Sotto 2-0 e senza Draymond Green in Gara 3: a cosa devono aggrapparsi gli Warriors per riaprire la serie?

Sulla carta, considerato il blasone dei Golden State Warriors e la loro storia recente, l’accoppiamento con i Sacramento Kings sembrava favorevole sotto diversi punti di vista. Invece, dopo due partite, i campioni in carica sono finiti in una fossa, in svantaggio 2-0 e con Draymond Green squalificato in Gara 3.

E’ vero, Golden State può ora tornare al Chase Center di San Francisco, dove in stagione regolare ha fatto scintille, ma non ha più margine di errore ne gettoni da spendere. Da ora in poi, ogni sbavatura può compromettere definitivamente la serie.

Durante la Regular Season, gli Warriors hanno avuto un Net Rating pessimo (-6.0, 22esimo percentile) nei 3251 possessi giocati senza Green in campo. Insomma, l’impresa non è di quelle semplici, ma qualche arma a disposizione c’è.


Due fattori, in particolare, potrebbero dare ai Dubs molte più speranze di riaprire la serie.

1 – Transizione, rimbalzi: energia

E’ complicato parlare di aspetti strettamente tattici in una serie che, fino a questo momento, è stata decisa in altri campi. In Gara 1, Golden State ha prodotto 1.109 punti per possesso a difesa schierata contro i 0.951 di Sacramento, e la differenza si è solo accorciata in Gara 2 (0.979 a 0.969).

I Kings stanno vincendo la serie con transizione e rimbalzi offensivi, nonostante non siano una squadra più atletica o dotata di più taglia rispetto agli avversari. Nelle prime due partite, hanno ottenuto ben dodici azioni in contropiede in più degli Warriors (45 a 33), producendo molto di più in termini di punti per possesso. Gli extra-possessi conquistati di differenza sono invece undici (29 a 18). In poche parole, la squadra di coach Mike Brown ha messo sul parquet molta più energia.

La prima cosa che Steve Kerr deve cercare di correggere è proprio questa. Forse, agli Warriors è mancato un po’ di “senso di urgenza”, ma ora, con le spalle al muro, l’atteggiamento dovrà essere perfetto.

Golden State deve lavorare ai margini e fare estrema attenzione ai dettagli: sprintare in transizione difensiva e fare il giusto tagliafuori ogni possesso, e successivamente attivare le proprie abilità in contropiede, che negli anni hanno fruttato diversi titoli.

Nelle prossime due partite, vedremo quante energie mentali sono rimaste al nucleo degli Warriors.

2 – L’utilizzo di Looney, Kuminga e Payton II

Entrando più nello specifico dell’assenza di Draymond Green, il buco da colmare è molto ampio. Sia dal punto di vista tecnico che da quello emotivo.

Per provare a compensare, lo sforzo deve essere collettivo, e deve arrivare da tre prestazioni di tre role player che a questo punto diventano decisivi: Kevon Looney, Jonathan Kuminga e Gary Payton II.

Vista la carenza di lunghi a roster, Looney dovrà, allo stesso tempo, essere ancora difensiva ed evitare problemi di falli (che avrebbero effetti disastrosi per gli Warriors).

Payton II (+6.5 di On/Off finora nella serie) vedrà il proprio minutaggio aumentato, impiegato in quintetti che coach Kerr, per forza di cose, dovrà in qualche modo “abbassare”. La squadra ha tremendamente bisogno del suo atletismo e della sua difesa perimetrale su Malik Monk e DeAaron Fox per sopperire all’assenza di Green.

Kuminga, infine, si è sorprendentemente trovato fuori dai piani di Kerr nei primi due capitoli della serie. Viste le circostanze però, la sua presenza in Gara 3 diventa fondamentale, su tre livelli: tiro da fuori e dimensione da tagliante in attacco, occasionale difensore perimetrale e, soprattutto, rim protector in aiuto in difesa.

Numeri alla mano, Golden State è destinata a soffrire senza il suo numero 23. Ma con un apporto extra dai tre giocatori appena citati, una prestazione monstre di Stephen Curry e Klay Thompson e l’aiuto del pubblico, vincere Gara 3 potrebbe rivelarsi tutt’altro che impossibile.