
Secondo le ultime notizie in arrivo da The Athletic, i Denver Nuggets avrebbero intenzione di muoversi entro la trade deadline, nel tentativo di valorizzare la finestra competitiva spalancata dalla sola presenza di Nikola Jokic. Dopo aver perso prima Bruce Brown e poi Kentavious Caldwell-Pope nel giro di 2 sessioni estive di mercato dopo il titolo del 2023, la squadra risulta indebolita, nonostante un record ancora positivo di 14-10, con il 5° miglior attacco NBA, valido per il 5° posto nella Western Conference. A preoccupare non è ovviamente la regular season, dove l’impatto di un cheat code come Jokic è ancora più evidente, affrontando difese più distratte, meno preparate al dettaglio o semplicemente più “scarse” di quelle che solitamente arrivano i Playoffs. Qui servirà più potere di fuoco e soprattutto shot making, aspetto essenziale per un nucleo costruito attorno a uno dei migliori creator per gli altri della Lega, se non il migliore. La regressione di Jamal Murray, che sta toccando la produzione più bassa in carriera dal 2019 (18.4 punti) con la 2° peggior true shooting% (53.1) del suo tenore a Denver, sopra solo all’anno da rookie, contribuisce a generare queste preoccupazioni. Stando così le cose, questo è quanto riportato da Tony Jones e Sam Amick su The Athletic, mentre di seguito anche un’aggiunta da parte di Ian Begley di SNY, tutte voci piuttosto autorevoli e affidabili:
Con l’apertura della finestra di mercato NBA lo scorso fine settimana e con la trade deadline a meno di due mesi di distanza, i Nuggets stanno sondando la lega alla ricerca di un giocatore che possa offrire un aiuto significativo dal punto di vista offensivo, secondo quanto riferito da fonti della lega a The Athletic. Di conseguenza, i Nuggets hanno espresso interesse o hanno avuto discussioni preliminari di scambio per i seguenti giocatori: Zach Lavine di Chicago, Jordan Poole e Jonas Valančiūnas di Washington, Jordan Clarkson di Utah, De’Andre Hunter di Atlanta, Cam Johnson di Brooklyn. Fonti della Lega affermano che l’attenzione per LaVine nelle ultime discussioni è significativa, con i Nuggets interessati al 29enne. Non è la prima volta che i Nuggets manifestano il desiderio di migliorare la propria rosa con un realizzatore del genere. Come riportato da The Athletic a fine giugno, Denver ha discusso la prospettiva di aggiungere Paul George in uno scambio che avrebbe probabilmente incluso Michael Porter Jr. e Zeke Nnaji in direzione LA Clippers (e George sarebbe arrivato ai Nuggets tramite un accordo di extend-and-trade). L’affare non è andato in porto, ma è stato un segnale forte come un altro che Denver aveva individuato questa necessità già da tempo. Secondo le fonti, un’eventuale grande trattativa coinvolgerebbe probabilmente Porter. Secondo le stesse fonti, anche Nnaji è disponibile. Un eventuale accordo significativo da parte dei Nuggets potrebbe comportare anche l’inclusione di pick swap come facilitatore. Secondo le fonti, i Nuggets attribuiscono un elevato valore a Porter e al suo contributo alle spaziature offensive. […] Prima di tutto, i Nuggets cercano aiuto sotto forma di qualcuno che sia in grado di creare attacco con la palla in mano. Molti dei problemi di Denver derivano dal fatto che Jokić e Jamal Murray sono gli unici giocatori a roster in grado di crearsi dei tiri. Secondo le fonti, i Nuggets vorrebbero aggiungere un altro giocatore in grado di farlo ad alto livello.
Sul report di The Athletic sulla ricerca di uno scorer da parte dei Nuggets, ho sentito dire che Brandon Ingram è un altro giocatore facente parte del gruppo nel loro radar. Per quanto possa interessare: il percorso più diretto per Denver per effettuare uno scambio per un grande realizzatore con uno stipendio significativo sarebbe quello di includere Michael Porter Jr. nell’affare.
