FOTO: Silver Screen and Roll

Come ogni anno, ci si aspettano grandi cose dai Los Angeles Lakers alla trade deadline. Come ogni anno, le pedine di scambio limitate portano a sbattere contro la realtà. Escludendo LeBron James e Anthony Davis da ogni discorso per ovvi motivi, sono considerati “incedibili” anche Rui Hachimura, definito “il più consistente in base al ruolo richiesto” da coach JJ Redick, e Austin Reaves, che i giallo-viola sono “molto riluttanti” a includere in qualunque trattativa stando a Jovan Buha di The Athletic. La lista di giocatori con valore di mercato positivo finisce qui. Il resto sono solo contratti corposi che possono essere utilizzati in fanta-trade per pensare di arrivare a qualche ipotetica borderline star che però non si paleserà mai. Approcciandosi alla trade deadline, infatti, i Lakers potranno ambire quasi solo a mosse marginali, trovandosi abbondantemente oltre la soglia del primo apron e appena $30mila dollari al di sotto del secondo, limiti inseriti dal nuovo CBA che comportano svariate limitazioni nelle trattative. Quello che potranno provare a fare i giallo-viola sarà cercare contropartite composte da più giocatori a stipendio ridotto per rendere più profondo il roster, scambiando pedine come D’Angelo Russell e Gabe Vincent, titolari di stipendi oltre da $10+ milioni. Nel caso del secondo, si parla di un nome davvero poco appetibile, che guadagnerà $11 milioni quest’anno e $11.5 milioni il prossimo, cifre pari a circa il 7.5% del cap assolutamente non degne di un giocatore da margini della rotazione in una contender – che non siano i Miami Heat, come è stato al tempo per Kendrick Nunn e come sarà per chiunque altro. Quanto a DLo, invece, è forse un adesso o mai più, dato che il suo contratto da $18.7 milioni è in scadenza a fine 2025. Le condizioni per uno scambio del giocatore sono state approfondite da Bobby Marks, esperto di salary cap NBA:

Il contratto in scadenza di Russell potrebbe essere utilizzato per acquisire più giocatori, ma poiché i Lakers hanno superato l’apron, non sono autorizzati a ottenere indietro cifre più grandi di quelle dovute a Russell. Il salario post-transazione dei Lakers non può superare il secondo apron se combinano Russell con un altro giocatore in uno scambio. Poiché Russell ha firmato un contratto di due anni con i Lakers, non sarà eleggibile per la firma di un’estensione in caso di scambio.

– Fonte: ESPN

Sempre stando a ESPN, il desiderio dei gialloviola sarebbe quello di aggiungere un lungo e una point guard, ma la moria di asset rappresenta un bel problema – le first-round pick scambiabili sono solo due, la 2029 e la 2031. Per fare un esempio di trade che funzionerebbe utilizzando un obiettivo palesato dai Lakers, Jonas Valanciunas, lo stipendio di Vincent basterebbe al salary matching, ma probabilmente richiederebbe l’impiego di una di quelle pick – non raccomandabile per il quasi 33enne lituano, quindi da escludere. Un altro modo sarebbe spedire D’Angelo Russell e un filler come Jalen Hood-Schifino a DC per rinforzare i tabelloni sia con Valanciunas che con Richaun Holmes, oggetto misterioso che dopo l’exploit del 2022 non ha mai ritrovato il campo con continuità e titolare di un contratto da $12.6 milioni quest’anno, ma quasi del tutto non garantito il prossimo – mossa, quindi, che permetterebbe di aggiungere un lungo borderline titolare (Valanciunas) e di liberare oltre $12 milioni di spazio in estate. Non sarebbe un grande upgrade in termini di campo, visto che Holmes non ha praticamente mai giocato in stagione, ma aiuterebbe a creare un minimo di flessibilità senza rischiare di perdere DLo a 0 in estate. Un’altra soluzione più congeniale fin da subito potrebbe essere armarsi di second-round picks (sperando che basti) e provare ad arrivare a qualcuno dei nomi in uscita dai Brooklyn Nets come Cameron Johnson o Dorian Finney-Smith, ma qui si va su qualcosa di un pochino più costoso. Gli obiettivi realistici sono questi e davvero poco più di qui e la trade deadline per i Lakers, che devono pensare se si tratterebbe di chiari upgrade rispetto a D’Angelo Russell, regredito a livello individuale fino ai minimi in carriera di 26.6 minuti e 12.4 punti (con un’orrida true shooting da 53.5%), ma con il miglior on/off di squadra – differenza fra quando è in campo e fuori su 100 possessi – a 15.4, 98esimo percentile NBA. Un dato mascherato dall’eye test, che lo vede al contrario spesso passeggiare nella metà campo difensiva e prendersi tiri discutibili in quella offensiva, uno stile di gioco che lo accompagna ormai sin dall’inizio della carriera e che risulta difficilmente correggibile – e soprattutto poco funzionale in ottica Playoffs, quando l’obiettivo è ridurre al minimo gli errori.


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