Ricordate le stupefacenti prestazioni dei Toronto Raptors di inizio stagione, quando ogni notte la squadra sbalordiva tutti?
Ecco, la vittoria di settimana scorsa contro i Thunder ha ripotato alla mente proprio i successi di qualche mese fa. Nonostante il roster non al completo, la resa in attacco è stata sorprendente e brillante. Certo, si sono anche viste cose negative, ma il livello si è indubbiamente alzato rispetto alle partite precedenti. Meno affidamento a Lowry (come vedremo in seguito, applicare questo metodo non sempre risulta positivo), ricerca più frequente di mismatch e grande supporto da parte di tutti, panchina inclusa.
Come detto anche in precedenza, i Raptors si sono spesso affacciati sulla G League per completare le rotazioni, con successo. Abbiamo la prova di ciò osservando soprattutto alcune statistiche poco considerate: VanVleet, ad esempio, è un ex giocatore di G League, ma è tra i primi cinque della Lega in deflections, nonostante non abbia una wingspan notevole. La mentalità del 25enne campione NBA è stata poi adottata da tutta la panchina di Toronto: lo sforzo massimo che i giocatori (non solo in panchina) tirano fuori sera dopo sera rappresenta una chiave importante del successo della squadra (che ha un record di 29 vinte e 14 perse) ed è sicuramente un sollievo per Nick Nurse.
La cosa fantastica dei Raptors è che hanno tanti giocatori talentosi a roster, ma è l’insieme che li fa trionfare. Quando Pascal Siakam sfrutta i mismatch a suo favore (come si vede più in basso, contro Chris Paul) le difese avversarie devono muoversi in massa su di lui, lasciando necessariamente liberi altri giocatori. Un concetto sicuramente semplice, che però i Raptors non sono stati in grado di imporre al loro gioco per un po’. E proprio per questo, il valore di OG Anunoby ha temporaneamente subito un crollo. Vicino a Siakam & co, però, diventa utile ed incisivo anche lui.
Questa serie di movimenti di Siakam, incluso l’assist finale, appaiono molto “Kawhiani”. Probabilmente anche i difensori di OKC la pensano così: basti notare lo spazio che si permettono di lasciare ad Anunoby. Questo gioco funziona: l’azione successiva ha visto una difesa meglio schierata, ma troppo leggera su Siakam in post up, che ha sfruttato il ritardo delle rotazioni per un facile appoggio al ferro. Un solo giocatore come lui sposta gli equilibri di azioni intere.
Verso la fine del primo quarto, poi, sono arrivate anche le prime, pregevoli triple dal palleggio, con Anunoby prima e Gasol poi, bravo a sfruttare la distanza dal suo marcatore, che lo aspettava nel pitturato:
Come è stata portata a casa la partita? 33 assist, 15/27 da tre punti (vale a dire quasi il 56%) e 13 palle rubate hanno dato un’enorme spinta all’attacco, che ha brillato anche in transizione. I Thunder sono tra le prime 10 della Lega per punti concessi a gara, ma Toronto ne ha comunque segnati 130, con ben 7 giocatori andati in doppia cifra. L’unico ad aver giocato per più di 10 minuti senza segnare almeno 10 punti è stato McCaw, che ha però contribuito con 6 punti, 5 assist e 2 palle rubate.
La ripartizione degli assist, poi, si è rivelata ancor più notevole: la presenza di 6 giocatori con almeno 3 passaggi vincenti a referto evidenzia il fatto che essi non si siano affidati unicamente ad una fonte di playmaking, e anche per questo i Thunder si sono trovati in difficoltà.
Fortunatamente, poi, Siakam non si è messo a tirare troppo da lontano (contro gli Spurs, per esempio, aveva collezionato un 2/6 da tre). Sia chiaro: lo sviluppo che sta avendo come tiratore è apprezzabile, ma farebbe meglio a concentrarsi nello sfruttare al massimo il suo atletismo e le sue abilità di finishing. Per una decina di partite è stato l’unico a portarsi sulle spalle il peso dell’attacco, ma ora il gioco offensivo è meglio ripartito.
Anche a Lowry è capitato qualcosa del genere in quest’ultimo mese, seppur con pochi esiti positivi: è il giocatore con più tiri presi a gennaio (circa 17 a partita), ma gira a 19 punti a partita, con un deludente 30% dal campo. Con questo, l’intenzione non è quella di sminuire il suo operato, bensì di far capire che, con scelte più intelligenti, tutto risulta più comodo; la grande facilità con cui ha giocato contro OKC, mettendo a suo agio sé stesso e i suoi compagni, dimostra la validità di questo ragionamento.
Il Raptors non tireranno sempre con il 55% da tre e non ruberanno sempre 13 palloni a partita, ma questa coralità è ciò che li renderà pericolosi anche in futuro, Playoffs inclusi. Non avranno superstar come James Harden, LeBron James, Damian Lillard o Luka Doncic a roster, ma dispongono di profondità, intelligenza e tanta qualità, che ha permesso loro di costruire un sistema di attacco efficace e a tratti stravagante.
Questo articolo, scritto da Samson Folk per Raptors Republic e tradotto in italiano da Alessandro Di Marzo per Around the Game, è stato pubblicato in data 21 gennaio 2020.