Alla ricerca del rinforzo giusto, qualitativo o numerico che sia. Chi riuscirà a fare il colpaccio?

 


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 FOTO: Fadeaway World

 

 

Il mercato NBA non è ancora finito. Fino al primo marzo, infatti, le franchigie potranno acquisire giocatori liberi o che abbiano negoziato un buyout.

 

Fermo restando che se una contender aspetta con ansia un qualcosa del genere, evidentemente, le cose non stanno andando per il verso giusto, quest’anno le esigenze delle migliori squadre della Lega non sembrano coincidere con quello che offre il mercato (anche se va detto che a volte si prende un giocatore pur di non lasciarlo alla concorrenza).

 

I nomi sono tanti e diversificati per storia e vicissitudini personali. Noi qui li divideremo per ruolo, e cercheremo di capire chi ha la possibilità di trovare un contratto, o addirittura di spostare gli equilibri. 

 

 

Guardie

 

Il reparto dove c’è più scelta.

 

I Los Angeles Lakers, lo sanno ormai tutti, stanno cercando un creatore di gioco che possa un minimo far girare la squadra quando King James è in panchina. Sfumato Collison, che ha deciso di non tornare ora a giocare, il nome più interessante potrebbe essere quello di Reggie Jackson, se i Detroit Pistons dovessero liberarlo. L’ex Boston College ha passato da tempo il suo prime e viene da qualche infortunio di troppo in questa stagione, però il suo talento è innegabile tanto quanto anarchico. Può essere un realizzatore efficace sia off the ball (quasi il 37% da tre lo scorso anno), ma soprattutto un discreto ball handler nei pick&roll.

 

Anche i Los Angeles Clippers hanno messo gli occhi su di lui, per erigersi definitivamente come favorita al titolo. Un altro derby di mercato all’orizzonte?

 

 

Isaiah Thomas può creare gioco. Finito ai Clippers nella trade-Morris, è stato tagliato. Con lui in campo, comunque, gli Washington Wizards avevano numeri offensivi clamorosi. Tuttavia, l’infortunio all’anca ha reso l’ex Boston meno deflagrante, tanto quanto basta per sconsigliare la sua acquisizione, visto i limiti difensivi evidenti dovuti alla sua statura minuta.

 

Altro piccolino “tutto pepe” è Trey Burke, liberato dai Sixers. In pochi minuti, il playmaker da Michigan può entrare subito in ritmo e dare un buon contributo offensivo. A Philadelphia non è andato così male, con quasi 6 punti a partita in poco più di 13 minuti di utilizzo. I suoi 183 cm, però, non lo rendono sostenibile per tanti minuti in campo nei Playoffs.

 

Tyler Johnson può invece rappresentare un usato sicuro. Ha sparato a salve fino ad ora (28% da oltre l’arco e 38% dal campo), ma a 27 anni ha ancora voglia e atletismo per tenere il campo. Potrebbe essere un’assicurazione come backup in caso di qualche infortunio da qui fino alle Finals.

 

Staccati nel gradimento, troviamo tanti altri nomi. Dion Waiters e JR Smith, colti in fallo in condotte non esemplari tante volte in carriera, appartengono alla scuderia di Rich Paul e sono quindi collegabili a LeBron James; così come Matthew Dellavedova, altro ex Cavalier, non proprio un creatore di gioco dal palleggio ma un fedele scudiero che lotta su ogni pallone senza poter essere battezzato sul perimetro. Anche Iman Shumpert, tagliato a dicembre dai Brooklyn Nets, è un veterano ancora non avanti con l’età: potrebbe essere una risorsa nelle “retrovie” delle rotazioni.

 

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FOTO: NBA.com

 

Wayne Ellington è l’unico tiratore puro di questo gruppo, ma le contender sembrano aver già trovato altre soluzioni nel suo ruolo. Senza speranze, o quasi, Tim Frazier e Allen Crabbe, così come i “cinesi” Stevenson, Lin e Bayless.

 

Piuttosto vecchio ma mai dimenticato nei nostri cuori, infine, Jamal Crawford, a cui nessuno ha dato una possibilità a inizio anno e difficilmente lo farà ora, senza averlo visto giocare.

