Questo contenuto è tratto da un articolo di John Voita per Bright Side of the Sun, tradotto in italiano da Edoardo Viglione per Around the Game.



Ciò che una sera può sembrare una debolezza, in quella successiva può rappresentare paradossalmente un punto di forza. È questo il bello della Regular Season NBA. Gli alti e bassi di quest’intensa schedule di 82 partite possono portare inevitabilmente a reazioni esagerate, supposizioni maniacali e risposte sconcertanti. Così come le partite anche la stagione stessa ci ricorda che ogni squadra sta sempre lavorando su qualcosa e che quindi in ogni momento possono verificarsi difficoltà nuove.

Ovviamente questo discorso vale anche per i Phoenix Suns. Per tutta l’offseason i critici di questo roster avevano messo in dubbio la sua profondità e la presenza di qualche giocatore troppo injury prone, ma Phoenix esce 2-1 da questa prima settimana dopo aver subito affrontato entrambi i problemi. L’unica sconfitta è arrivata per 100 a 95 contro i Los Angeles Lakers in un match in cui mancavano sia Devin Booker che Bradley Beal e con i gialloviola al completo che si son dovuti affidare ad un minutaggio alto sia di LeBron James che di Anthony Davis.

Bisogna quindi considerare che Book ha giocato solamente il season opener contro Golden State, mentre Beal non ha ancora disputato nemmeno un minuto di questa Regular Season. I Suns hanno giocato queste prime tre partite di fatto con un roster nuovo e con giocatori che ad inizio della scorsa stagione non erano nemmeno in Arizona (fatta eccezione per Booker e Okogie).

Grazie alle prime tre partite, le quali sono ovviamente un campione ristretto, ci sono tre statistiche importantissime che spiegano le prestazioni dei Suns. Alcuni di questi dati sono dovuti dal fatto che i giocatori ancora si devono conoscere, mentre altri invece sono dei primi segnali del sistema di Frank Vogel. Tutte queste stats, però, cambieranno sicuramente quando i Big Three giocheranno finalmente insieme.

17.6 turnover%

La chimica in campo tra i giocatori è semplicemente fondamentale. A causa della mancanza di tempo per giocare insieme ancora manca, quindi abbiamo assistito a passaggi sbagliati, palle perse non forzate e a problemi di comunicazione.

La percentuale di palle perse dei Phoenix Suns è del 17.6%, che è sostanzialmente il rapporto dei possessi che risultano una palla persa. Attualmente è il terzo dato più alto della lega, in quanto Durant e compagni hanno commesso 54 turnovers in solamente 3 partite. Durante la scorsa stagione, invece, la percentuale di Phoenix era del 13.6% ed era la decima migliore dell’NBA.

I Suns ne hanno commessi 19 nell’opening night contro i Golden State Warriors, 20 contro i Lakers e nell’ultima gara contro gli Utah Jazz hanno controllato meglio la palla realizzandone “solamente” 11.

Come mai? Non avere né Booker e nemmeno Beal costringe Phoenix ad avere Kevin Durant e Jusuf Nurkic come principali playmaker. KD ha tanti assist quanti turnover (12) ed il centro bosniaco ha gli stessi assist dell’ex Nets, ma 5 palle perse in meno. Il rapporto assist-turnover di squadra è di 1.3, il 27esimo della lega.

Quando torneranno Booker e Beal, in teoria, gli assist aumenteranno e le palle perse diminuiranno, successivamente potrebbero esserci gli stessi problemi di chimica tra i giocatori perché si dovranno ancora conoscere meglio, ma l’attacco dei Suns sarà talmente da forte da poter sopportare queste “difficoltà” iniziali.

Defensive rating 100.7

Frank Vogel prima dell’inizio della stagione ha detto che voleva che i Suns fossero attenti anche in fase difensiva ed è esattamente quello che sono. Stanno tenendo gli avversari al 40.6% dal campo, 24.8% dall’arco e 102.7 punti. Inoltre è vero che commettono 18 turnover a partita, ma ne forzano anche 15.3.

La strategia messa in atto dai Suns per difendere è chiara e notevole. Phoenix è aggressiva sugli isolamenti degli avversari, costringe i lunghi avversari che vogliono giocare in post up a trovare un altro difensore sulla loro strada e successivamente recuperano per difendere adeguatamente sul perimetro. Tutto ciò riescono a farlo bene grazie all’atletismo che James Jones ha acquisito in offseason.

Jordan Goodwin per ora ha giocato 69 minuti ed ha il miglior defensive rating della squadra con 86.4, inoltre realizza di media 3.3 deflections a partita.

+13: KD, Yuta, Drewbanks, Nas e Great-win

Per ora il miglior quintetto dei Phoenix Suns ha giocato 30 minuti ed è quello formato da Eric Gordon, Grayson Allen, Josh Okogie, Kevin Durant e Jusuf Nurkic. La squadra che ha dato il via alla vittoria in blowout contro gli Utah Jazz ha segnato 28 tiri su 56 tentativi dal campo, realizzato 19 assist, fatto 10 triple su 27, catturato 27 rimbalzi ed effettuato 10 rubate.

Questo è importante anche per Frank Vogel in quanto quando torneranno Devin Booker e Bradley Beal potrà far giocare questo quintetto nei momenti in cui le due star riposeranno. Con entrambe le guardie infortunate l’allenatore ha dovuto inventarsi quintetti inediti. Ha giocato solamente per 12 minuti, ma la lineup formata da Durant, Watanabe, Eubanks, Little e Goodwin è stata efficace. Hai due tiratori come KD e Yuta, rimbalzi e punti in restricted area con Eubanks e guardie atletiche come Goodwin e Little.

Nel complesso questa unit ha segnato il 55% dei tiri, 11/20 e 4/9 da tre punti, generato 10 viaggi in lunetta e effettuato 4 rubate.

Questi numeri cambieranno sicuramente. La scorsa stagione, ad esempio, i Cleveland Cavaliers avevano il miglior defensive rating della lega ed era di 109.9, quindi peggiore di 9.2 punti rispetto a quanto fatto registrare dai Suns in queste prime tre gare. Stiamo quindi ammirando le prime idee di Vogel nonostante si trovi senza un ex capocannoniere dell’NBA e senza un giocatore che solamente due stagioni fa è stato tra i primi 5 nella votazione per l’MVP.

Non siamo ancora al punto della stagione in cui possiamo definire “tendenza” qualcuna di queste statistiche, ma è pur vero che non può esistere una tendenza senza che ci sia prima un punto di partenza, che può essere questo.