Le ragioni della sconfitta ai Mondiali e le Olimpiadi di Parigi: le parole di Steve Kerr sull’esperienza da coach di Team USA, in vista della sua ‘Last Dance’

Se, come sembra, alle Olimpiadi di Parigi 2024 sbarcheranno giocatori del calibro di LeBron James, Kevin Durant e Stephen Curry, la competizione rappresenterà la vera e propria “Last Dance” dell’ultima generazione per Team USA.

E a quanto pare, il concetto di ultimo ballo non si ferma ai giocatori. Secondo quanto confessato ai microfoni di Joe Vardon di The Athletic, anche Steve Kerr abbandonerà l’incarico dopo i giochi olimpici. Questa è stata la sua spiegazione:

Secondo me è giusto che sia un ciclo di due anni. Popovich ha allenato una volta ai Mondiali e una volta alle Olimpiadi, ora arriverà il mio turno di passare il testimone.

Francamente, è anche un grosso impegno. Penso fosse diverso ai tempi di coach K (Mike Krzyzewski), quando provavano davvero a stabilire una cultura e un sistema con dei ragazzi che si impegnavano per più anni. Ma per come è ora, è giusto che si faccia un ciclo e poi si vada avanti.

La volontà, ovviamente, è quella di lasciare dopo una vittoria speciale alle Olimpiadi, con una squadra piena di leggende. L’allenatore degli Warriors non vuole aspettare troppo tempo prima di conoscere il roster:

Le conversazioni arriveranno nel corso dei prossimi due mesi. Vorremmo avere il roster pronto il prima possibile. Non abbiamo una data, ma non voglio lasciare giocatori nel limbo.

E’ altamente probabile che dovremo escludere qualche giocatore che vorrebbe partecipare. Per quanto sia doloroso, ne possiamo portare solamente 12.

E nonostante questo, Kerr appare ancora amareggiato per il mancato successo nell’ultima FIBA World Cup, e ammette di avere un pensiero ricorrente sulla sconfitta contro la Germania in semifinale:

Eravamo molto profondi, avevamo abbastanza talento per vincere.

Penso sempre che se avessimo fatto bene il tagliafuori al primo possesso, senza concedere una tripla wide open a Obst dopo il rimbalzo offensivo, lui non avrebbe fatto la prestazione della sua vita. Io da giocatore ero come Obst, quando ottenevo un tiro così buono a inizio partita, poi era tutto in discesa; quando invece non riuscivo e la difesa mi stava addosso, era tutto più complicato.

Quando ripenso a quella partita, penso non fossimo abbastanza concentrati difensivamente per vincere.