Insomma, se c’è una cosa che si è capita, è che Michael Porter Jr. si troverebbe a essere incluso in qualunque scambio, sfruttando i suoi $35.9 milioni di stipendio equivalenti al 25.5% del cap in questa stagione per arrivare a stipendi più corposi. Una cosa importante da notare riguarda l’apron, una soglia di spesa massima per ogni squadra che con il nuovo Contratto Collettivo è bipartita in primo ($178.1M) e secondo ($188.9M) apron. Usando parole difficili, i Nuggets con gli stipendi sono oltre il primo apron e “hard capped” al secondo apron: spiegando, spendono in stipendi più di $178.1 milioni, per l’esattezza $183.8 milioni, e non possono eccedere $188.9 milioni dopo una qualunque transazione. Quanto alle limitazioni, non possono ricevere indietro maggior denaro in stipendi di quanto ne spediscano altrove, ma possono aggregare più contratti per effettuare uno scambio. Per esempio, per arrivare a LaVine, titolare di uno stipendio da $43 milioni, unire Porter Jr. e Zeke Nnaji sarebbe sufficiente a completare lo scambio. Allo stesso modo, per Brandon Ingram basterebbe un semplice filler per fare in modo di superare i suoi $36 milioni di stipendio. Nel caso degli altri nomi menzionati, difficilmente verrebbe impiegato MPJ, se non per esempio per arrivare a un pacchetto composto di Poole E Valanciunas, scambio che quadrerebbe con l’aggiunta di Nnaji – ma che non sembra un enorme upgrade. Jordan Clarkson, per stessa ammissione di The Athletic, non richiederebbe l’inclusione di Porter Jr., e lo stesso dovrebbe valere per De’Andre Hunter e Cam Johnson (a meno di pacchetti combinati in stile Washington), sebbene gli asset salariali dei Nuggets siano molto limitati: per il giocatore dei Jazz, ad esempio, un pacchetto con Nnaji e Saric non quadra di appena $35mila, perciò richiederebbe l’inclusione di altri filler per far quadrare i conti. Quanto alla situazione di mercato dei giocatori menzionati:
Zach LaVine
Secondo quanto riportato, la star e i suoi agenti hanno pianificato un meeting a dicembre con i Bulls per discutere l’approccio che la franchigia intende tenere in ottica trade deadline. Secondo le fonti di Marc Stein, il mercato per LaVine è però molto limitato al momento: i Golden State Warriors, che hanno fatto un’offerta in estate comprensiva di Andrew Wiggins, non sono più interessati; i Sacramento Kings, che già ci hanno provato alla passata deadline, sono al completo dopo l’aggiunta proprio dell’ex Bulls DeMar DeRozan; nemmeno i Detroit Pistons, che stanno facendo meglio rispetto alle passate stagioni, sono un’opzione. Quando si è reduci da una stagione da sole 25 partite, uno stipendio annuale da oltre $43 milioni è complesso da muovere anche al netto delle buone prestazioni. Per i Denver Nuggets, investire su LaVine significherebbe accollarsi un quinquennale da $215 milioni firmato a fine 2022, valido per questa stagione, la prossima e con un’opzione a disposizione del giocatore in quella dopo, nonostante tutti i problemi fisici del caso. Il fit sarebbe intrigante, trattandosi di uno scorer da più di 20 punti di media – a stare stretti, pensando al sistema Jokic – che già così è stato capace di tenere una true shooting oltre il 60% (abbondantemente oltre) nelle ultime 5 stagioni. Pensandolo giocare gli handoff con il lungo servo o uscire dai blocchi certosini creatigli ad hoc da coach Malone sarebbe gioia per gli occhi e per la mente, ma forse è un rischio troppo grande da correre, tenendo a mente che anche Jamal Murray non si sia rivelato il più integro dei giocatori NBA dal punto di vista fisico. Lo stesso Porter ha avuto molti problemi, ma è reduce dalla stagione del titolo dove ha giocato interamente ai Playoffs e da un’annata con 81 presenze stagionali – e deve ancora perdere una partita nel 2024/25. La dimensione combinata con e senza palla di LaVine è sufficiente per compensare i problemi di integrità fisica e il contrattone?