 

 

Ali

 

Gli Houston Rockets hanno ormai deciso di giocare senza centri di ruolo. Per continuare questo “fanatismo” in maniera concreta, si potrebbe pescare Mo Harkless, finito nei dissestati Knicks. Appena sopra i due metri, è un buon difensore che può marcare le ali forti avversarie. I texani potrebbero sopperire alla statura con la quantità, che garantirebbe sempre freschezza sul terreno per puntare su raddoppi e rotazioni continue contro i giocatori in post basso. Il suo arrivo avrebbe senso.

 

Un altro profilo di questo tipo è Jeff Green. Il super veterano però è stato tagliato dagli Utah Jazz, squadra che generalmente fa stare a suo agio i suoi giocatori, in un ambiente e in un sistema ben delineati. Se ha fallito lì, è probabile che nessun team NBA gli dia un’altra chance, anche se lui ha tenuto numeri paragonabili alla sua ultima esperienza a Washington. Potrebbe essere un “piano B” anche per i Rockets. 

 

Alcuni insider NBA, poi, hanno accostato Evan Turner ai Boston Celtics. Questo perché fu protagonista di due buone annate tra il 2014 e il 2016 con coach Brad Stevens. Tuttavia, i biancoverdi hanno già tanti giocatori “all around” di questo tipo, e sono più alla ricerca di un lungo. Turner forse verrà selezionato da una squadra giovane, dove possa fungere da totem. Per i Miami Heat, come backup di Jimmy Butler, potrebbe essere una buona idea. 

 

 

Centri

 

Il nome che, se svincolato a breve, sembrava quello giusto per cambiare qualche equilibrio nella corsa all’anello: Tristan Thompson.

 

Con l’arrivo di Andre Drummond, gli spazi per l’ex campione NBA sembrano minimi. Per ora lui non ha ipotizzato un buyout e secondo ESPN “Double T” finirà la sua stagione nell’Ohio, prima di diventare free agent a luglio. Sapere che Danny Ainge e Brad Stevens lo accoglierebbero a braccia aperte a Boston, con tanto di endorsement di Paul Pierce, potrebbe fargli cambiare idea? Con lui in Massachusetts avrebbero finalmente un upgrade difensivo e di statura, con grande esperienza ad alti livelli. Un giocatore in grado di infilarsi nelle pieghe della partita e un collante per qualsiasi sistema offensivo. Pista che potrebbe scaldarsi nei prossimi giorni, qualora Thompson e i Cavs dovessero riconsiderare la possibilità di separarsi in anticipo rispetto alla scadenza naturale del contratto.

 

 

In alternativa, Ainge potrebbe ripiegare su Bismack Biyombo o Taj Gibson, entrambi giocatori rispettabili per grinta, impegno e dedizione, ma non certo del pedigree di TT.

 

Altro atleta finito proprio nella trade-Drummond è John Henson. Stoppatore d’élite e rim protector, grazie alla sua wingspan di 229 cm, qualche infortunio lo ha fatto uscire dai radar NBA. Difficile, ad oggi, capire cosa vorranno fare con lui i Pistons. 

 

 

Chi si è già mosso

 

Il colpaccio potrebbero averlo già fatto i Milwaukee Bucks, che si sono assicurati Marvin Williams. I Cervi aggiungono con lui un discreto tiratore, con esperienza e capacità di poter difendere su più posizioni. Considerando che nessuno gli chiederà di giocare 30 minuti a partita, anzi, si tratta davvero di un bel colpo.

 

I Dallas Mavericks si sono invece aggiudicati l’altro Hornet, Michael Kidd-Gilchrist. Operazione che però mi lascia piuttosto scettico: l’ex Kentucky è un difensore straordinario, ma un tiratore pessimo che mal si adatta all’attacco dei texani, fatto di spaziature e tiro da tre con la regia di Luka Doncic. Come detto precedentemente, però, il mercato non sempre ha disponibile il profilo adatto alle proprie necessità.

 

Ma, quando i prezzi si fanno così bassi, spesso conviene tentare comunque. Vediamo chi riuscirà a pescare il jolly in vista della prossima post-season.