Scambi, movimenti, accordi di una giornata di mercato a due facce.

In tutti gli sport, si sa, l’ultimo giorno di mercato rappresenta una delle date da cerchiare in rosso sul calendario: i prezzi si abbassano, i dirigenti sulla graticola si disperano, le squadre che devono rifondare svendono, e, in generale, il caos regna sovrano. Si tratta di un marasma tradizionalmente europeo, con vette di contratti lanciati, porte aperte, visite saltate, ma, negli ultimi anni, anche la National Basketball Association ci ha messo del proprio, regalandoci quasi sempre un’ultima giornata – o più spesso nottata, viste le nostre latitudini – di grandi movimenti.
Anche quest’anno, sebbene con qualche differenza, non è stato da meno; l’aperitivo era già stato di quelli particolarmente sazianti, vista la partenza di Luka Doncic in direzione Los Angeles Lakers, ma i piatti forti non sono mancati. Ecco quindi un recap di quanto successo a partire dalla notte italiana tra mercoledì e giovedì, teatro della trade principale della giornata, fino alla chiusura di ieri alle 21.
Goodbye to Miami: lo scambio di Jimmy Butler e i movimenti della serata di mercoledì
Ad anticipare Jimmy Butler e dare il via alle danze, in realtà, era stato Jonas Valanciunas, che già intorno alle 23 italiane di mercoledì aveva lasciato i Washington Wizards in direzione Sacramento Kings, una rotta che, quasi sul gong, si sarebbe dimostrata quanto mai affollata. Dopo aver lasciato a casa Mike Brown e spedito ai San Antonio Spurs De’Aaron Fox (scelte definite dal GM McNair in conferenza stampa come “necessarie” visto il brutto dicembre della squadra e la difficoltà a pervenire a un rinnovo col playmaker), la franchigia della capitale californiana ha deciso di rimpolpare quindi il proprio comparto lunghi, cedendo al contempo a DC l’appena arrivato Sidy Cissoko, acquisito proprio in occasione della trade di Fox, e due scelte al secondo giro. Questo il recap dello scambio
Sacramento riceve: Jonas Valanciunas
Washington riceve: Sidy Cissoko, due scelte al secondo giro 2028 (originariamente di Denver) e 2029.
Trade sicuramente vantaggiosa per i Kings che, nonostante siano tornati in questo inverno ad essere i Kings si assicurano un buon backup per Domantas Sabonis, in grado, in alcune situazioni di partita, anche di giocare con lo stesso Domas, vista l’abitudine a farlo nella nazionale lituana. Rimane sempre l’atavico problema di ingolfamento salariale (per Jonas si è dovuta usare parte della MLE) e overpay, tanto in Free Agency che in deadline. Per un mercato così tanto small, tuttavia, questo sembra essere un difetto di fabbrica incorreggibile.
A stretto giro di posta va poi segnalato poi il rinnovo biennale di Lonzo Ball a circa 20 milioni complessivi; un’iniezione di fiducia dopo il calvario quasi triennale del giocatore, ma anche un segno di quanto sia ormai ben issata, almeno per questa stagione e la prossima, la bandiera bianca dalle parti di Windy City, con la franchigia che con ogni probabilità ha voluto reiterare il contratto team-friendly di un veterano-chioccia in vista di stagioni difficili e ricche di giovani speranze più che di vittorie. Prima della stagione 2026/27, tuttavia, le parti dovranno riaggiornarsi, vista la presenza di una team option per il secondo anno.
Arrivando al vero, grande, affare di serata, pubblicata da Shams Charania alle 2:14 italiane, ci spostiamo sulle rive dei due oceani, con Jimmy Butler che finalmente risolve la spinosa – e auto-generata – querelle con i Miami Heat accasandosi ai Golden State Warriors. La franchigia della Baia, con questa mossa, si mette nella posizione di provare a competere per quanto concerne la stagione in corso, ma restringe terribilmente la propria timeline, soprattutto in virtù del rinnovo biennale da 112 milioni complessivi fatto firmare a Butler pochi minuti dopo lo scambio.