Brandon Ingram
Il cambio di agente avvenuto di recente, passando all’arcinoto Klutch Sports Group, fa pensare a un grosso cambiamento in arrivo. Considerando il brutto infortunio che potrebbe tenerlo fermo a lungo e le prestazioni di squadra, non sembra esserci margine per un rinnovo a cifre spropositate, ricordando che lo stipendio da $36 milioni del giocatore è in scadenza. Di conseguenza, la via della trade parrebbe la più plausibile e, secondo quanto riportato da Shams Charania su ESPN, i Pelicans ci avrebbero provato già alla fine della passata stagione, cercando di spedire Ingram a Minneapolis per acquisire Karl-Antony Towns – una mossa lampo, tentata prima che scattasse il primo anno del nuovo contratto di KAT. A New Orleans, come da tempo, ci si continua dunque a muovere su questo fronte:
“I Pelicans e Ingram hanno trattato sul prolungamento del contratto, oltre a sondare la lega per uno scambio. Secondo le fonti, la precedente rappresentanza di Ingram aveva chiesto un prolungamento del contratto di 50 milioni di dollari a stagione, una cifra vicina al suo massimo. Non c’è stato alcun accordo. I Pelicans, che hanno già superato la soglia della luxury tax in questa stagione, dovranno far fronte a un aumento delle penali legate al salary cap per gli anni a venire. L’executive vice president of basketball operations David Griffin ha adottato un approccio sostenibile alla costruzione del roster senza andare incontro alla tassa – New Orleans non è mai stata una squadra da luxury – ma firmare un’estensione costosa per Ingram spingerebbe i Pelicans non solo molto oltre la tassa, ma anche verso l’apron, limitando ulteriormente le possibilità di aggiunte a roster. L’acquisto in stagione di Dejounte Murray e il recente prolungamento di Trey Murphy III hanno spinto il monte salari dei Pelicans nella prossima stagione a 157 milioni di dollari, 31 milioni al di sotto della luxury tax. […] Ora, la nuova agenzia di Ingram sarà in costante dialogo con Griffin sul futuro del 27enne. A causa della loro situazione finanziaria, è improbabile che i Pelicans riescano a raggiungere l’attuale stipendio annuale di Ingram con un’estensione, rendendo la via dello scambio molto più probabile di un accordo a lungo termine, secondo quanto affermano fonti interne alla lega. New Orleans, tuttavia, apprezza molto Ingram e si prevede che terrà aperta la porta dell’estensione, sempre secondo le stesse fonti.”
Con un rendimento di squadra simile e poche garanzie dal punto di vista fisico, a cui si sommano anche i problemi di fit con Zion Williamson (un’analisi QUI), la prima pedina da scambiare per risparmiare qualcosa sembra proprio Ingram, nonostante l’indiscutibile talento. Il solo problema? L’infortunio alla caviglia che lo terrà fuori a tempo indeterminato.
Washington Wizards
Poco da dire su Jordan Poole, menzionato anche poco in ottica deadline, se non che si tratta della solita combo guard il cui ruolo ideale in una contender è da microwave scorer in uscita dalla panchina. Quanto a Valanciunas, non solo è un solido potenziale lungo backup, ma anche il titolare di uno dei contratti migliori in NBA in relazione al rendimento che può offrire: $9.9 milioni quest’anno, appena il 7% del cap, e poi a scendere nelle prossime 2 stagioni prima a 6.72% e poi a 5.88%. Cifre da MLE o giù di lì, più che legittime per un giocatore da circa 12 punti e 8 rimbalzi in meno di 20 minuti di impiego a partita, tirando con buone percentuali (56.3 eFG%). Un quasi 33enne in una squadra in pieno rebuilding, con un buon contratto e un discreto rendimento: identikit da trade deadline.
Cam Johnson e De’Andre Hunter
Stagione da career-high a 18.6 punti di media e un contratto da $23.6M quest’anno, 16.8% del cap, ma poi a scendere nei 2 anni successivi al 13.9% – che, stando a HoopsHype, potrebbe valere addirittura una first-round pick, sebbene la volontà del giocatore sembrerebbe quella di restare a Brooklyn. Il 43.3% su 7.5 triple tentate a partita lo rende intrigante, ma appunto non abbastanza da includere MPJ, a meno che non si parli di inserire anche il Dorian Finney-Smith di turno, cedendo qualche Draft asset in più.
Discorso quasi identico per Hunter: il giocatore degli Hawks è titolare di uno stipendio da $21.7 milioni, 15.4% del cap, in questa stagione, che nei prossimi 2 anni andrà a coprire rispettivamente il 15.1% e il 14.6%, dunque piuttosto team friendly. Come Johnson, anche lui sta vivendo la stagione della vita, girando a 19.3 punti di media in uscita dalla panchina per Atlanta, convertendo con il 44.9% le 6.1 triple tentate a partita. Si tratta di un difensore inoltre versatile, capace di mettere palla a terra e che ha fatto intravedere flash interessanti in termini di playmaking e letture. Non vale Porter Jr., ma anche qui si potrebbe pensare di aggiungere qualcosa da una parte e dall’altra per mettersi d’accordo – “reunion” serba tra Nikola Jokic e Bogdan Bogdanovic?
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