
Dopo la sconfitta contro i Memphis Grizzlies, a Joel Embiid è stato ovviamente chiesto dell’ultimo incontro di squadra, nel corso del quale Tyrese Maxey lo ha accusato di essere sempre in ritardo e, di conseguenza, di rappresentare un cattivo esempio per i più giovani arrivati e per gli altri role player, e la risposta dell’MVP 2023 è stata piuttosto esplicita:
“Chiunque l’abbia fatto trapelare è un vero pezzo di merda”.
“Abbiamo parlato di molte cose [durante la riunione]. Non voglio entrare nei dettagli, ma l’intera faccenda [con Maxey] è durata probabilmente 30 secondi. Ma d’altronde si tratta di Joel Embiid, quindi dobbiamo fare in modo che tutto sia gonfiato a dismisura.”
“È uguale. Accetto tutto. Sono la causa di tutto, quindi mi prendo la colpa di tutto”
In poche parole, non sembra aver preso troppo bene non tanto il fatto che se ne parli, ma che sia trapelato. Anzi, una figura anonima vicina a Embiid e in contatto con Marc Stein, uno dei più autorevoli insider NBA, ha rivelato che non solo Embiid sarà furioso, ma che quasi sicuramente intende andare attivamente in cerca della possibile “spia”. A tornare sulla questione fuori da un contesto ufficiale è stato Paul George, nel corso dell’ultimo episodio del suo Podcast P, dove ha spiegato il proprio stupore per l’accuratezza con la quale siano trapelate le informazioni dell’incontro e anche che non ci fosse nessuno di sospettabile, solo persone interne alla squadra:
“Non so come diavolo abbia fatto Shams a ottenere quella storia o come sia trapelata, soprattutto perché è quasi parola per parola, o comunque una citazione. Questa è stata la parte più assurda.”
“Le persone che erano in quella stanza sono le persone che dovevano essere in quella stanza. Sono le persone che vengono là fuori e con cui siamo in trincea ogni sera. Ecco chi c’era in quella stanza.”
George ha anche chiarito che meeting come quello sono ordinariamente svolti quando le cose vanno male, servono a fare critiche costruttive o addirittura a riavvicinare la squadra, un qualcosa che chiunque abbia giocato anche a livelli infimi può comprendere. Pertanto, non è un problema in sé e per sé quello che Maxey ha detto a Embiid, ma la facilità con cui Shams Charania ha avuto accesso a quelle informazioni, riportandole così rapidamente e con quella dovizia di particolari:
“L’intera riunione, insomma, è normale nell’NBA. Le squadre lo fanno. Ho fatto parte di diverse squadre in cui, a un certo punto, c’è stata una riunione e un check-in quando le cose non andavano bene o se sapevamo di poter giocare meglio, cercando di ottenere il meglio l’uno dall’altro. È normale. Succede.”
“È stato salutare. È stata una conversazione positiva, una conversazione sana. Tutti vogliamo solo il meglio. Siamo a un punto in cui siamo una squadra che ci tiene. Una squadra che naturalmente si preoccupa di ciò che accade, ci saranno momenti in cui ci siederemo e discuteremo di ‘come possiamo tornare in pista?’ o iniziare a vincere creando una cultura.”
La fuoriuscita di informazioni da un contesto così intimo è molto grave, ma rappresenta solo uno dei tanti problemi al momento in casa 76ers, fra cui c’è da considerare se Embiid abbia recepito il messaggio di Maxey o se al momento sia più preoccupato di trovare la fonte di ESPN, e soprattutto l’ennesimo infortunio al ginocchio di Paul George.