-up e della palla persa durante quella scoring-streak, oltre che del suo 0/8 finale dal perimetro. Dov’è finito l’estro della superstar?

Con i titoli aumenta il peso delle responsabilità. Gli amanti ed appassionati della palla a spicchi – quelli a cui non importa del caro-biglietti o che Ben Wallace e Isiah Thomas fossero sugli spalti -, osservando il box score noteranno che durante l’evento più importante Brunson, la superstar dei Knicks, ha messo a referto 40 punti e la tripla finale, mentre Cunningham, stella dei Pistons, ha terminato la sfida con 23 punti e 9/22 dal campo, con due lay-up sbagliati nel finale e nessuna tripla andata a buon fine. Evidenziare tutto ciò non è infierire ma motivare. “Sentire la sofferenza della sconfitta è un carburante durante l’estate,” ha affermato Trajan Langdan, il GM della franchigia, appena fuori dallo spogliatoio dei Pistons. Ed ha poi aggiunto: “La sofferenza è importante.” Cade deve affrontare da solo questo dolore. Lo renderà ancora più forte. E ciò dovrebbe far tremare di paura il resto della NBA. 

L’importanza dell’amaro in bocca

In conclusione, nulla di quanto detto deve sminuire quanto compiuto e ottenuto dai Detroit Pistons. Passare da 14 vittorie totali ad essere una squadra affidabile in ottica Playoffs in una sola stagione è qualcosa di davvero incredibile. Ma soprattutto, questo gruppo è genuinamente amalgamato e adora il proprio coach. Gioca un basket altruistico e rappresenta ottimamente la città in cui gioca. In sole 6 sfide ha riacceso una passione per il basket che a Detroit non si vedeva da anni. I Pistons si sono presentati ottimamente a coloro che ancora non fossero a conoscenza delle strabiliante giocate offensive di Cunningham, della difesa asfissiante di Thompson, delle triple di Beasley, Tim Hardaway Jr. e Tobias Harris e della crescita di Jalen Duren da Big Man. Bisognava conoscerli meglio, di partita in partita nell’arco di tutta la Serie. Come fossero dei nuovi ospiti, continuamente in cucina per un altro pasto. Conoscersi e familiarizzare porta entusiasmo. 

Ma i Detroit Pistons devono patire questa sconfitta. Devono odiare il sapore che essa ha portato sulle loro papille gustative. Devono giungere a pensare che il Fato si sia sbagliato nei loro confronti alterando le sue sorti, poiché dovevano essere loro, i Pistons, e non i New York Knicks, a proseguire la Playoffs-run. Un pensiero ricorrente finisce per essere manifestato. “Non si ottiene esperienza ai Playoffs finché non si arriva ai Playoffs,” ha affermato Coach Bickerstaff. Cade Cunningham, prima di congedarsi per le sue vacanze estive, ha concluso così la stagione.

“Abbiamo dimostrato a noi stessi che il nostro gioco funziona e può essere molto efficiente in NBA. Allo stesso tempo abbiamo dimostrato a tutta la NBA che quando verranno a giocare a Detroit sarà davvero dura. Si dovrà lottare per tutti e 48 i minuti.”

“Chiunque si trovi in vantaggio, troveremo un modo di rientrare in partita e provare a vincere. Le nostre risorse sono cresciute parecchio.”

Cade Cunningham

Tutto vero. I Pistons sono cresciuti e maturati, adesso devono mettere in pratica quanto appreso. Devono passare dal “grande sforzo” e “essere fieri per essere arrivati così lontano” al “non vogliamo solo vincere, lo pretendiamo!” Quando tutto ciò accadrà, Thompson riuscirà in qualche modo a non abboccare più a quelle finte. Cunningham metterà dentro quei lay-up. Quando tutto questo accadrà i Pistons non sprecheranno vantaggi nell’ultimo quarto di gioco e non avranno nulla su cui rimuginare. A quel punto Eyes on the demise avrà già svolto il suo dovere. Rimarrà solo Eyes on the prize. Arriverà presto, prima di quanto si possa pensare. Questo è l’aspetto positivo della cattiva notizia appena appresa.