A Miami arrivano invece Andrew Wiggins, che con ogni probabilità sarà considerato il vero sostituto di Butler, Kyle Anderson, una scelta al primo giro protetta e PJ Tucker, quasi immediatamente girato ai Toronto Raptors. Lo scambio, che per quadrare ha dovuto includere diverse franchigie, è così ripartito:
Golden State Warriors riceve: Jimmy Butler (da: Heat)
Miami Heat riceve: Andrew Wiggins (da: Warriors), Kyle Anderson (da: Warriors), first-round pick 2025 protetta 1-10 (da: Warriors), PJ Tucker (girato ai Raptors)
Detroit Pistons riceve: Lindy Waters III (da: Warriors),
Utah Jazz riceve: KJ Martin (da: Pistons), Josh Richardson (Heat, tagliato), Dennis Schroder, second-round pick 2031 più favorevole fra Heat e Pacers.
Si tratta ovviamente dello scambio più commentato della notte, anche dagli stessi Heat, che nel momento della definizione della trattativa si trovavano in campo contro i Philadelphia 76ers. Un tifoso, infatti, gli ha comunicato l’affare ha potuto assistere dal vivo al loro stupore e si è potuto vantare con gli amici di essere l’uomo che ha comunicato a Kevin Love una trade… completamente sbagliata! Nella spiegazione, infatti, la prima scelta viene definita dal fan come unprotected, mentre alcuni dei giocatori che sarebbero stati in seguito girati alle altre squadre vengono promossi come sicuri membri dei Miami Heat; uno sbaglio che rende assai meno veritiero quel “we robbed them” con cui lo spettatore chiude la propria comunicazione.
Jimmy, dal canto suo, si è presentato assolutamente carico, come sempre fa dopo gli scambi che seguono una lite con la franchigia (rimarrà iconico l’eccessivamente lungo abbraccio con Allen Iverson dopo la prima partita a Philly). Nel video di saluto alla nuova squadra, infatti, Butler ha detto che il Titolo sarebbe “in arrivo”, mentre nella conferenza stampa di presentazione ha assurto a unico dilemma nel lasciare Miami il fatto che “avevo appena aperto lì il mio negozio di caffè”. Ai posteri, come diceva un poeta parlando di un floor general dalle caratteristiche leggermente diverse, l’ardua sentenza.

“Brandon Ingram, you are going to Canada!”, Mark Williams a Los Angeles
Il classico commento Instagram relativo ai non eccezionali giocatori della NFL in procinto di passare alla scalcagnata Lega dei cugini del Nord ben si addice alla situazione di Brandon Ingram, spedito senza eccesive remore dai New Orleans Pelicans ai Toronto Raptors in una più ampia operazione di smantellamento. Qualche ora prima, infatti, si era provveduto a scaricare il contratto di Daniel Theis, in seguito prontamente tagliato, agli Oklahoma City Thunder, in un rarissimo caso di salary dump a una squadra di maggior livello. Nelle ore successive, invece, si è concertato l’affare di cui sopra, con le seguenti specifiche:
Toronto Raptors riceve: Brandon Ingram
New Orleans Pelicans riceve: Bruce Brown, Kelly Olynyk, scelta al primo giro del 2026 (originariamente dei Pacers), scelta al secondo giro del 2031.
Non è l’unica operazione che si è chiusa nelle primissime ore del mattino italiano: negli stessi minuti, infatti, era stata definita la cessione di Jericho Sims di New York ai Milwaukee Bucks in cambio di Delon Wright e cash considerations, includendo quindi i New York Knicks nella trade che aveva precedentemente portato Kyle Kuzma in Wisconsin e soprattutto Khris Middleton ai Washington Wizards, veri protagonisti della giornata di ieri.
Alle 6:15, poi, l’ulteriore colpo, con Shams che annuncia l’habemus centrum dei Los Angeles Lakers: Dalton Knecht, Cam Reddish, la prima scelta del 2031 e un pick swap nel 2030 sono quanto basta per aggiungere al roster losangelino Mark Williams, lungo classe 2001 dei Charlotte Hornets. Si tratta di uno scambio che apre spazio salariale nell’immediato (Williams è ancora nel contratto da rookie) e che permette di aggiungere un giocatore di assoluto livello, ma anche dalle precarie condizioni fisiche. un big if che, date anche le speculazioni su Luka Doncic, mette i Lakers di diritto nella categoria incognite per la seconda parte di stagione. Per quanto riguarda il draft capital, invece, LA ha ormai ceduto tutto il cedibile, con la scelta del 2031 che era l’ultima tra quelle cedibili.
