
Il Presidente dei Miami Heat Pat Riley e Jimmy Butler non hanno sempre avuto questo rapporto conflittuale. Il giocatore ha fatto le fortune della squadra in questi ultimi anni e fra le parti c’è quasi sempre stato rispetto reciproco ma, semplicemente, si è arrivati a un punto di rottura. Dopo due serie di NBA Finals perse e qualche trattativa di troppo saltata, come quella per Damian Lillard, alla fine Butler ha deciso di fare la voce grossa, annunciando a giugno che non avrebbe rinnovato. Negli ultimi mesi, la situazione si è gonfiata, fino a esplodere con la richiesta di trade da parte del giocatore in conferenza stampa e una prima sospensione, scattata il 4 gennaio. Secondo un recente report di The Athletic, Riley avrebbe fissato un incontro con il giocatore il 7 gennaio per tentare una riconciliazione, che però è finito con l’avere l’effetto opposto. Stando a quanto si legge:
Secondo diverse fonti della lega a conoscenza dell’incontro, Riley si è messo a piangere nel tentativo di entrare in contatto con Butler a livello umano. Entrambi hanno perso il padre e la famosa durezza del Presidente si è attenuata in quel momento pensando ai sentimenti del giocatore dopo la morte del padre nella scorsa stagione. Ma la vulnerabilità di Riley non ha colpito la stella.
Il giocatore ha giudicato il comportamento di Riley come “squilibrato”, ha riportato una fonte a lui vicina. Butler ha lasciato l’incontro più convinto che mai di aver bisogno di una nuova casa. Fonti della squadra vicine a Riley affermano che quest’ultimo abbia prontamente fatto sapere che l’incontro non fosse andato bene e che fosse più motivato che mai ad accontentarlo.
[…] Dal punto di vista di Butler, Riley è apparso “squilibrato e inquietante”. In particolare, il giocatore ha raccontato ai suoi intimi che il presidente di lunga data abbia fatto riferimento al padre, recentemente scomparso, diverse volte durante l’incontro, offrendo consigli paternalistici “non richiesti e indesiderati” e che abbia persino versato delle lacrime prima di concludere il meeting, dicendo a Butler che gli volesse bene. Secondo fonti della squadra a conoscenza dei suoi pensieri, Riley ha mantenuto la calma durante l’incontro e ha lasciato che fosse Butler a guidare la discussione. Ma, quando il Presidente ha sollevato l’argomento del defunto padre di Butler, si è commosso. “Ha toccato un tasto dolente”, ha detto una fonte.
Al termine dell’incontro, fonti della lega hanno dichiarato che Butler dubitasse della capacità degli Heat di portare a termine uno scambio. Aveva anche dubbi sulla capacità della franchigia di costruire un roster vincente intorno a lui, dopo aver perso diversi obiettivi commerciali e free agent di alto profilo, tra cui Damian Lillard.
Se l’incontro fosse andato bene, secondo quanto riportato da The Athletic, Pat Riley sarebbe anche stato disposto ad annullare la sospensione. Ma così non è stato e, dopo un altro meeting, in questo caso con l’owner Micky Arison, Butler ha reiterato il desiderio di essere ceduto, questa volta senza intermezzi emozionali. Da lì, poi, la situazione è precipitata con la seconda sospensione dopo il volo mancato che, sempre secondo il report, celerebbe alcuni retroscena:
Sebbene l’idea che i giocatori volino separatamente dai compagni sia estremamente rara nell’NBA, fonti della lega e della squadra affermano che a Butler fosse stato permesso di farlo in base alle necessità, a patto che ricevesse il permesso dal capo allenatore Erik Spoelstra. Non è chiaro quanto spesso abbia volato separatamente dalla squadra, ma questo è stato l’accordo che hanno avuto per tutta la durata della sua permanenza agli Heat. Inoltre, il giocatore non ha mai preso l’autobus della squadra per recarsi agli allenamenti o alle partite in trasferta, utilizzando invece un servizio di ride sharing pagato dalla squadra fino a questa stagione, e in alcune occasioni ha anche soggiornato separatamente dai compagni durante le trasferte.
Secondo fonti vicine a Butler, questo improvviso cambiamento di politica è stato un esempio di come Riley abbia affermato il suo dominio, dopo aver approvato un “programma di viaggio alternativo”. Secondo le fonti degli Heat, il protocollo per gli insoliti spostamenti di Butler era stato cambiato da Riley circa due mesi prima del volo perso. Il rapporto era già in crisi a quel punto, con il malessere che aumentava e Riley che a metà novembre aveva deciso che sarebbe stato lui, e non Spoelstra, a prendere la decisione finale ogni volta che Butler avesse chiesto di volare separatamente dalla squadra. Secondo fonti della squadra, questa modifica era stata comunicata al campo di Butler dal direttore generale degli Heat Andy Elisburg.
Fonti vicine a Butler riportano che sia nato per questo motivo un errore di comunicazione fra il presidente e l’allenatore, il quale avrebbe invece approvato il viaggio separato. Indipendentemente dal fatto che questo sia vero o no, la rottura definitiva è arrivata quando Butler se ne è andato da un allenamento una volta saputo che Haywood Highsmith lo avrebbe sostituito nel quintetto titolare, una decisione accolta così:
Inizialmente Butler ha pensato che Spoelstra stesse scherzando, come hanno riferito fonti vicine al giocatore. Il capo allenatore non lo ha avvisato del cambiamento prima di comunicarlo alla squadra, come è prassi comune per una mossa così importante. La stella ha lasciato il campo senza tirare i tiri liberi, come è consuetudine per i giocatori degli Heat dopo lo shootaround, e si è sentito come se la decisione di non farlo partire fosse stata “pensata per provocarlo”.
Tempo qualche giorno, e Jimmy Butler è diventato un giocatore dei Golden State Warriors.