
Questo contenuto è tratto da un articolo di Dan Woike per Los Angeles Times, tradotto in italiano da Marco Barone per Around the Game.
JJ Redick stava per allenare la sua prima partita in NBA, un passo verso una nuova vita che era certo di volere per sé stesso. Non era più la stella emergente di Duke, l’ex scelta da lotteria senza direzione, il titolare affidabile in NBA, il veterano di fiducia o il famoso podcaster.
Questa era un’altra cosa.
«Sai, penso che qualunque cosa avessi immaginato nella mia vita precedente, ormai è andata», disse. «Questo è ciò che sono ora. Sono un allenatore.»
E come allenatore dei Lakers, voleva chiarire una cosa più di ogni altra. I risultati sarebbero stati secondari. Lo sviluppo sarebbe venuto prima. Un tiratore non può controllare se un tiro aperto entra o meno; può solo controllare la quantità di lavoro che ha messo per dare a quel tiro la migliore possibilità possibile di entrare.
E dopo la sua prima vittoria in NBA, Redick ha ribadito quell’idea.
Hanno accettato il fatto che questo è un processo e che al momento non lotteremo per un titolo. Abbiamo il coinvolgimento dei nostri giocatori, abbiamo il coinvolgimento del nostro staff tecnico. È tutto ciò che vogliamo al momento.
I Lakers ci hanno creduto, anche quando la stagione si è interrotta a causa di un disastro naturale storico, anche quando i protagonisti principali sono cambiati a causa di uno scambio epocale di superstar. Sono stati testimoni della storia quando il loro leader ha realizzato il sogno di giocare con suo figlio, hanno rimodellato la loro cultura con una trade e hanno tirato il freno d’emergenza per uscire da un’altra. È nata una stella cresciuta in casa; il miglior marcatore di sempre della NBA si è avvicinato di un altro passo al suo ultimo canestro.
Attraverso tutto questo — le grandi vittorie, le sconfitte schiaccianti, i drammi di alto livello e i 48 minuti di routine — i Lakers hanno seguito la guida di Redick.
Ma non hanno lottato per il titolo — non a questo stadio del processo. La loro stagione si è conclusa con la sconfitta contro i Minnesota Timberwolves al primo turno dei playoff, a 15 vittorie dal titolo che speravano di conquistare.
E, appena finirà il lutto, potrà cominciare il lavoro per costruire il ponte da una vittoria a sedici.
Per la prima volta da quando i Lakers hanno concluso la loro stagione da campioni, il processo di costruzione non sarà incentrato su LeBron James. Avranno un’estate per mettere i pezzi giusti attorno a un nuovo punto focale: Luka Doncic, il ventiseienne futuro della franchigia.
Si prevede che quella ricerca cominci dal centro, dove i Lakers cercheranno di aggiungere un lungo da affiancare a uno dei migliori passatori della NBA. I Lakers hanno già mostrato le loro intenzioni a metà stagione, quando dopo l’accordo per Doncic hanno accettato di scambiare una scelta al primo giro e Dalton Knecht a Charlotte per Mark Williams.
Ma i Lakers hanno bloccato l’accordo con Williams, secondo fonti a conoscenza della decisione ma non autorizzate a parlarne pubblicamente, indicando preoccupazioni per ginocchio e parte inferiore della gamba come motivazioni. Alcuni nell’ambiente NBA si sono semplicemente chiesti se i Lakers avessero avuto un ripensamento. Altri hanno messo in dubbio la compatibilità fin dall’inizio.
In ogni caso, ci si aspetta che i Lakers si mettano di nuovo alla caccia per migliorare quel ruolo e, ancora una volta, avranno la scelta al primo giro del 2031 e Knecht come esche per provare a ottenerne uno. Un nome come quello del centro dei Brooklyn Nets Nicolas Claxton sarà sicuramente accostato ai Lakers.
Dorian Finney-Smith, che sta per compiere 32 anni, è diventato uno dei preferiti nello spogliatoio. Ha una Player Option da 15,3 milioni di dollari e potrebbe cercare il suo ultimo contratto a lungo termine significativo.
Doncic e i Lakers probabilmente discuteranno di un’estensione, visto che sarà idoneo ad agosto. Anche Austin Reaves è idoneo per un’estensione che potrebbe valere fino a 90 milioni di dollari in quattro anni, ma si prevede che Reaves attirerà molto interesse per una cifra ben più alta quando potrà diventare Unrestricted Free Agent nel 2026.
E poi c’è James, che può uscire dall’ultimo anno del suo contratto per ristrutturare l’accordo. E, ovviamente, a questo punto della sua carriera, il ritiro si fa sempre più vicino ogni giorno, con solo James a sapere davvero dove e quando finirà quella strada.