Certe notti fai un po’ di cagnara
Le parole di Ligabue descrivono in maniera abbastanza eloquente le ultime 15 ore di trade market: i nomi grossi erano pressoché esauriti, e quindi si è provveduto a scambi minori, fatta eccezioni per un paio di movimenti interessanti. Elenchiamo qui gli affari meno impattanti in modalità recap, rimandando ai singoli aggiornamenti editoriali di ieri per commenti più approfonditi.
Miami, come detto, ha ceduto quasi immediatamente PJ Tucker ai Toronto Raptors, ottenendo in cambio l’interessante Davion Mitchell, in una mossa che favorisce entrambe, data la situazione contrattuale dei due giocatori: Mitchell sarà restricted free agent in estate, situazione ideale per Miami in caso volesse confermarlo, mentre Tucker andrà a scadenza, liberando ulteriore spazio per i Raptors.
Philadelphia ha invece proseguito nella sua opera di spending review inviando a Washington Reggie Jackson e draft compensations e ricevendo in cambio Jared Butler, addolcito da ben quattro scelte al secondo giro. Qui il recap del “solito” Bobby Marks.
Tornando in North Carolina, gli Charlotte Hornets hanno prontamente sostituito il partente Mark Williams con Jusuf Nurkic dai Phoenix Suns, che aveva perso ulteriore spazio dopo l’approdo in Arizona di un altro centro (oltre a Mason Plumlee), proprio da Charlotte: Nick Richards. Nello specifico:
Phoenix Suns: Cody Martin, Vasilije Micic, una scelta al secondo giro del 2026
Charlotte Hornets: Jusuf Nurkic, una scelta al primo giro del 2026
Poco dopo, ecco il colpo più rilevante delle ultime ore di deadline: gli Atlanta Hawks, come già si prevedeva, hanno ceduto De’Andre Hunter ai Cleveland Cavaliers in cambio di Caris LeVert, Georges Niang, tre future scelte al secondo giro al Draft e due “pick swaps”. A un prezzo tutt’altro che proibitivo, quindi, i già primissimi Cavs si sono assicurati un giocatore che, se fisicamente affidabile (ed è probabilmente questo uno dei motivi per cui gli Hawks l’hanno scaricato), può far sognare ancor di più i tifosi. L’anno scorso i due pezzi sacrificati da Cleveland non avevano affatto brillato in post-season: ora Hunter, che ha 3 anni in meno di Levert e vanta comunque 16 gare di Playoffs in carriera, potrà portare qualcosa in più a coach Kenny Atkinson.
Gli ultimi bagliori di Shams & Co.
Ad inserire anche questa trade deadline “in the books” è arrivato il terzo (sì, avete letto bene) scambio in pochi mesi per Dennis Schroder, che proprio pochi giorni fa aveva definito la deadline “schiavismo moderno”. E si è dato ragione da solo, visto che in 24 ore è passato da Golden State a Utah e da qui, infine, ai Detroit Pistons.
Atlanta, poi, ha completato un ultimo scambio, mandando Bogdan Bogdanovic ai Los Angeles Clippers per Terance Mann, Bones Hyland e tre future scelte al secondo giro del draft. Bogdanovic sta vivendo una pessima stagione al tiro (30.1% da 3), ma i Clips, che ora si trovano anche sotto la luxury tax line, avevano bisogno di un po’ di freschezza.
Infine, a chiudere i giochi, un’ultima trade che ha visto coinvolte 3 squadre e che ha mosso ancora una volta il roster di Washington. Ecco tutti i dettagli:
Memphis riceve: tre scelte al secondo giro, due da Washington e una da Sacramento (2028), Johnny Davis, Marvin Bagley III
Sacramento riceve: Jake LaRavia
Washington riceve: Marcus Smart, una scelta al primo giro 2025 (Memphis), Alex Len e Colby Jones.
La trade deadline si è conclusa, ma i roster potrebbero ancora cambiare: attenzione, infatti, agli ultimi colpi che possono verificarsi tramite buyout, a cui lasciamo spazio QUI. Deadline out.