
Ora che Anthony Davis e Jaden Hardy sono stati assegnati alla G League, sembrerebbe che il pericolo per i Dallas Mavericks sia finalmente passato. Quale pericolo? Quello di dare forfeit a una o più gare a causa dei troppi infortuni che di recente hanno colpito la squadra, non riuscendo a rispettare il requisito minimo di otto attivi. Di seguito una lista dei giocatori attualmente ai box:
- Anthony Davis: assegnato alla G League per recuperare dall’infortunio
- Dante Exum: fuori per quattro settimane
- Daniel Gafford: da rivalutare nelle prossime settimane
- Jaden Hardy: assegnato alla G League per recuperare dall’infortunio
- Kyrie Irving: fuori per il resto della stagione
- Kai Jones (two-way)
- Dereck Livley II: rivalutato e passato ai workout individuali
- Olivier-Maxence Prosper: fuori per il resto della stagione
Caleb Martin e PJ Washington hanno recuperato di recente, ma sono da considerare ancora “day-to-day”, cioè da valutare giorno per giorno, o comunque con restrizioni. Questo significa che i giocatori disponibili per certo – quindi escludendo i due appena citati – al momento sono solo sette, tra i quali vanno però contati Kessler Edwards e Brandon Williams, sotto contratto two-way: questi giocatori dividono la propria attività fra G League e NBA, dove possono giocare un numero massimo di partite in base al momento della firma; ora come ora, Edwards può accumulare solo altre due presenza, Williams invece cinque; l’altro two-way, attualmente fuori dai giochi, è Kai Jones, con undici presenze rimaste. A questo punto della stagione, questi contratti non possono essere rimpiazzati, e i Mavericks sono inoltre a soli $51mila sotto la soglia del primo apron, un limite salariale che non possono superare (“hard cap”) fino al 10 aprile – quando uno stipendio al minimo fino a fine stagione rientrerà nei 50.000 sotto l’apron. Non possono firmare nessuno nemmeno con hardship exception – eccezione che consente di avere a disposizione 10-day contract in caso di infortuni numerosi e allo stesso tempo prolungati – a causa di questa situazione salariale estremamente stringente. In poche parole, se al 25 marzo, data della gara contro Brooklyn, si presentassero ipoteticamente senza anche solo uno fra Martin e Washington, non avrebbero il numero minimo richiesto di otto giocatori all’attivo, essendo il two-way di Edwards scaduto. Ancora peggio, se si guarda alla gara del 30 marzo contro i Bulls, quando anche il two-way di Williams sarà scaduto.
Come fatto notare da Bobby Marks di ESPN, questa sarebbe una soluzione inedita, e i Mavericks per bypassarla potrebbero anche decidere di schierare uno dei giocatori infortunati, listandolo come “attivo”. Il solo problema è che ormai tutti sanno quali siano le condizioni fisiche degli assenti, perciò provare a falsificare l’injury report sarebbe non solo inutile, ma anche indubbiamente sanzionato. Quello che potrebbe succedere, se le cose dovessero mettersi male, è la concessione da parte della Lega a disputare una gara schierando meno di otto giocatori, ma non è così scontato – perché, appunto, sarebbe un caso inedito. Certo è che squadre come Suns e Trail Blazers, al momento all’inseguimento del decimo posto occupato dai Mavericks, non accetterebbero assolutamente alcuno strappo alla regola come concessioni straordinarie di contratti che permettano di eccedere l’apron, dal momento che sarebbe ingiusto per le altre 29 squadre – Phoenix soprattutto, che è tiratissima dal punto di vista salariale e che ha un monte stipendi che rende necessario quantomeno provare a partecipare ai Playoffs, non esiterebbe un attimo a presentare ricorso. La sola speranza per i Mavericks è che tornino disponibili prima del 25 marzo Anthony Davis e Jaden Hardy, o almeno uno dei due, e poi entro il 30 marzo che si proceda all’eventuale reintegro di Lively e Gafford, o almeno uno dei due.
Certo è che Dallas, dalla trade di Luka Doncic, sembri avere una maledizione sulla propria testa, la quale rende necessario anche che vengano evitati ulteriori infortuni, che renderebbero praticamente certo l’eccessivo numero di assenti e l’impossibilità di rispettare i requisiti minimi imposti dalla NBA per disputare una gara. Se proprio non possono giocare per vincere, sarebbe quantomeno indispensabile… giocare e basta.